Forconi, un golpe borghese piccolo piccolo
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Forconi, un golpe borghese piccolo piccolo

C'è da fidarsi quando marciano insieme evasori ed evasi, sfruttatori e sfruttati, picchiatori e picchiati? [Elisa Corridoni]

Forconi, un golpe borghese piccolo piccolo
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11 Dicembre 2013 - 11.30


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di [url”Elisa Corridoni”]http://reattivamente.wordpress.com/[/url]

Il 9 di dicembre in giro per l’Italia manifestazioni del cosiddetto “popolo dei forconi”.

Una sana rivolta di popolo o un movimento eterodiretto da forze neofasciste?

Senza avere alcuna pretesa di completezza, e tagliando un po’ con l’accetta, penso però che alcuni aspetti vadano sottolineati. E questi aspetti avranno inevitabilmente un interesse ed una rilevanza a cavallo fra il dato sociologico e quello politico. In particolar modo, bisogna provare a capire chi ha organizzato e attraverso quali mezzi, quale era la piattaforma e chi c’era in piazza. In molti territori la manifestazione è stata organizzata da forze di matrice neofascista.

Non erano “infiltrati indesiderati” ma organizzatori.

In altri casi, come emergeva dal servizio mandato in onda dalla trasmissione “Piazza Pulita” ieri sera su la7 il “servizio d’ordine ad un presidio nel veronese era a cura della L.I.F.E, che per chi non lo sapesse è il “Sindacato dei Liberi Imprenditori Federalisti Europei”, in passato salito agli onori della cronaca per aver minacciato i dipendenti di Equitalia per bocca del proprio presidente durante una trasmissione televisiva. A giudicare dal loro sito sulla mobilitazione del 9 hanno investito molto.

Accanto a costoro autotrasportatori e il movimento siciliano dei “forconi” che ha un programma politico ‘curioso’, andando dalla “valorizzazione del pubblico impiego” all’adozione di una moneta siciliana, fino ai tagli alla burocrazia e alle tasse.

L’utilizzo quasi esclusivo dei social network nella diffusione, unita ad una sorta di ambiguità sui contenuti avrebbe dovuto far riflettere i più. Un tentativo evidente di connettere persone stanche e arrabbiate (giustamente!) ma glissando sulle proposte e le richieste reali. Anche ieri sera, sempre nel medesimo servizio televisivo citato più sopra, uno dei leader della protesta urlava “il parlamento è illegittimo, tutti a casa perché non hanno fatto niente in questi anni”. Cosa peraltro vera, ma che non dice nulla sulla tipologia di risposte da dare concretamente e su quale indirizzo voler far prendere a questa rabbia sacrosanta. O ancora, sulla pagina Facebook si legge “L’Italia che produce di qualsiasi settore. L’Italia dei disoccupati, dei precari,delle madri,dei figli e di chiunque voglia dire BASTA!!!”.

La diffusione in questa forma e senza chiarire molto di più ha sicuramente portato anche all’adesione di tanti che non erano certamente consapevoli della tipologia di manifestazione. Una piccola prova l’ho avuta leggendo uno scambio su una bacheca di un amico di Facebook, dove candidamente una persona non giovanissima e un po’ ingenua ammetteva di essere andato in piazza perché “non se ne può più”.

I saluti romani in piazza non possono essere ignorati. Ci hanno portato ad evidenziare in modo palese chi c’era e cosa faceva in quelle piazze.

Ma oltre a questo ho trovato estremamente interessante andare ad evidenziare alcuni elementi, seguendo i consigli sempre utili dei cari [url”Wu Ming”]http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=11977[/url], che fra le altre cose, interessantissime, scrivono:

L’alleanza storica e, per così dire, «naturale» dovrebbe essere tra impoveriti e poveri, proletarizzati e proletari. Ogni volta che i poteri costituiti riescono a scongiurare quest’alleanza, giocando sul fatto che il ceto medio retrocesso ha ancora i valori e disvalori di prima e si crede ancora appartenente alla classe di prima, ci perdiamo tutti quanti. Il punto è che in Italia questo giochetto dopo la prima guerra mondiale ha portato al fascismo, che era una falsa rivoluzione confezionata a uso e consumo dei ceti medi, che ha avuto carta bianca dai padroni e ha prodotto morte e distruzione. Da allora, di «false rivoluzioni a uso e consumo dei ceti medi» per impedire che la loro proletarizzazione avesse un esito indesiderato ne abbiamo viste altre, e forse una la stiamo vedendo anche adesso.

Ebbene, sempre ad ascoltare le storie riportate da “Piazza Pulita” scopriamo che nella protesta ci sono persone che diventando imprenditori artigiani erano riuscite a fare un ‘salto’ nella scala sociale e che con la crisi si trovavano a tornare indietro, degli “impoveriti”, dei “proletarizzati”.

E nel dibattito ben emergono due elementi: la rabbia e il fastidio che vengono indirizzati verso la Casta e verso i lavoratori ritenuti ‘garantiti’. Non a caso pochi minuti fa (oggi siamo al 10 dicembre) a Torino è partita di fronte alla Regione una contestazione ai danni della Fiom.

Risulta quindi evidente come, chissà se consapevolmente o inconsapevolmente, chi manifestava con i “liberi imprenditori federalisti europei”, con i “forconi” e con Forza Nuova&Casa Pound (protagoniste a Roma, come riporta anche Internazionale) di fatto preferisce ricercare il nemico ‘esterno’ (appunto la Casta, vista come qualcosa di altro rispetto all’elettorato), invece che rilevare quelle forze endogene che portano appunto ad una crisi causata dal capitalismo in primis e cadono nel trappolone dei poteri costituiti evitando di allearsi con chi sta sul gradino subito sotto il loro.

Allora non ci deve stupire se l’Ugl (sindacato notoriamente di destra) dei poliziotti e, cosa più preoccupante il Siulp, abbiano solidarizzato con i manifestanti, arrivando a togliersi i caschi quando anche alle manifestazioni più pacifiche o con servizi d’ordine organizzati (si pensi alle manifestazioni della Fiom) li si vede tutti belli schierati con caschi e manganelli.

Sia ben chiaro, io ci metterei la firma per non vederli con i caschi e pronti alla carica nelle nostre manifestazioni. Ma qualche perplessità sorge, oltretutto se pensiamo che nella stessa giornata di ieri si sono tolti il casco di fronte a chi praticava il blocco selvaggio ed hanno compiuto quattro arresti contro NoTav con l’accusa gravissima di terrorismo. O ancora, nelle giornate di Genova si sono ben guardati dal solidarizzare con i manifestanti, e non si sono certo tolti i caschi mentre caricavano a piazza Manin le reti pacifiste e nonviolente. E pensare che coloro che all’epoca vennero picchiati chiedevano politiche opposte a quelle che ci hanno portato alla crisi odierna.

Sempre i Wu Ming scrivono:

Il più grave problema di questo Paese, storicamente, è l’ignavia della piccola borghesia, che è la più becera d’Europa e oscilla perennemente tra l’indifferenza a tutto e la disponibilità a qualunque avventura autoritaria. Avventura «vicaria», naturalmente, vissuta per interposto Duce che sbraita. Giusto un brivido ogni tanto, per interrompere il tran tran, godersi l’endorfina e tornare al proprio posto.

Finché non sente il dolore, l’italico ceto mediume rimane apatico. Quando inizia a sentirlo, non sa dire cosa gli sia successo, blatera incoerentemente, dà la colpa ai primi falsi nemici che gli vengono agitati davanti (a scelta: i migranti, gli zingari, i comunisti, quelli che scioperano, gli ebrei…) e cerca un Uomo Forte che li combatta.

Il 9 dicembre secondo gli organizzatori – come si vede dalla pagina Facebook – doveva/dovrebbe essere “L’inizio della fine”.

Penso che la fine di un sistema sbagliato, diseguale e ingiusto non possa essere rappresentata da loro.

È il caso che le sinistre riprendano le piazze e le strade. Culturalmente forse non vi è mai stata un’egemonia culturale, ma non può essere lasciata la rabbia – giusta e comprensibile – nelle mani di chi non vuole cambiare il sistema ma solo trovare un proprio profitto dentro questo.


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