La Costituzione e l'Italia della dismisura
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La Costituzione e l'Italia della dismisura

Viviamo in un clima davvero pericoloso in un paese troppo martoriato. Il vero rischio è che la riforma costituzionale si risolva ancora una volta in un insuccesso. [Nuccio Fava]

La Costituzione e l'Italia della dismisura
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14 Ottobre 2013 - 17.18


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di Nuccio Fava

Ho trascorso qualche giorno in Danimarca per stare in compagnia di mio figlio che segue un seminario all’università di Copenaghen. Da buon italiano non mi sono perso l’occasione di assistere alla partita della nostra nazionale, già qualificata per i mondiali in Brasile del 2014, mentre i danesi si giocavano tutto perché senza i tre punti rischiavano di non essere ammessi.

Eppure sono stato colpito fin dall’inizio dall’assenza anche solo di sparuti gruppi di tifosi danesi particolarmente rumorosi ed eccitati nonostante l’alta posta in gioco. La Danimarca non è ovviamente l’Italia ma desta francamente una grande impressione la differenza con quanto accade ogni domenica nei nostri stadi e anche lo spazio ed il rilievo che il campionato di calcio finisce per ricevere su giornali e tv.

Anche a Copenaghen mi giungevano gli echi delle cronache della tragedia dell’isola di Lampedusa che aveva del resto ampio spazio sull’informazione danese, mentre naturalmente nessun rilievo invece su Renzi, Beppe Grillo e l’inesorabile chiacchiericcio che l’accompagna. Ho letto invece della manifestazione a Roma a piazza del Popolo a difesa della Costituzione. Molto alta la partecipazione, con striscioni e cartelli esposti anche lungo i cortei di avvicinamento alla piazza mentre intellettuali e giuristi autorevoli si avvicendavano al microfono denunciano rischi per la Costituzione e la stessa vita democratica.

Manifestare per la Costituzione ed essere esigenti nella sua difesa è sempre positivo ed importante. Resta tuttavia l’impressione di equivoci ed ambiguità non meno pericolosi. Soprattutto quando si rischia di prendere di mira il capo dello Stato, più o meno esplicitamente accusato di andare oltre le sue prerogative e di avere incoraggiato un processo riformatore destinato a mettere in discussione le fondamenta della nostra Carta Costituzionale.

Ci sarebbe in questo, secondo i manifestanti di piazza del Popolo la complicità compromissoria degli stessi esperti chiamati a far parte alla commissione Consultiva promossa da Napolitano che esproprierebbe di fatto il Parlamento. Nessuno in verità ha mai immaginato che una qualunque riforma potesse vedere la luce senza passare per il Parlamento e comunque dovendo in ogni caso essere sottoposta a referendum.

Tra i tanti problemi enormi che il presidente Napolitano si trova ad affrontare, non ultimo l’emergenza carceri, non si comprende come personalità mature e di rilievo culturale e politico-istituzionale possano tirare in ballo in modo improvvido e sconsiderato il presidente della Repubblica. Giorgio Napolitano che può ovviamente essere criticato e da cui si può civilmente dissentire, non può però essere in ogni caso considerato alla stregua di un qualunque soggetto politico fino addirittura come fa il Movimento 5 Stelle la messa in stato d’accusa.

Circola da troppo tempo una dismisura e una esorbitanza negli atteggiamenti e negli orientamenti tra e dentro le forze politiche. È un clima davvero pericoloso che può rendere ancora più difficile una situazione italiana fin troppo martoriata. In questo senso il vero rischio è che nonostante il lavoro non banale della commissione dei saggi, la riforma costituzionale si risolva ancora una volta in un insuccesso.

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