Insegnanti in sciopero della fame: 35mila precari a rischio
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Insegnanti in sciopero della fame: 35mila precari a rischio

Dopo la decisione di Carrozza di riaprire le graduatorie per coloro che hanno frequentato il Tfa ordinario, i precari protestano: bloccati docenti per due anni.

Insegnanti in sciopero della fame: 35mila precari a rischio
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10 Settembre 2013 - 15.39


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di Eleonora Ferroni

Ieri il governo Letta ha varato nuove misure urgenti per salvare l’apparato scolastico italiano. Wi-fi nelle scuole, libri meno costosi, cancellazione del bonus di maturità, assunzioni per personale Ata e insegnanti di sostegno. Quello che sembra mancare è un giusto e da troppo tempo richiesto provvedimento per dare un futuro sicuro ai quasi 35mila precari che da anni mandano avanti le scuole italiane senza essere però riconosciuti.

Il comitato Mida precari, allora, ha deciso di iniziare sciopero della fame che va avanti ormai da sabato 7 settembre, per rispondere alle dichiarazioni del ministro Maria Chiara Carrozza riguardo una possibile riapertura delle graduatorie per coloro che hanno frequentato il Tfa (tirocinio formativo attivo) ordinario. Rosa Sigillò, Ellenica Angela Ferraro Veltri e Ida Gasparretti, hanno voluto lanciare un messaggio forte, segnalando che “darebbe la possibilità a quelli che hanno frequentato il Tfa (molti di loro non l’hanno neanche concluso) di lavorare, bloccando invece migliaia di docenti non abilitati per più due anni”.

“Noi siamo sempre stati gli ultimi, ma in realtà siamo docenti che abbiamo portato avanti la scuola per anni”, ci dice al telefono Rosa Sigillò, una maestra di scuola elementare. “Ci siamo accontentati, ci siamo sacrificati. Tutto questo perché è un lavoro che ci piace. Non è un lavoro che ci dà stabilità. Il ministro deve assolutamente tenerne conto. Non vogliamo più essere gli ultimi per colpa del ministero”.

Sigillò, che parla proprio per il comitato Mida precari, chiede che i famosi Pas (Percorsi Abilitanti Speciali) vengano finalmente attivati anche per chi lavora in condizioni di precariato. “Il ritardo non è nostro – dice – ma è del ministero, ma a pagare siamo sempre noi. Nel resto d’Europa, dopo 3 anni di servizio si è abilitati. In Italia si devono frequentari questi corsi, alla modica cifra di 2500 euro e tra le altre cose la formazione dovrebbe essere un diritto garantito a tutti gratuitamente”. Il Pas è il corso corrispondente al Tfa ordinario, creato, quest’ultimo, per i docenti che non hanno servizio.

Il ministro Carrozza ha, quindi, aperto le porte e dà “la possibilità a quelli che hanno frequentato il Tfa ordinario (molti di loro non l’hanno neanche concluso) di lavorare, bloccando invece noi per più due anni. I percorsi Pas sarebbero dovuti partire contestualmente al Tfa ordinario, ma se ciò non è accaduto non è sicuramente imputabile a chi ha dovuto subire e sta subendo ancora l’inefficienza di un Sistema che fa acqua da tutte le parti”.

“Noi vogliamo assolutamente essere ricevuti dal ministro – incalza Rosa Siglillò -, perché lei è il ministro di tutti, anche dei precari. Abbiamo pari dignità e vogliamo le stesse opportunità che hanno avuto gli altri. Da premettere che noi dovremmo già essere di ruolo, perché i posti ci sono, ci sono per tutti”.

E poi una frecciatina, non troppo velata alle università: “Non si può pensare che le facoltà autorizzino corsi abilitanti a loro piacimento. Il tirocinio deve essere per tutti e gratuito. Non ci possono essere figli e figliastri”.

Le coordinatrici di Mida precari stanno organizzando una grande manifestazione a Roma per venerdì 13 settembre.

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