Stato-mafia, accolto il ricorso di Napolitano
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Stato-mafia, accolto il ricorso di Napolitano

La Corte Costituzionale ha accolto il ricorso del Presidente: non spettava alla Procura di Palermo valutare la rilevanza delle intercettazioni, che ora vanno distrutte.

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4 Dicembre 2012 - 20.36


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La Corte costituzionale ha accolto il ricorso del Presidente della Repubblica sul conflitto con la Procura di Palermo, dichiarando che non spettava alla Procura di Palermo di valutare la rilevanza delle intercettazioni‚ di omettere di chiederne al giudice l’immediata distruzione ai sensi dell’articolo 271 del codice di procedura penale.

«La Corte costituzionale – informa la Consulta – in accoglimento del ricorso per conflitto proposto dal Presidente della Repubblica ha dichiarato che non spettava alla Procura della Repubblica presso il Tribunale ordinario di Palermo di valutare la rilevanza della documentazione relativa alle intercettazioni delle conversazioni telefoniche del Presidente della Repubblica, captate nell’ambito del procedimento penale n. 11609/08 e neppure spettava di omettere di chiederne al giudice l’immediata distruzione ai sensi dell’articolo 271, 3 comma, c.p.p. e con modalità idonee ad assicurare la segretezza del loro contenuto, esclusa comunque la sottoposizione della stessa al contraddittorio delle parti».

«Non credo che si debbano fare commenti allo stato. Aspettiamo di leggere il provvedimento». Lo ha detto il procuratore di Palermo Francesco Messineo, che non ha voluto fare dichiarazioni sulla decisione della Corte Costituzionale di accogliere il ricorso del presidente della Repubblica sul conflitto di attribuzioni con la Procura di Palermo.

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Le motivazioni della sentenza con la quale la Corte Costituzionale ha accolto il conflitto tra poteri dello Stato sollevato dal Quirinale contro i pm di Palermo, in merito alle intercettazioni indirette che
coinvolgono il Capo dello Stato, saranno depositate in gennaio. Il documento sarà depositato in cancelleria non prima del nuovo anno, ma prima della scadenza del mandato del presidente della Corte, Alfonso Quaranta, che lascerà la Consulta il 27 gennaio prossimo.

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