Aperto il processo per la porno-estorsione
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Aperto il processo per la porno-estorsione

Una casa editrice chiedeva denaro a personaggi famosi per non essere citati in un libro di una pornostar. Il caso fu sollevato dalle Iene.

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7 Novembre 2012 - 18.40


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Attori, cantanti, calciatori di serie A e politici. Tutti ritenuti vittime di una tentata estorsione messa in atto da una casa editrice, la “Imart”. Il presidente e il direttore editoriale avrebbero minacciato di pubblicare le scottanti memorie della pornostar Lea Di Leo ( al secolo Sonia Faccio ). E per lasciare in un cassetto il libro avrebbero chiesto tanti soldi a chi non voleva che il suo nome fosse letto nelle memorie a luci rosse della Di Leo. C’è da dire che tutto sarebbe avvenuto però all’insaputa della stessa Di Leo. Secondo la ricostruzione della procura di Marsala sarebbero state chieste somme comprese tra i 10 mila e i 40 mila euro per far scomparire nomi o particolari imbarazzanti degli incontri fra la pornostar e i vip chiamati in causa.

Una trentina i testi ammessi nel processo che si è aperto al Tribunale di Marsala. Nella lista, Matteo Branciamore ( il Marco dei Cesaroni), l’unico che ha chiesto di costituirsi parte civile nel processo; Roberto Farnese (Butta la Luna 2); il regista tv John Squarcia (Scherzi a parte); i cantanti Gianluca Grignani e Fabri Fibra; i giornalisti Amedeo Goria e Giulio Golia delle Iene; il rugbista Denis Dallas (Isola dei famosi); i calciatori Simone Inzaghi, Valeri Bojinov, Marco Borriello, Mauro Bressan, Francesco Coco, Luca Toni, Colombo, Dalla Bona, Fabio Galante, Vincenzo Iaquinta, Pavesi, Reginaldo, Tarducci e Zanello.

Fra i testimoni anche l’addetto stampa della Juventus, Luca Casassa, e l’ ex viceministro dei governi Berlusconi Mario Baldassarri di Fli. Tra gli amici della pornostar ci sarebbe stato anche un vescovo.
L’11 dicembre le audizioni dei primi tre testi. Per quella data citata anche Lea Di Leo, ed anche Silvia Poli, che ha aiutato la pornostar a scrivere la bozza del libro mai andato in stampa. A far scoppiare il caso, il 16 marzo 2011, fu un servizio de “Le Iene”.

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