Rapporto Ombra: cose turche alla Camera
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Rapporto Ombra: cose turche alla Camera

Cronaca della presentazione del rapporto Cedaw a Montecitorio: pessima figura delle istituzioni italiane. Meno male che la società civile è più avanti.

Rapporto Ombra: cose turche alla Camera
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18 Gennaio 2012 - 13.01


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di Luisa Betti

Cose turche oggi alla sala Mappamondo della Camera a piazza Montecitorio dove è stato presentato il “Rapporto Ombra”, redatto dalle associazioni e dalle Ong italiane, sulla situazione delle donne nel lavoro, welfare, politica, stereotipi, violenza. Dopo essere stato presentato a New York in luglio, alle Nazioni Unite, dalla Piattaforma “Lavori in corsa – 30 anni CEDAW”, e dopo la presentazione delle raccomandazioni del Comitato nei confronti del governo italiano, il Rapporto è arrivato oggi a Roma con la presenza delle associazioni che lo hanno redatto (Actionaid, Arcs arci, Fondazione Pangea, associazione Differenza donna, Be free, Casa internazionale delle donne, Fratelli dell’uomo, Giuristi democratici e Le9).

E’ intervenuta Violeta Neubauer, membro del Comitato Onu per l’eliminazione delle discriminazione nei confronti delle donne che vigila sull’applicazione dell’omonima convenzione internazionale, alla presenza delle istituzioni italiane nelle persone di Saltamartini (Pdl), Di Giuseppe (Idv), Della Vedova (Fli) e della Consigliera di parità Alessandra Servidori, in rappresentanza della ministra del Lavoro e delle Pari Opportunità Elsa Fornero, assente perché impegnata su altri fronti. Il tutto coordinato dall’on. Rosa Calipari e moderato dalla giornalista Tiziana Ferrario.

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Un quadretto entusiasmante il primo, e meno frizzante il secondo, con la società civile che ha illustrato la realtà delle donne in Italia con grande professionalità e appeal, a cui ha fatto da contraltare una rappresentanza, eccetto l’on. Rosa Calipari, di scarso interesse con interventi sulle donne fermi, diciamo, agli anni ’50.

“Le donne non sono il problema ma la soluzione”, ha replicato placida ma ferma come una spada che non sbaglia un colpo, la commissaria Cedaw, Violeta Neubauer, che ha lanciato i suoi strali contro il governo italiano dicendo che, praticamente, mentre nella società civile le persone si impegnano, lavorano, sono consapevoli dell’importanza del ruolo della donna, nelle istituzioni italiane tutto tace: scarsa applicazione della convenzione a difesa dei diritti delle donne, poca rappresentanza politica, leggi fatte da uomini per perpetuare privilegi maschili, stereotipi culturali maschilisti che ormai hanno dilagato ovunque – dalla società, alla politica, alle istituzioni – e soprattutto negligenza del parlamento italiano che non stimola il governo nell’avanzamento culturale e istituzionale, e dell’esecutivo che nel corso di questi mesi non solo non si è preoccupato di tradurre e pubblicare per divulgare nei propri siti le raccomandazioni del Cedaw (è obbligatorio), ma che ha tralasciato di rispondere al questionario posto dal Cedaw quest’estate in relazione alla situazione descritta sul rapporto ombra rimanendo l’unico paese che non ha compilato le risposte tra tutti gli altri paesi interpellati.

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La cosa fantastica, e mi è dispiaciuto non aver avuto una telecamera, è stata la risposta della Consigliera di parità Alessandra Servidori che ha sciorinato una serie di iniziative e un lavorone in realtà fatto dalla commissione Pari opportunità, compresa la traduzione e la pubblicazione dei documenti (“è sul sito del ministero degli Esteri, ha detto la consigliera, e non delle Pari opportunità”), nonché la compilazione del famigerato questionario a cui l’Italia avrebbe invece (certo come no) risposto. Come dire: io i compiti li ho fatti, però mi sono scordato il quaderno a casa. Risposta pronta di Neubauer che, in un perfetto italiano ha replicato: “Io ho guardato su tutti i siti istituzionali e il documento non c’era, e non è che non l’ho trovato perché non so l’italiano ma perché non c’era proprio”.

Scrosciante applauso della folla di giornaliste e addetti ai lavori nella sala mappamondo (e sospiro di sollievo perché allora non siamo sole), e solita “figuremmerda” dell’Italia. Meno male che la commissaria Cedaw ha tenuto a farci capire che in realtà la società civile è molto più avanti e competente delle nostre istituzioni (che quindi andrebbero cambiate al più presto?).

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