La storiaccia dell'Angelo di Don Verzè e del San Raffaele
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La storiaccia dell'Angelo di Don Verzè e del San Raffaele

Perquisiti uffici e abitazioni per la bancarotta del gruppo ospedaliero milanese.<br>Poi il fermo del faccendiere Piero Daccò. Indagato anche don Verzè.<br>

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redazione Modifica articolo

16 Novembre 2011 - 21.45


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Grandeur. Ora l’angelo serve a loro. Per costruirlo, quell’arcangelo in vetroresina e acciaio inox, alto 8,3 metri, capace di resistere al vento e allo smog della tangenziale Est che passa lì sotto c’erano voluti 2 milioni e mezzodi euro. E altri 50 milioni sono stati spesi per tirar su l’edificio sul quale è appoggiato: il cupolone che ospita l’università di don Verzè.

Manette. Perquisizioni della guardia di finanza a raffica negli uffici di presidenza della struttura ospedaliera e in sedi di società collegate con cui l’ospedale di don Verzè ha avuto rapporti di lavoro. Risultato immediato il fermo, da convalidare in arresto, del faccendiere Piero Daccò, intermediario in rapporti d’affari e di consulenze con il San Raffaele.

Fondi neri. I magistrati di Milano hanno iscritto nel registro degli indagati per concorso in bancarotta lo stesso don Verzè, che si aggiunge al nome dell’ex direttore finanziario Mario Valsecchi, a cui veniva contestato anche il reato di false fatturazioni. I magistrati ipotizzano che alcune società servissero al San Raffaele di accantonare fondi neri.

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Si salvi chi può. Perquisita anche la cascina adiacente alla struttura ospedaliera. Si tratta della residenza dei Sigilli, ovvero la ‘famiglia’ che vive con don Verzè: una decina di persone in gran parte dipendenti e dirigenti della Fondazione Monte Tabor. Quanto a Daccò, invece, l’intermediario è stato tradito da una telefonata in cui annunciava di trasferirsi in Svizzera.

Bombardier. Tre le operazioni attraverso le quali Daccò in concorso, in un caso con don Verzè, ha distratto dalla Fondazione  Monte Tabor circa 3 milioni e mezzo. L’acquisto di un aereo Bombardier sarebbero stati versati a Daccò due milioni di euro dalla Fondazione Monte Tabor, somma definita “sproporzionata” ed “erogata pure in assoluto difetto di prestazione”.

Affari planetari. La seconda operazione contestata riguarda la distrazione di 510 mila euro finiti a Daccò quale beneficiario della Harmann Holding: una cifra pagata dalla Fondazione ospedaliera milanese per gestire contenziosi legali all’estero, come in Polonia, in Mozambico o in Palestina, “senza alcun interesse per l’ente erogante”.

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Case in Cile. L’ultima operazione sospetta, che risale al 23 e 24 dicembre 2008, riguarda il versamento di un milione di euro, tramite Metodo srl, sempre a Daccò, in quanto beneficiario economico della società M.T.B.”, con quella che i magistrati definiscono come “fittizia e apparente causale di anticipo sull’acquisto di un immobile in Cile”.


Santi avventurieri. Il San Raffaele fra sperperi e debiti. 900 milioni di buco, forse 1000, o 1500. L’ospedale di don Verzè, un campione della sanità lombarda, ma anche degli sprechi pagati con i rimborsi della Regione di Formigoni. I fornitori attendevano i pagamenti da un anni, ed ora, tra concordato preventivo e fallimento, esplode il fronte penale.

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