In una delle odi del poeta latino Orazio che ho amato di più c’è un’immagine poetica (per la verità riferita agli struggimenti d’amore) che recita: “Perché se parlo, e so parlare, la voce mia s’incrina in un silenzio afflitto?”.
Ossia il poeta dall’eloquio ricco e fecondo che d’improvviso si trovava senza parole, incapace di descrivere e condividere i suoi sentimenti.
In queste ore io mi sono sentito proprio così: incapace di esprimere i miei sentimenti per raccontare lo sconvolgimento personale per la scomparsa di Tommaso Verga e nello stesso tempo per raccontare quanto in vita gli ho voluto bene e quanto tanti al mio pari gli abbiano voluto bene.
La morte di Tommaso è qualcosa di enorme che mi fa sentire incapace di raccontare la tempesta emotiva che ha suscitato non solo in me ma in una comunità intera di compagni, amici, giovani e meno giovani .
Solo sabato mattina ho sentito la necessità di dire pubblicamente a Tommaso – io che sono così riservato sui miei sentimenti – che gli volevo bene.
Confesso che quelle parole mi sono uscite da sole, spontanee in un momento di smarrimento e di debolezza perché avevo visitato Tommaso poche ore prima che se ne andasse e per la prima volta avevo visto i suoi occhi stanchi. Occhi che facevano trasparire che non aveva più le forze per ribellarsi a un destino già segnato.
Tommaso, un combattente, uno dei pochi che non si è mai arreso o fatto un passio indietro. Perché non riesce più a ribellarsi? E allora quelle parole sono state un estremo e irrazionale tentativo per fermare ciò che stava accadendo. Come se inconsciamente invocassi una telefonata di rimprovero e potessi sentire Tommaso con la voce stentorea di sempre: “A Gia’ ma che ti metti a dire? Sono guarito, pensa piuttosto ai programmi che stiamo facendo…”.
Sì, i programmi. Insieme avevamo stilato una lista di cose da fare nei prossimi mesi (e che farò se troverò aiuti e sostegni) a cominciare dal ricordo di Francesco Biscione – altra morte improvvisa che ci ha trafitto l’animo – la cui scomparsa aveva profondamente toccato Tommaso che voleva organizzare una iniziativa dall’alto valore culturale.
Tommaso, pur lacerato per quella scomparsa, era entusiasta perché a dispetto degli 80 anni che avrebbe compiuto a dicembre la voglia di fare, di impegnarsi, di costruire, di insegnare era la stessa di 40 e più anni fa. E ricordare degnamente Francesco era la cosa che in queste settimane gli stava più a cuore..
Posso dire – e so di interpretare i sentimenti di tanti – che se oggi tanti di noi sono migliori rispetto a quello che avrebbero potuto essere è stato grazie a Tommaso Verga. Se la cultura, il dialogo, il bisogno di democrazia, la difesa del bene comune sono valori trasmessi in questi anni a generazioni di persone è stato grazie a Tommaso Verga. Facendo ricorso ad un termine desueto che potrebbe sembrare retorico ma non lo è possiamo dire che è stato un ‘benemerito’.
Ora il dolore e lo sconcerto sono devastanti. Ma il compito più difficile che ci attende è quello di mantenere vivo l’impegno di Tommaso Verga nella politica, nella cultura, nel giornalismo e nella società attraverso le nostre azioni
Ci riusciremo? Mutuando Calamandrei mi piace dire: se volete andare in pellegrinaggio nei luoghi dove si è impegnato Tommaso Verga andate dove ci sono le ingiustizie, il malaffare, il disprezzo del bene comune, il conformismo, le menzogne e la disonestà e denunciatele tutte ad alta voce e con coraggio. Come Tommaso, il nostro maestro, ci ha insegnato.