Twitter, per chi e come volerà l'uccellino di Musk?
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Twitter, per chi e come volerà l'uccellino di Musk?

La politica e il giornalismo continuano a usarlo ma sempre più come mezzo da utilizzare nel transito tra un medium e l'altro

Twitter, per chi e come volerà l'uccellino di Musk?
Elon Musk
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Maurizio Boldrini Modifica articolo

29 Aprile 2022 - 16.47


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Ora è suo. L’uomo più ricco del mondo non poteva non possedere una sua piattaforma, un suo trampolino di lancio per sentirsi davvero potente ed elevare la propria voce ben oltre le patinate riviste di cronaca mondana o di spericolati show cosmici. Twitter l’uccellino che cinguetta è suo: come lo userà? La guerra aveva ridato fiato, a Twitter, riportando le voci di alcuni dei massimi protagonisti nel duello informatico- propagandistico. Ma lo sapevano tutti che il social per antonomasia che se la passava non proprio bene. Una perdita secca di utenti, specialmente tra i più giovani e nei ceti popolari che si stanno avvicinando alle pratiche digitali. La politica e il giornalismo continuano a usarlo ma sempre più come mezzo da utilizzare nel transito tra un medium e l’altro. Il fondatore di Tesla è stato un assiduo frequentatore del social che ora è di sua proprietà. Avvertiva, forse, le limitazioni di una piattaforma pensata in altre stagioni e, per questo, aveva speso diversi caratteri per suggerire indicazioni anche sul terreno più tecnologico, affermando che andava reso “pubblico e accessibile” il funzionamento della piattaforma e magari “rendere l’algoritmo open source“.

La fuga dei giovanissimi verso TicToc e altre piattaforme; i rapidi mutamenti che Mark Zuckerberg sta apportando alla sua creatura; il cambiamento rapido del quadro geopolitico internazionale con un forte stimolo alla creazione di piattaforme nazionali o locali, devono aver indotto il potente Elon Musk alla rapida e costosa discesa in campo.  Un’operazione da fare anche a costo di rimetterci il calo delle sue azioni in Tesla. 

Difficile, quindi, capire subito quali siano le reali ragioni che hanno spinto a quest’acquisizione. Né tantomeno è possibile, per ora, capire come utilizzerà e verso quali approdi spingerà la piattaforma. Si andrà verso una maggiore liberalizzazione e questo si capisce dagli inni sperticati sulla libertà di espressione e per la libertà di parola. Nello specifico questo comporterà che alcune regole che Twitter e le piattaforme si sono dare per tentare di limitare i danni delle fake news e degli altri mali saranno cancellate o ammorbidite?  Come ha osservato più di un commentatore la traduzione degli slogan sul “free speech” in comportamenti coerenti e concreti non sarà poi così facile. E c’è anche chi sostiene che a trarne vantaggio potrebbe essere lo stesso Donald Trump che sarebbe così riammesso nell’arena pubblica dei social con il lasciapassare dell’uccellino che cinguetta. 

L’altro grande tema è quello della gratuità nell’uso del social.  Un tema che sta scardinando uno dei principi fondamentali che hanno battezzato l’era iniziale di Internet. Per ora la pubblicità ha trainato l’immenso settore ma, come già fatto dai grandi gruppi editoriali, si potrà tornare a discutere sul pagamento, non tanto della piattaforma usata, quanto dei contenuti che essa propone.  Nelle rare occasioni nelle quali il neo proprietario di Twitter ha affrontato l’argomento ha espresso- come scrive il Post ” una preferenza per la monetizzazione tramite abbonamenti rispetto a quella tramite pubblicità”. E aveva anche scritto di voler migliorare la versione di Twitter a pagamento, rendendolo possibile  anche con le cripto-valute e di intensificare gli interventi di rimozione degli account fasulli e dei bot automatici che diffondono messaggi per influenzare il dibattito pubblico.

C’è infine un’ultima questione: la compatibilità con le nuove regole che l’Europa si è data, e si sta dando, per tutto ciò che riguarda le piattaforme e gli ambiti digitali. Cioè: tasse da pagare ai singoli paesi dove operano, rispetto dei diritti d’autore e controllo contro le azioni di propagazione di notizie false o che danneggino i cittadini europei. Un importante passo in avanti per regolare questo settore che, per sua natura, tende a sfuggire da ogni forma di regolamentazione. Le ultime delibere dell’UE dichiarano senza mezzi termini che ritengono le piattaforme responsabili per i rischi che i loro servizi possono rappresentare per i cittadini. Ma per Il grande ricco, probabilmente, sarà un fioco da ragazzi superare questi ostacoli. Ha voluto Twitter; l’ha pagato a peso d’oro: nel giro di poco tempo si capirà perché l’abbia fatto e di che ne trarrà vantaggi economici e politici. 

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