Dureghello critica ancora Pio e Amedeo: "Non si può essere superficiali sui pregiudizi razzisti"
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Dureghello critica ancora Pio e Amedeo: "Non si può essere superficiali sui pregiudizi razzisti"

La presidente della comunità ebraica di Roma sul duo comico che voleva fare ironia sugli ebrei tirchi e sdoganare termini come ne**i e fr*ci

Ruth Dureghello
Ruth Dureghello
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4 Maggio 2021 - 16.13


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Duro attacco a distanza di una settimana dopo il monologo su Canale 5 contro il politically correct del duo foggiano Pio e Amedeo.

Anche la tirchieria degli ebrei era infatti stata presa di mira.

Ruth Dureghello, presidente della comunità ebraica romana, ha attaccato pesantemente il loro intervento: “Non credo che i comici possano permettersi di essere superficiali e da sempre la comicità ebraica su questo ha insegnato molto a tanti. La satira serve per far riflettere, per scardinare, ma non certo per sdoganare l’utilizzo di certe parole o di certe associazioni come l’essere ebreo e l’essere avaro”.

“Davanti alla superficialità ho sempre molto timore, perché la superficialità nell’uso delle parole può essere pericolosa – ricorda Dureghello – Davanti al teleschermo, milioni di spettatori ridono a quella battuta sugli ebrei avari e recepiscono un messaggio per cui determinati luoghi comuni diventano sdoganati e utilizzabili; nella cultura si radica quel razzismo che favorisce fenomeni ben più gravi dello sketch a cui abbiamo assistito: è una sorta di processo che viene sdoganato e diventa mediaticamente valorizzato”.

 Per la presidente della comunità ebraica romana, “non ci si può nascondere dietro al politically correct o alla libertà di espressione, questa non è né libertà di parola né libertà di pensiero. Quel modello legittima le uscite da bar, ma certe cose le ho sentite anche nei tribunali e in alcuni ambiti professionali…”.

Se, spiega Dureghello, “nel luogo comune questo diventa un’abitudine, radica un pregiudizio razzista che diventa stimolo per legittimare e alimentare qualcosa che in passato ha creato le condizioni perché si compissero tragedie e nefandezze. La propaganda si basava proprio su questo, sul convincimento che determinati luoghi comuni razzisti potessero essere veicolati attraverso la stampa e la comunicazione, legittimando l’odio verso ebrei, persone di colore, omosessuali”.

 

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