Questa censura mostra che sarà difficile resuscitare dal coma l'Italia
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Questa censura mostra che sarà difficile resuscitare dal coma l'Italia

«La decisione di bloccare la proiezione di Girlfriend in a coma simbolo della politicizzazione delle istituzioni italiane». [Francesca Marretta]

Questa censura mostra che sarà difficile resuscitare dal coma l'Italia
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Francesca Marretta Modifica articolo

6 Febbraio 2013 - 21.45


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da Broadwoodkelly, Devon

Francesca Marretta

“La decisione di bloccare la proiezione di “Girlfriend in a coma” è simbolo del problema della politicizzazione delle istituzioni italiane”. Lo dice Bill Emmott, autore, con la giornalista Annalisa Piras, del film-documentario sull’Italia figlia del berlusconismo diventato un caso di censura preventiva nell’Italia che si avvia al voto.

A impedire la visione di “Girlfriend in a coma” alla fondazione Maxxi, “istituzione pubblica nazionale vigilata dal Ministero dei Beni Culturali”, non è stata una protesta del Cavaliere, diretto interessato, che già in passato ha denunciato Emmott, ma della Responsabile dello stesso ente, Giovanna Melandri, che allo stesso tempo, da esponente di una forza progressista, respinge ogni accusa di censura. Se è vero che Melandri è progressista, è vero anche che lo è in Italia, un paese in coma, secondo l’analisi Emmott-Piras.

L’ex Direttore dell’Economist, esperto osservatore della politica del Belpaese, non ha dubbi sul fatto che in un altro paese che si consideri tra le prime democrazie mondiali una vicenda del genere non potrebbe accadere, e certamente non invocando presunte questioni di correttezza politica. Bill Emmott definisce in questo senso la scelta dell’ex ministro della Cultura “scioccante”.

“Non capisco come sia possibile che un film che presenta un onesto quadro della realtà di un paese possa essere bloccato proprio in un momento di dibattito quale quello pre-elettorale. Né come sia accettabile che dei problemi reali illustrati dal film si possa parlare solo dopo il voto, ma non prima. Questo atteggiamento è volto ad evitare di guardare la realtà che il film presenta e che non ha nulla di politico. E dire che Giovanna Melandri è una persona che conosce il mondo e che parla anche perfettamente inglese”.

La scelta di Melandri mostra che il conformismo in Italia è un atteggiamento bipartisan?

“Credo che il termine conformismo sia appropriato alla situazione. L’atteggiamento tenuto da Melandri mostra una difensiva contro ogni critica dell’Establishment, ovvero che in campagna elettorale è indesiderabile una sfida aperta che in altri paesi democratici sarebbe assolutamente normale” – Su questo punto durante la conversazione ci vengono in mente i documentari di Micheal Moore e concordiamo sul fatto che non potrebbero mai essere bloccati negli Usa per questioni politiche.

Ha parlato direttamente con Giovanna Melandri?

“Sì, mi ha cercato lei domenica scorsa dopo le polemiche scoppiate il giorno precedente. Voleva darmi di persona la sua versione della storia. Mi ha spiegato le regole della fondazione Maxxi, aggiungendo che il 20 gennaio aveva emanato una direttiva interna sul non coinvolgimento della fondazione in eventi politici di qualunque tipo. Abbiamo poi parlato di un email inviata dallo sponsor dell’evento, Terravision, al suo ufficio il 23 gennaio. Nell’email una riga sul film dice ‘come puoi immaginare sarà una serata dal tono particolarmente anti-berlusconiano’”.

Ma questo appare uno scambio informale di informazioni tra gli addetti alla comunicazione tra i due uffici. Allora il caso è scoppiato per caso? Per una riga di commento in un messaggio?

“Sì, credo sia andata proprio così. Il bello è che Melandri non ha neanche visto il film, ma solo il trailer. Non ci hanno mai chiesto la visione completa prima di prendere la decisione di bloccarlo. Melandri mi ha però detto che poteva aiutarci a presentarlo da qualche altra parte, ma io gli ho fatto notare che gli inviti erano già stati spediti. E non ci hanno detto che la proiezione del film era annullata fino al 1 febbraio”.

Professionalismo all’italiana?

“Il problema è proprio questo ed è uno degli aspetti che il film mette in evidenza. Importanti istituzioni pubbliche non sono guidate da chi ha le credenziali professionali per farlo, ma in base a credenziali politiche”.

Mentre chiudiamo la conversazione Emmot aggiunge dettagli sulla telefonata di Giovanna Melandri durante la trasmissione Piazza Pulita. “Melandri ha chiamato la trasmissione dicendo di aver ricevuto da me una comunicazione sul tema anti-berlusconiano della serata. Ma questo non è vero e ho dovuto ricordarglielo”.

Questa vicenda mostra che non basta un cambio di governo a resuscitare dal coma l’Italia. E del resto non è accaduto con i precedenti cambi di governo, si pensi al conflitto d’interessi. Per Emmott e Piras è tutta pubblicità per il film. Non solo: hanno già disposizione materiale per “Girlfriend in a coma – seconda parte”.

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