La variante europea del Coronavirus, nata in Spagna per colpa (anche) delle vacanze estive
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La variante europea del Coronavirus, nata in Spagna per colpa (anche) delle vacanze estive

La variante si chiama 20A.EU1 ed è stata identificata da un team internazionale di scienziati che ha pubblicato online un documento di ricerca. 

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31 Ottobre 2020 - 09.13


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La maggior parte dei casi da Covid-19 in Europa sono causati da una variante del coronavirus che ha avuto origine nei lavoratori agricoli spagnoli. La variante si chiama 20A.EU1 ed è stata identificata da un team internazionale di scienziati che ha pubblicato online un documento di ricerca. 
Il lavoro dei ricercatori suggerisce che le persone di ritorno dalle vacanze in Spagna hanno svolto un ruolo chiave nella trasmissione del virus in tutta Europa, sollevando dubbi sul fatto che la seconda ondata che sta investendo il continente possa essere stata ridotta migliorando lo screening negli aeroporti e in altri hub di trasporto.
Ogni variante ha una propria firma genetica e permette di stabilire qual è il luogo di origine del virus. “Dalla diffusione di 20A.EU1, sembra chiaro che le misure di prevenzione dei virus sul luogo non sono state sufficienti per fermare la trasmissione”, ha detto Emma Hodcroft, genetista evolutiva dell’Università di Basilea e co-autrice dello studio in fase di pubblicazione per il controllo da parte della comunità scientifica.
I ricercatori svizzeri e spagnoli stanno accelerando i controlli per capire se questa variante sia più letale ed infettiva degli altri ceppi. La dottoressa Hodcroft, dice il Financial Times, ha sottolineato che la variante 20A.EU1 è diversa da tutte le altre versione di Sars-Cov-2 incontrate in precedenza. “Non ne avevo visti con questo tipo di dinamica, dobbiamo ancora capire se ha una particolare mutazione, nella proteina spike, quella usata dal virus per entrare nelle cellule umane e che potrebbe alterarne il comportamento”.
Tutti i virus sviluppano mutazioni, quella più aggressiva finora del Sars-Cov-2 è stata chiamata D614G, ed è quella più contagiosa. Joseph Fauver, un epidemiologo genetico dell’Università di Yale sentito da FT, non coinvolto in questa ricerca, ha affermato: “Abbiamo bisogno di più studi come questo per trovare mutazioni e capire come aumenta la velocità di trasmissione”.

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