Il mio 25 aprile di gioia e di dolore dedicato a Luis Sepulveda
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Il mio 25 aprile di gioia e di dolore dedicato a Luis Sepulveda

Il 25 aprile, caro Luis, è per te. Per te che mi hai ampliato l'orrizzonte della libertà, dell'uguaglianza, di amore per le cose e le persone.

Luis Sepulveda
Luis Sepulveda
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Fabio Zanuso Modifica articolo

25 Aprile 2020 - 08.54


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Il mio 25 aprile trascorrerà alle pendici del bosco, fra caprioli, falchi e qualche ila che comincia a far capolino nel ruscello.
Sarà anche il 25 aprile più triste e al contempo felice da che ne abbia ricordo.
La spiegazione non vuole essere discriminante, per dolore,  rispetto alle montagne di morti e disperazione che questa corona del cazzo ha provocato nel mondo, qui in modo particolarmente fastidioso.
Il 25 aprile, caro Luis, è per te.
Per te che mi hai ampliato l’orrizzonte della libertà, dell’uguaglianza, di amore per le cose e le persone.
Per te che mi hai fornito pile di pagine da leggere e rileggere, dove la parola “Liberazione” viene elevata a Totem, nelle quali mi hai infilato dentro a un viaggio strabiliante, disgraziato, onirico, favolistico, liberatorio.
Quante privazioni avrai subito, Luis?
Quante liberazioni?
Carmen, tua moglie, poetessa, venne ritrovata in una discarica di Santiago del Cile che pesava neanche 40 kg, gettata dagli scugnizzi del boia Pinochet fra la spazzatura, perché creduta morta dopo le tremende torture inflittale dalla dittatura.
Vedesti tuo padre per l’ultima volta da dietro a un vetro all’aeroporto, prima che ti esiliassero dalla tua patria.
Fosti nella scorta di Salvador Allende, e quel maledetto 11 settembre non potesti fare nulla contro lo strapotere della Cia.
Ti sbatterono in carcere più volte, un paio d’anni passati dentro a una cella alta un metro e  mezzo, larga e lunga due, usata come urinatoio dalle guardie.
Ma tu lo sapevi che la vita t’avrebbe saldato il debito.
Le parole sono molto più pesanti delle pallottole.
E con le parole hai trovato di nuovo le liberazioni.
Ti sei ripreso Carmen, tre figli splendidi, i tuoi scritti letti in tutto il pianeta, persino la carcerazione del boia , una lunga esperienza con gli indios Shuar in Amazzonia, sulle tracce di Chatwin in Patagonia, viaggi  imbarcato con Greenpeace che ti saran costati un sacco di ricordi, ripensando al tuo vate, Francisco Coloane, grande scrittore di storie di mare.
Ti rividi un paio d’anni fa’, tale e quale all’11 settembre 1998, quando ti conobbi.
Era il 25imo anniversario (i numeri eh…25 aprile, 25imo anniversario) della presa della Moneda e dell’assassinio di Salvador Allende, era il 1973.
Hai cominciato a parlare alle 16, in un’aula ricolma di studenti seduti a terra; alle 19 Gianni Minà si alza fra il pubblico e ti dice che Gillo Pontecorvo è incazzato, sono tutti al Festival del cinema al Lido che aspettano te, sei un giurato, c’è qui fuori un mototaxi che ti aspetta.
“Caro Gianni, di’ a quelli del festival che io non mi sposto da qui sino a quando questi ragazzi avranno la voglia di ascoltarmi”.
Finì alla mezzanotte.
Eravamo tutti svuotati, uscimmo in silenzio, strinsi la mano a Carmen, inchinandomi.
Di questi tempi sento una marea di persone lamentarsi delle privazioni che stiamo vivendo.
Tralasciando i coglionazzi che non le rispettano e i complottisti di ogni colore, ci terrei a far presente al resto dei lamentosi (erti a scienziati in forma espressa) che queste privazioni sono tutto fuorché un male: insegnano cose, lasciano più tempo per fare cose, cose che di solito vi sognate la notte.
Lamentosi di ogni dove, quante volte avete detto “Se avessi tempo”, ecco, quel tempo vi è stato concesso, dovreste ringraziare al posto di piagnucolare che non c’è la mascherina per andare dal parrucchiere.
Arriveranno le liberazioni, che non sono dovute, sono meritate dai comportamenti degli esseri umani (mi permetto di auto.elogiare i cittadini che vivono qui in Veneto, il nostro rispetto praticamente totale delle norme imposte, ha lasciato basito anche me).
Quella del 25 aprile 1945 è talmente mastodontica che non può essere paragonata a quella che ci apprestiamo a vivere nei prossimi mesi, ma il senso rimane tale e quale:
Molte privazioni, altrettante liberazioni, se sei in gamba, funziona così.
E Luis Sepulveda era uno in gamba.

Buona Festa della Liberazione a tutti, in particolare a Carmen Yanez.

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