Coronavirus, la speranza di una cura può essere nella clorochina (e nell'idea di un italiano)
Top

Coronavirus, la speranza di una cura può essere nella clorochina (e nell'idea di un italiano)

Andrea Savarino nel 2003 ebbe l'idea di utilizzare l'antimalarico clorochina contro la Sars, con risultati positivi

Coronavirus
Coronavirus
Preroll

globalist Modifica articolo

21 Febbraio 2020 - 18.58


ATF

Ci sono novità incoraggianti per quel che riguarda la ricerca per debellare il Coronavirus: i primi risultati dei test con la clorochina, avviati dal Chinese Clinical Trial Registry, hanno dato risultati soddisfacenti. La clorochina, un antimalarico, si è dimostrata efficace in passato contro il ceppo di Coronavirus della Sars. L’idea all’epoca fu dell’italiano Andrea Savarino, che oggi è ricercatore dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss). 
L’ipotesi si basava su un’analisi della letteratura da cui si evinceva un effetto antivirale ad ampio spettro della clorochina. Inoltre quest’ipotesi teneva conto delle proprietà immunomodulanti del farmaco, usato talvolta con successo nel trattamento dell’artrite reumatoide. L’anno successivo, dopo che l’epidemia di Sars si fu esaurita, il gruppo di Marc Van Ranst della Katholieke Universiteit Leuven (Belgio) dimostrò gli effetti inibitori della clorochina in vitro sul coronavirus della Sars. L’effetto fu poi confermato indipendentemente da altri gruppi di ricerca.
Il principio è che la clorochina mostra un effetto antivirale sinergistico con il lopinavir. Questo effetto permetterebbe una migliore penetrazione del farmaco nei tessuti. Dato che queste pompe di membrana sono ubiquitarie nei tessuti, si ipotizzò che questo effetto potesse anche sussistere nelle cellule che sono bersaglio dei Coronavirus.
La scorsa settimana – ricostruisce ancora l’Iss – è stato annunciato che la clorochina ed il ritonavir (una delle due componenti di lopinavir/r) hanno un effetto inibitorio sul nuovo coronavirus nCoV 2019, che condivide con il virus della Sars circa l’80% del genoma.
“Invito tutti alla massima cautela – ha dichiarato Andrea Savarino – perché spesso effetti osservati in vitro ed in modelli animali non si rivelano poi riproducibili quando traslati all’uomo, e anche se i primi risultati sui pazienti sembrano positivi ci vorrà tempo per avere un`indicazione definitiva”.

Native

Articoli correlati