Sessismo e razzismo: Gramellini sbircia nella scollatura delle hostess
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Sessismo e razzismo: Gramellini sbircia nella scollatura delle hostess

Il giornalista dell'ovvio pensa che i poveri vivano nelle periferie dell'esistenza e che il viaggiatore abbia diritto alla coscia e al tacco 12 della hostess.

Hostess da Buongiorno in volo
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9 Giugno 2016 - 10.30


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di Pietro Manigas
Massimo Gramellini quotidianamente delizia il palato dei lettori della Stampa pontificando su tutto con le sue banalità, tanto da essere diventato il paladino della libertà di stampa declinata alla tuttologia.
Non si era ancora spenta l’eco della fiera dell’ovvietà di ieri, quando il buongiornista concionava sulla classe dirigente della sinistra (?) romana che ha perso i contatti con le “periferie dell’esistenza” (periferie dell’esistenza? Scrive giustamente Fabio Salamida: se poi serve qualche immagine metaforica a tutti i costi, forse sarebbe più corretto parlare di “periferie dello stomaco vuoto”, “periferie dell’arrivare a fine mese”, “periferie dell’affitto da pagare”, “periferie della fila per il ticket” e così via), e vai con le hostess.
Dalla politica alla stoffa che copre la coscia il passo è breve, con tutta la retorica sessista da buon conformista in pantofole e la visione delle culture diverse come una minaccia per la cultura dominante televisiva alla Fazio che tanto ama la fu-sinistra (quella delle periferie dell’esistenza).
Scrive il mai domo:  “Direttamente da un incubo della Fallaci o da un romanzo di Houellebecq sull’Europa Saudita, ecco le nuove divise della compagnia aerea fu-italiana, ora di proprietà della Etihad di Dubai. Le ha disegnate un milanese, ma il committente è musulmano e si vede. Dalla punta dei capelli a quella dei piedi, sarebbe vano cercare un centimetro di pelle scoperta. Oltretutto l’hanno coperta male. L’Alitalia ha negato che i tessuti siano infiammabili, ma non può smentire che siano brutti. Immagino che l’abbondanza di rosso e verde intenda omaggiare la bandiera (il bianco è garantito dalla faccia disperata delle hostess quando si osservano allo specchio). Ma non conosco una sola donna italiana che indosserebbe delle calze verdi, se non sotto la minaccia di un plotone di esecuzione. E anche lì, come ultimo desiderio, chiederebbe di sfilarsele. Un’anima bella si sforzerà di vedere in questa immagine da rivista Anni Cinquanta il recupero della sobrietà perduta, ma senza il buongusto di allora. Io vi leggo la certificazione di cosa succede quando un bene italiano finisce nelle mani di una cultura che, quantomeno in materia di donne, si trova nelle condizioni più di prendere esempi che di imporne”.
Risponde con un certo stile su facebook Deborah Burroni, attivista e volontaria presso Karemaski Multi Art Lab: “A me questa regola che una donna per sentirsi libera debba per forza mostrare centimetri e centimetri di pelle mi lascia perplessa. Leggo articoli imbarazzanti riguardo alle nuove divise di Alitalia (quello di Gramellini è solo un esempio) con giudizi al vetriolo indirizzati verso i compratori di Dubai che in materia di donne non ne sanno nulla perché musulmani. Ma qui non stiamo parlando di libertà femminile, qui stiamo parlando di divise per lavorare, divise che di solito mostrano fin troppo e rendono sexy delle figure professionali quasi da dare il voltastomaco. Concordo che le calze verdi siano un accessorio di cattivo gusto, ma addirittura insorgere perché mannaggia non possiamo più guardare le cosce o le scollature delle hostess no dai, mi sembra esagerato. Per favore, cerchiamo di lottare per la dignità e la parità, non per far mostrare la mercanzia nel posto di lavoro”. 
Commenta lo scrittore e giornalista Andrea De Benedetti: “Insomma, secondo Gramellini i perfidi mori, dopo averci riempito le strade di terroristi e kebabbari, adesso provano a imporre il loro dress code puritano e ammazza-libido alle nostre hostess. Che siccome sono nostre, dovremmo continuare a vestire noi maschi occidentali, che diamine. Peraltro, non si capisce come mai le hostess di Etihad possono tenere le gambe scoperte mentre quelle di Alitalia le devono nascondere. Forse perché il loro vero, machiavellico obiettivo è quello di islamizzare l’Occidente e di occidentalizzare l’Islam. Se è così, avvisatemi che apro una catena di salumerie a Dubai
(Tra sessismo e razzismo, uno dei peggiori Gramellini di sempre)”.
Se poi volete farvi due risate e leggere la caterva di prese per i fondelli al buon Gram, basta cliccare qui: Buongiorno un cazzo. Poesia.

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