La sindrome del vecchio bischero
Top

La sindrome del vecchio bischero

Fenomenologia vernacolare del Cavaliere. Diagnosi e terapia per un male antico. [Stefano Marcelli]

La sindrome del vecchio bischero
Preroll

Stefano Marcelli Modifica articolo

16 Giugno 2011 - 12.09


ATF

Le ultime performance del Presidente del Consiglio testimoniano di un grave disorientamento e di una perdita di lucidità che sono chiari sintomi di una sindrome senile molto diffusa sino dai tempi più lontani.

Per aiutarlo a combattere gli effetti del degrado dovuto all’età che un tempo, nelle campagne toscane, si usava indicare come il male del vecchio bischero, gli proponiamo qui un breve concentrato di saggezza popolare che potrà tornargli utile sia per fronteggiare le varie asituazioni che gli si presentino, sia per ispirare le sue future uscite mediatiche. Sono tratte da un breviario di proverbi toscani che si esprimono in un linguaggio che dovrebbe suonargli familiare sia per temperamento che per lo stile vintage.

Chi signoreggia, brameggia. Chi ha ruoli importanti è pieno di desideri, il che attenua le sue responsabilità riguardo a festini, bunga-bunga, ecc.

Chi ha fatto il saggio del mèle non può dimenticare il lecco. Chi ha gustato le cose buone ( vedi giovin figliole et similia ) non dimentica quelle leccornie e continua a desiderarle ( anche se ormai può goderne solo in modo indiretto e precario).

Chi porta la su’ moglie a ogni festa, e fa bere il su’ cavallo a ogni fontana, in capo all’anno il cavallo avrà bolso e la moglie p***ana. Gli amici e i conoscenti che hanno accompagnato le proprie consorti alle feste notturne, sanno cosa si possono aspettare.

Duro che duri! Dopo “ meglio andare a maiala che essere gay “ , questa potrebbe essere la prossima sentenza per un convegno di premi Nobel, o la Conferenza sulla Famiglia.

Finché la bocca prende e il culo rende… in tasca alle medicine e a chi le vende. Questa, invece, la consigliamo per un convegno sulla medicina naturale.

Quando il culo è avvezzo al peto un c’è verso avello cheto. Se non è già successo, siamo certi che accadrà, non sappiamo in quale consesso internazionale, ma accadrà. E allora, per buttarla sul ridere, si può utilizzare questo adagio.

Tira più un pelo di fia che un carro di buoi. Questo è un vero classico della saggezza popolare, una sentenza sportiva e allo stesso tempo elegante che può essere utilizzata con profitto in qualunque situazione. Anche ( qualora se ne presentasse l’occasione ) in tribunale.

Il Nostro dovrebbe riflettere sugli effetti dei suoi comportamenti da uomo delle istituzioni sulla moralità del Paese e in particolare sull’ educazione dei giovani, come gli hanno ricordato recentemente i vertici della Chiesa e di Confindustria, e lo conferma anche un antico adagio che È meglio ammazzare uno che mettere una cattiva usanza.

Il Premier ha costruito il proprio mito sulle sue capacità di arricchimento, ma i vecchi raccomandavano : Fatta la roba, facciam la persona. Si è fermato, evidentemente, alla prima fase.

Anche perché si è circondato, più che di saggi consiglieri, di nugoli di acritici adulatori ( non solo fra i direttori di giornali e TG ) e non sa che La lode giova al savio e nuoce al matto.

Anche perché, i gran personaggi o non hanno figliuoli o non son saggi.

Ora si metta l’animo in pace perché è evidente che Siamo alle porte co’ sassi

della fine del suo regno. E non gliene va bene più una, giacché i santi vecchi non fanno più miracoli.

D’altro canto, è durato anche troppo, visto che Signor di maggio dura poco, vale a dire che chi prende il potere e lo tiene con le feste e i festini non lo mantiene a lungo.

Si renderà presto conto che quel Popolo cui si è sempre rivolto ritenendolo il suo interlocutore diretto, è già pronto ad abbandonarlo a se stesso, così come molti suoi adepti in Parlamento, immemori dei tanti favori goduti, poiché La gente son cattivi.

Speriamo vivamente che questo modesto contributo di saggezza popolare possa confortarlo in questo difficile (e imbarazzante ) momento.

Native

Articoli correlati