Spyware Graphite, la procura indaga: telefoni spiati di D’Agostino, giornalisti, attivisti e Vlaardingerbroek
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Spyware Graphite, la procura indaga: telefoni spiati di D’Agostino, giornalisti, attivisti e Vlaardingerbroek

Nell’ambito dell’inchiesta sul caso Paragon, la procura di Roma ha disposto accertamenti tecnici irripetibili su sette dispositivi telefonici appartenenti alle persone ritenute parti lese nell’indagine.

Spyware Graphite, la procura indaga: telefoni spiati di D’Agostino, giornalisti, attivisti e Vlaardingerbroek
Roberto D'Agostino
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19 Giugno 2025 - 19.18


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Nell’ambito dell’inchiesta sul caso Paragon, la procura di Roma ha disposto accertamenti tecnici irripetibili su sette dispositivi telefonici appartenenti alle persone ritenute parti lese nell’indagine. Si tratta del fondatore di Dagospia, Roberto D’Agostino, dell’influencer olandese Eva Vlaardingerbroek (relatrice al recente Remigration summit), dei giornalisti Francesco Cancellato e Ciro Pellegrino, e degli attivisti di Mediterranea Saving Humans Luca Casarini, Giuseppe Caccia e don Mattia Ferrara. L’incarico verrà formalmente conferito lunedì.

La vicenda ruota attorno al malware Graphite, sviluppato dalla società israeliana Paragon, usato dai servizi segreti italiani per sorvegliare membri della ONG Mediterranea. In maniera ancora inspiegabile, il software sarebbe stato installato anche nei telefoni di alcuni giornalisti. L’indagine, al momento contro ignoti, ipotizza reati come l’accesso abusivo a sistemi informatici e l’installazione illecita di dispositivi atti all’intercettazione, secondo l’articolo 617 del codice penale. Le operazioni tecniche sono coordinate con la procura di Napoli, che ha aperto un fascicolo parallelo. L’Ordine dei giornalisti e la Federazione Nazionale Stampa Italiana, costituitisi nel procedimento, potranno designare propri consulenti per seguire gli accertamenti.

“Lo scandalo intercettazioni illegittime esplode ogni giorno di più”, scrive Matteo Renzi sui social con l’hashtag ItalianWatergate. “Se davvero anche Dagospia è stata messa sotto controllo, come sembra, siamo davanti a una svolta clamorosa. Io non sono un fan di D’Agostino e con lui ho avuto scontri molto duri, in tutte le sedi. Ma se anche Dagospia è stata spiata e il Governo italiano continua a far finta di nulla, siamo in presenza di un fatto gravissimo. Nelle democrazie NON si spiano i giornalisti. Se si spiano i direttori delle testate giornalistiche non è più democrazia. Tutti zitti anche stavolta?”.

Ancora, nella sua enews, Renzi rilancia: “Il governo Meloni-Mantovano sulla vicenda Almasri, sulla vicenda Paragon, sull’utilizzo dell’intelligence e del golden power, sulle norme scandalose del decreto sicurezza, sullo spreco di soldi pubblici in Albania è un governo che ha violato ogni consuetudine e secondo me ha violato anche leggi e contratti”.

Dopo la relazione presentata ai primi di giugno, anche il Copasir ha deciso di approfondire l’indagine “su eventuali profili di competenza in relazione alle presunte intrusioni in dispositivi mobili rese note da altri due giornalisti nelle ultime settimane”. Intanto, l’organizzazione americana per i diritti digitali AccessNow ha inviato una lettera ufficiale a Paragon Solutions, chiedendo chiarimenti sull’uso del malware Graphite.

“Se evase da parte di Paragon, porterebbero alla luce tutto ciò che ancora viene tenuto nascosto anche dopo la relazione del Copasir”, afferma Luca Casarini, capo missione di Mediterranea Saving Humans. AccessNow domanda: “A seguito della risoluzione del contratto con l’Italia, quali azioni specifiche intraprenderà l’azienda per porre fine a questo rapporto?”, e ancora, chiede chiarimenti “sulle misure per evitare che i governi continuino a utilizzare il software dopo la risoluzione del contratto, come avvenuto per l’Italia”.

Infine, vengono sollecitate spiegazioni su “quali procedure e misure di sicurezza tecniche e legali sono state messe in atto per garantire che Paragon sia in grado di rilevare, monitorare e segnalare gli abusi non appena si verificano?”, e su “quali misure vengono adottate per porre rimedio ai danni causati alle vittime recentemente identificate in Italia”.

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