Eva Kaili prepara la 'controffensiva' ma intanto in Grecia l'anti-riciclaggio controlla le sue attività
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Eva Kaili prepara la 'controffensiva' ma intanto in Grecia l'anti-riciclaggio controlla le sue attività

Eva Kaili, l'eurodeputata greca del Pasok ed ex vice presidente del parlamento europeo pronta alla difesa ma l'indagine non si ferma

Eva Kaili prepara la 'controffensiva' ma intanto in Grecia l'anti-riciclaggio controlla le sue attività
Eva Kaili
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17 Dicembre 2022 - 21.35


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Uno scandalo che potrebbe portare lontano. Proseguono a ritmo serrato le indagini in Belgio per decifrare tutti gli aspetti dello scandalo Qatargate. E si guarda all’udienza della prossima settimana, giovedì 22, sulla custodia cautelare di Eva Kaili, l’eurodeputata greca del Pasok ed ex vice presidente del parlamento europeo, che potrebbe riservare una strategia difensiva piuttosto aggressiva, considerando almeno il presenzialismo sui media, in particolare greci, del suo avvocato Michalis Dimitrakopoulos.

Dopo l’arresto di venerdì 9 dicembre, nei giorni scorsi sono già stati confermati gli arresti per l’ex eurodeputato Antonio Panzeri, per il compagno e assistente di Kaili Francesco Giorgi e per Niccolò Figa’-Talamanca. Accanto all’inchiesta per corruzione e riciclaggio a Bruxelles, altre autorità nazionali si stanno muovendo, oltre ovviamente a quelle italiane scese in campo dal primo momento per l’arresto della moglie e la figlia di Antonio Panzeri (dovranno comparire in corte d’appello a Brescia per la consegna alle autorità del Belgio).

Oltre al faro acceso da giorni dagli inquirenti belgi sui legami di Panzeri anche con il Marocco e le autorità marocchine, la giustizia greca sta ora vagliando in particolare l’attività di Kaili. Si è mobilitata l’Autorità Antiriciclaggio e il responsabile, Charalambos Vourliotis, ha ordinato il congelamento totale in Grecia dei beni di Kaili, del compagno Giorgi, dei genitori e della sorella, avviando controlli su tutte le loro proprietà, con un’ordinanza inoltrata a banche e catasto. Il focus è ora sulla Elontech, indicata dalla stampa ellenica come Ong fondata nel 2017 e guidata dalla sorella Matalena e su cui sarebbero in corso verifiche in particolare rispetto ai flussi di denaro.

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Il nodo è che la Elontech, con sede a Kolonaki, nello stesso indirizzo della società immobiliare fondata dall’eurodeputata, verrebbe indicata come veicolo utilizzato per attrarre programmi europei fino a 15 milioni di euro, cifre stellari, insomma, rispetto al milione e mezzo in contanti già sequestrato dagli inquirenti belgi a Bruxelles, 750mila nella sola casa della Kaili. L’avvocato della politica greca ha però negato: la Elontech «non è una ong e non ha ricevuto un euro di finanziamenti», ha replicato. È «un’iniziativa giuridica di scienziati e ricercatori nel campo del diritto e delle nuove tecnologie» e «non è una entità legale», ha fatto sapere dettagliando società, e non, della Kaili.

Lo shock per la vicenda tra gli eurodeputati non accenna intanto a placarsi. La presidente della Delegazione per le relazioni con la penisola arabica del Parlamento europeo, Hannah Neumann (Verdi) ha dichiarato ad esempio al New York Times che Kaili si è recata a Doha al suo posto rilasciando «dichiarazioni molto più favorevoli al Qatar rispetto alla posizione del Parlamento, fingendo di parlare a nome» dell’Eurocamera. 

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Secondo Neumann il suo viaggio a Doha era stato programmato per oltre un anno, per valutare i progressi del Qatar prima dell’inizio dei mondiali di calcio. A settembre le è però stato comunicato bruscamente dal governo del Qatar, che il viaggio sarebbe stato cancellato perché l’edificio dell’incontro era in costruzione. Neumann ha quindi spiegato di essersi stupita e arrabbiata un mese dopo quando ha appreso che Kaili si era recata in Qatar al posto suo. Nell’occasione l’ex vice presidente del Pe ha anche incontrato il capo di Stato, lo sceicco Tamim bin Hamad al Thani, in un incontro che secondo fonti interpellate dal quotidiano sarebbe stato organizzato dalla stessa Kaili.

Sulla vicenda è tornato ad indignarsi il segretario del Pd Enrico Letta: «Noi ora passiamo il testimone di un partito fatto di gente perbene, non accetteremo mai tutta la sporcizia che ci sta cadendo addosso con questo scandalo», ha detto. «Noi siamo parte lesa abbiamo chiesto una commissione di inchiesta e chiederemo che chi ha sbagliato paghi il conto». 

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