In Ucraina i diplomatici fanno le valigie: il countdown è iniziato
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In Ucraina i diplomatici fanno le valigie: il countdown è iniziato

La crisi Ucraina diventa di giorno in giorno più incandescente. Mentre il vice capo di stato maggiore dell'ufficio esecutivo presidenziale russo, Dmitry Kozak

In Ucraina i diplomatici fanno le valigie: il countdown è iniziato
La crisi tra Russia e Ucraina
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

11 Febbraio 2022 - 16.34


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Via dall’Ucraina. Subito. Segno inequivocabile che il countdown è iniziato.

Fate le valigie

La crisi Ucraina diventa di giorno in giorno più incandescente. Mentre il vice capo di stato maggiore dell’ufficio esecutivo presidenziale russo, Dmitry Kozak, afferma senza mezzi termini che i negoziati dei leader del cosiddetto “formato Normandia” (Russia, Germania, Ucraina e Francia) non hanno portato a superare le divergenze sull’interpretazione degli accordi di Minsk, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha invitato i cittadini americani a lasciare immediatamente l’Ucraina.

“I cittadini americani dovrebbero andarsene adesso. Abbiamo a che fare con uno dei più grandi eserciti del mondo” e “le cose potrebbero sfuggire di mano rapidamente”, ha detto Biden intervistato dal giornalista Lester Holt di Nbc.

Il presidente ha ribadito che non invierà truppe a terra in Ucraina, nemmeno per evacuare gli americani in caso di invasione russa perché sarebbe come scatenare una “guerra mondiale”. “La guerra mondiale – ha detto – è quando americani e russi cominciano a spararsi”. Ha poi sostenuto che se il presidente russo Vladimir Putin “è abbastanza folle da provarci, è abbastanza intelligente da non farlo, e di non fare niente che possa avere conseguenze negative sui cittadini americani”.

Il giornalista gli ha chiesto se avesse detto le stesse cose al presidente russo, e Biden ha risposto. “Si'”. Ma alla domanda se avesse usato proprio questi termini, cioè  se avesse avvertito Putin che toccare gli americani avrebbe rappresentato un punto di non ritorno, il presidente ha risposto: “Non gli ho detto così, ma ne abbiamo parlato e lui lo sa”.

L’invito a lasciare l’Ucraina rivolto ai cittadini americani è stato rilanciato anche dall’ambasciata Usa a Kieve sul sito del Dipartimento di Stato, nella pagina dedicata ai viaggi, dove si legge: “Non viaggiare nel Paese a causa delle aumentate minacce di azioni militari russe e della pandemia”. E ancora: “Quelli che si trovano in Ucraina devono partire ora con mezzi commerciali o privati. Se restano in Ucraina, esercitino maggiore prudenza a causa della criminalità, dei disordini civili e potenziali operazioni di combattimento nel caso la Russia intraprenda l’azione militare”.

Anche il Canada ha raccomandato ai suoi concittadini di lasciare l’Ucraina in quanto, come scrive il ministero degli Esteri sul suo sito web, “l’azione militare russa potrebbe interrompere i viaggi e i servizi in tutto il Paese. I voli potrebbero essere interrotti o cancellati”. Per chi decidesse comunque di restare il consiglio è uno solo: “Preparati a rifugiarti”.

Intanto, l’ambasciata russa a Kiev sta valutando la partenza temporanea dall’Ucraina del suo personale non essenziale, ha dichiarato ieri alla Tass una fonte dell’ambasciata russa. “La questione è stata attivamente esaminata”, ha affermato la fonte. In precedenza, il ministro degli Esteri Sergey Lavrov aveva spiegato che il ministero avrebbe consigliato al personale non essenziale dell’ambasciata in Ucraina di lasciare temporaneamente il paese, “dato quello che stavano facendo le ambasciate occidentali”. Lavrov ha anche duramente criticato i media occidentali accusati di spargere voci “secondo cui la Russia si starebbe preparando per un’operazione per prendere Kiev e altre città ucraine, per organizzare un colpo di stato in Ucraina”.

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Mosca: “La reazione militare russa è ancora solo un’ipotesi”

Una reazione militare russa in reazione alla mancata risposta da parte occidentale alle richieste di sicurezza avanzate da Mosca è “ancora una questione ipotetica” e la Russia farà di tutto per arrivare a un accordo, ha dichiarato il vice ambasciatore della Federazione russa presso le Nazioni Unite, Dmitry Polyanskiy. Un’intesa che deve interessare Usa e Nato nell’ottica di maggiore stabilità, anche “per senso di conservazione”.

Il diplomatico in una intervista riportata dai media russi tocca diversi punti della crisi che vede al centro l’Ucraina. Sostiene tra l’altro che Mosca è convinta che Kiev “non abbia altra possibilità se non applicare gli Accordi di Minsk per tentare di porre fine alla guerra in Donbass”. Questa posizione sarà ribadita, ha detto Polyanskiy, alla riunione del Consiglio di Sicurezza Onu in agenda il 17 febbraio.

“Polyanskiy afferma che la Federazione russa è preoccupata dal fatto che 175mila soldati americani si trovino fuori dai confini Usa e soprattutto dall’avvicinamento alle frontiere russe di “infrastrutture militari nato”. Gli Stati Uniti e l’Alleanza atlantica devono condividere lo sforzo verso la stabilità globale, “se non altro per senso di autoconservazione”

Le Forze dello Zar

Di grande interesse è il quadro analitico tratteggiato da il Post: “Negli ultimi due decenni la Russia ha investito molte risorse per modernizzare il suo esercito, che tra la fine degli anni Novanta e l’inizio degli anni Duemila aveva mostrato di essere estremamente arretrato e poco efficiente. Vladimir Putin, oggi presidente ma di fatto al potere in Russia dal 1999, ha reso le forze armate russe una minaccia reale e temibile per i suoi avversari: è un fattore importante da considerare, in questi giorni di altissima tensione al confine con l’Ucraina.

Sotto la leadership di Putin, l’esercito russo si è molto rafforzato: ha acquisito armi più precise ed efficaci, ha messo in piedi una catena di comando strutturata e formata da soldati di professione con esperienza alle spalle, e ha sviluppato una modalità “ibrida” di fare la guerra, mischiando l’uso della forza con attacchi informatici mirati e una potente macchina di propaganda al servizio del regime. Negli ultimi anni la Russia ha applicato gli strumenti di questa “guerra ibrida” anche in Ucraina, prima invadendo e annettendo la Crimea e poi sostenendo i ribelli separatisti nelle regioni orientali del paese. È anche per questo che oggi molti governi occidentali, oltre che il governo ucraino, sono preoccupati per i circa 100mila soldati ammassati al confine con l’Ucraina: in caso di invasione non sembra infatti che l’esercito ucraino abbia le capacità per opporre grande resistenza.

Vent’anni fa l’esercito russo era assai diverso da quello che oggi fa preoccupare l’Occidente.

Nei primi anni della presidenza Putin aveva moltissimi problemi, che furono evidenti sia durante la lunga guerra in Cecenia sia in un tragico incidente avvenuto il 12 agosto 2000, quando un siluro esplose all’interno del sottomarino nucleare Kursk affondandolo nel mare di Barents e uccidendo tutti i 118 marinai a bordo. In un documentato report tema, il New York Times ha scritto che allora «i più importanti ufficiali vivevano in case popolari ammuffite e infestate dai topi» e i soldati poco addestrati invece di usare i calzini «spesso avvolgevano i piedi in fasce di stoffa, come avevano fatto i loro predecessori» nella Russia zarista e nell’Unione Sovietica.

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Un momento di svolta arrivò nel 2008, durante la guerra che la Russia combatté contro l’esercito georgiano che aveva invaso l’Ossezia del Sud.

I russi riuscirono rapidamente a respingere le truppe della Georgia nel loro territorio, ma il conflitto mise in evidenza alcune grandi debolezze che caratterizzavano ancora l’apparato militare russo. Per esempio ci furono diversi episodi gravi di “fuoco amico” a causa del fatto che le truppe di terra non erano in contatto radio con l’aviazione; le comunicazioni funzionavano così poco che i militari a volte dovevano usare i loro cellulari personali; e carri armati e altri mezzi militari si rompevano spesso.

Dopo la guerra contro la Georgia, il regime russo avviò un processo di estesa modernizzazione dell’esercito, sia per quanto riguarda le armi da impiegare nei conflitti sia rispetto all’addestramento dei soldati e alla struttura della catena di comando. Tra le altre cose, cominciò a fare meno affidamento sui coscritti e a basarsi sempre di più su un nucleo snello di soldati ben addestrati e meglio pagati, per esempio, di molti dipendenti statali; e acquistò oltre mille nuovi aerei da guerra, tra cui i più avanzati della flotta, i SU-35S, che oggi sono in parte stati mandati in Bielorussia per le esercitazioni militari congiunte che dovrebbero tenersi il mese prossimo.

Uno degli elementi più importanti per il rafforzamento dell’esercito russo, ha scritto il New York Times, fu però l’accumulo di esperienza ottenuto nel corso degli anni facendola, la guerra. Una delle più importanti fu quella combattuta in Siria a fianco del presidente siriano Bashar al Assad, iniziata nel 2015 contro i ribelli che volevano rovesciare il regime.

L’intervento militare in Siria – che cambiò radicalmente l’andamento della guerra, fino a quel momento molto sfavorevole ad Assad – dimostrò in particolare i passi avanti che erano stati fatti nell’uso di missili guidati di precisione, ma non solo. Diversi esperti ritengono che fu una specie di “laboratorio” per affinare tattiche e armi, e per dare maggiore responsabilità anche agli ufficiali di livello più basso.

Il mese scorso il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, ha detto che tutti i comandanti delle truppe di terra, il 92 per cento dei piloti e il 62 per cento dei militari della Marina hanno una qualche esperienza di combattimento. Il generale Philip Breedlove, comandante della Nato quando iniziò la guerra in Ucraina orientale nel 2014, ha detto: «La cosa che dobbiamo riconoscere ai russi è che stanno imparando a essere una forza di apprendimento e adattamento. Ogni volta che li vediamo in un conflitto sono un po’ migliori della volta precedente».

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Nonostante i grandi avanzamenti compiuti negli ultimi vent’anni, l’esercito russo mantiene diverse debolezze, in particolare per i pochi investimenti fatti nel campo della ricerca e sviluppo. Ancora oggi la Russia possiede pochi nuovi sistemi d’arma creati completamente da zero, e gran parte del processo di modernizzazione è passato dalla ristrutturazione di sistemi ormai vecchi e poco efficaci.

Le truppe e le armi ammassate al confine con l’Ucraina danno comunque a Putin una varietà molto ampia di opzioni militari, tra cui la conquista di città e di porzioni significative di territorio (gli Stati Uniti hanno detto di ritenere che Putin non abbia ancora preso una decisione finale su un possibile uso della forza contro  l’Ucraina). L’impressione generale è che, se i soldati russi dovessero infine invadere l’Ucraina, l’esercito ucraino non avrebbe troppe possibilità di resistere, nonostante negli ultimi anni si sia rafforzato, diventando più grande e meglio armato”.

Kiev indossa l’elmetto

Secondo il raiting di Global Firenower del 2022, una piattaforma che riporta una graduatoria mondiale basata sulla potenza militare di ciascun Paese, le Forze Armare dell’Ucraina si collocano al 22°posto su140. In precedenza, nel settembre 2021, l’Esercito di Kiev si era posizionato al 25° posto, nel 2020 al 27° e nel 2018 al 29°. Secondo la società di rating, l’indice di forza dell’Esercito ucraino è di 0,3266, dato che ha collocato Kiev tra Taiwan e il Canada, i cui indici sono rispettivamente 0,3215 e 0,3601. Nell’elaborazione del rating, Global Firepower prende in considerazione le risorse umane del Paese; l’effettiva potenza delle sue forze terrestri, navali e aeree; capacità logistiche dello Stato (anche per lo spostamento delle truppe); risorse di carburante; capacità finanziaria e spesa per la difesa, nonché aspetti geografici (tra cui la lunghezza dei confini). Gli Stati Uniti, con un indice di 0,0453 si collocano al primo posto, segue la Russia con il valore di 0,0501 e la Cina con 0,0511.

Nel dettaglio, oggi l’esercito ucraino può contare su circa 145/150mila uomini (incluse le forze aviotrasportate/paracadutisti) e su approssimativamente 50mila effettivi della Guardia Nazionale (che sovrintende al controllo dei confini), a cui si aggiungono 10mila della difesa civile, entrambi però non alle dipendenze del ministero della Difesa di Kiev. L’esercito rappresenta la fetta maggiore delle forze armate ucraine (12mila uomini fanno parte della marina e 40mila dell’aeronautica), ma nonostante una grande industria della difesa e vaste scorte di armi, gran parte dell’equipaggiamento dell’Ucraina è obsoleto oppure non è più aggiornato o comunque abbisogna di riparazioni significative.

Ciononostante, rimarcano gli analisti militari, negli arsenali ucraini sono presenti una serie di Mbt (Main Battle Tank) , Afv (Armoured Fighting Vehicles) e sistemi di artiglieria in numero tale da rappresentare una massa d’urto che, data la caratteristica di un possibile conflitto difensivo, e in particolar modo urbano, potrebbe offrire una certa resistenza in caso di invasione russa.

Una invasione che appare sempre più probabile. E ravvicinata.

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