Per l'Afghanistan l'unico vertice che conta è quello tra il direttore della Cia e il capo dei Talebani
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Per l'Afghanistan l'unico vertice che conta è quello tra il direttore della Cia e il capo dei Talebani

Ill vertice che conta non è quello del G-7, ma è quello che il direttore  direttore della Cia, William Burns, ha avuto  segretamente a Kabul con il leader dei talebani, Abdul Ghani Baradar

Caos all'aeroporto di Kabul
Caos all'aeroporto di Kabul
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

24 Agosto 2021 - 17.06


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Il vertice che conta non è quello del G-7, ma è quello che il direttore  direttore della Cia, William Burns, ha avuto  segretamente a Kabul con il leader dei talebani, Abdul Ghani Baradar. È quanto riferisce il Washington Post citando un funzionario coinvolto nel dossier che ha parlato in forma anonima al quotidiano. Si tratterebbe del vertice di più alto livello avvenuto tra i talebani e un membro dell’amministrazione Biden dalla caduta di Kabul. La Cia non ha commentato l’indiscrezione. Secondo il Washington Post, è presumibile che al centro del colloquio vi sia stata la possibilità di estendere oltre il 31 agosto la scadenza per portare a conclusione il ponte aereo.

 Il resto sono ammuine diplomatiche, minacce che non avranno seguito. Perché l’obiettivo degli americani in questa fase è uno e uno solo: si chiama evacuazione. Entro i tempi annunciati, vale a dire il 31 agosto prossimo. 

Il consiglio dei consiglieri

 Non si tratta solo e tanto di una imposizione dei Talebani. Perché di andarsene in fretta da Kabul è il mantra che consiglieri più stretti di Joe Biden stanno ripetendo da giorni all’inquilino della Casa Bianca, spingendo per non estendere la data del ritiro dall’Afghanistan oltre quella già fissata del 31 agosto. Lo riferisce la Cnn, spiegando che il Pentagono ha suggerito al presidente americano di decidere entro oggi se estendere o meno la scadenza. Il sollecito è stato lanciato per consentire di programmare anche il ritiro dei 5.800 soldati americani che presidiano l’aeroporto di Kabul. Se Biden fosse d’accordo, l’esercito prevede «qualche giorno in più» per cercare di evacuare quante più persone possibile prima che inizi il ritiro delle forze statunitensi, possibilmente alla fine di questa settimana.

Il portavoce del dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, John Kirby, ha dichiarato in una conferenza stampa che Washington punta a completare le operazioni di evacuazione dall’Afghanistan entro il 31 agosto “perché quella è la scadenza indicata dal comandante in capo delle Forze armate”, il presidente Joe Biden. In merito alle minacce lanciate dai talebani in caso di un posticipo del ritiro del personale militare, come chiesto da diversi alleati Nato, Kirby ha sottolineato che vi sono contatti con il gruppo estremista ogni giorno e che l’amministrazione Usa è “consapevole di quanto affermato (dai talebani) sulla scadenza”.

Harris: “Ritiro decisione coraggiosa e giusta”.

Gli Stati Uniti sono “completamente concentrati” sui trasferimenti dall’aeroporto internazionale di Kabul per portare via dall’Afghanistan cittadini americani e afghani a rischio passata più di una settimana dalla resa della capitale afghana ai Talebani. Lo ha ripetuto da Singapore Kamala Harris dopo le parole arrivate ieri durante la conferenza stampa con il premier Lee Hsien Loong. “Sono pienamente consapevole del fatto che gli occhi del mondo sono puntati sull’Afghanistan”, ha detto la vice presidente americana, che ha difeso il ritiro Usa dall’Afghanistan parlando di una “decisione coraggiosa e giusta” del presidente Joe Biden. “Abbiamo raggiunto l’obiettivo per cui eravamo andati lì”, ha ribadito da Singapore dove è arrivata domenica per un viaggio che prosegue in queste ore in Vietnam.

Mentre i leader mondiali discutono sulla deadline del 31 agosto – data entro cui deve completarsi il ritiro dall’Afghanistan, secondo gli accordi firmati con i Talebani-, a migliaia di afghani viene impedito di entrare nell’aeroporto per l’evacuazione. Nelle scorse ore sono esplosi colpi di arma da fuoco, con centinaia di persone ammassate fuori dal North Gate, controllato dalle truppe americane.

In questo scenario di caos armato,  L’Alta commissaria dell’Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet, ha riferito di rapporti credibili di gravi abusi nelle aree sotto il controllo dei talebani in Afghanistan. Tra questi si segnalano “esecuzioni sommarie” di civili e forze di sicurezza che avevano deposto le armi, restrizioni ai diritti delle donne di muoversi liberamente e delle ragazze di andare a scuola. Bachelet ha esortato il Consiglio per i diritti umani a intraprendere “un’azione coraggiosa e vigorosa” per monitorare la situazione nel Paese asiatico.

Bachelet ha rivolto un appello ai talebani affinché rispettino diritti e libertà delle donne e delle bambine afghane, definendole una “linea rossa”. “Una linea rossa fondamentale per i talebani sarà il trattamento delle donne e delle bambine e il rispetto per i loro diritti alla libertà, al libero movimento, educazione, espressione, lavoro, sulla base delle norme internazionali sui diritti umani”, ha detto l’ex presidente cilena ad una sessione del Consiglio Onu sui Diritti Umani.

 

Il  G7 al quale partecipano anche il segretario generale della Nato e dell’Onu- dovrebbe essere l’occasione per ribadire l’impegno a tutela delle conquiste in Afghanistan negli ultimi 20 anni, dall’istruzione femminile ai diritti di donne e minoranze; per discutere della collaborazione nelle operazioni  di evacuazione dall’aeroporto di Kabul e della politica a lungo termine sull’Afghanistan per “garantire che qualsiasi nuovo governo sia inclusivo e rispetti gli obblighi internazionali”, come si legge in una nota di Downing Street. 

Nella bozza di risoluzione che gira in queste ore, e che dovrebbe essere adottata dai leader al termine del vertice, si legge: “Nessun Paese riconosca unilateralmente il regime talebano, occorre un coordinamento con il Consiglio di sicurezza dell’Onu” anticipa la tv satellitare Al Arabiya. Nella dichiarazione i leader confermano la loro “solidarietà con il popolo afghano”. Un nodo da sciogliere è proprio un’eventuale proroga dei tempi del ritiro delle truppe. Su questo Gb (con Francia e Germania) e Usa sono in disaccordo, ma pare che la linea di Washington stia avendo la meglio. E’ “improbabile” che si vada oltre la data del 31 agosto, anche se Londra sta cercando di convincere gli americani a estendere il ponte aereo da Kabul. Si è espresso così il  ministro britannico della Difesa, Ben Wallace, a poche ore dal vertice. “Penso sia improbabile – ha detto a Sky News – Non solo per quello che hanno detto i Talebani (ci sarebbero “conseguenze” se le forze straniere restassero oltre il 31 agosto, ndr), ma anche per le dichiarazioni pubbliche del presidente Biden. Vale sicuramente la pena di provarci tutti – ha aggiunto Wallace- e lo faremo”. Secondo il ministro britannico, intervistato poi dalla Bbc, una delle prime ritorsioni dei Talebani potrebbe essere la chiusura dell’aeroporto “con la forza” se gli Usa e i loro alleati proveranno a estendere la scadenza: “Le conseguenze potrebbero andare dall’impedire alle persone di raggiungere l’aeroporto ad attività militari che potrebbero potenzialmente chiudere lo scalo. Ecco perché il nostro obiettivo è portar fuori quante più persone, ogni ora”. 

Boris Johnson ha nel frattempo anticipato anche in un tweet le richieste che ha poi avanzato  nel vertice del  pomeriggio. “Oggi presiederò un incontro d’emergenza del G7 per coordinare la nostra risposta alla crisi in Afghanistan. Chiederò ai nostri amici ed alleati di restare al fianco del popolo afghano ed aumentare il supporto per i rifugiati e gli aiuti umanitari. Useremo ogni leva diplomatica ed umanitaria per salvaguardare i diritti umani e i progressi fatti in Afghanistan negli ultimi vent’anni. I talebani verranno giudicati per le loro azioni e non le loro parole”.  Nel frattempo, l’Onu ha avvertito che l’Afghanistan potrebbe iniziare a rimanere a corto di cibo entro poche settimane, dopo che il caos aeroportuale ha interrotto l’arrivo di beni di prima necessità, con 18,5 milioni di persone che dipendono dagli aiuti alimentari per superare l’inverno. Evacuazioni a ritmo “da guerra” 

Migliaia di persone dovrebbero lasciare il Paese oggi.

 Gli Stati Uniti hanno affermato che in circa 16.000 si sono imbarcate su voli di soccorso tra domenica mattina e lunedì pomeriggio, il numero più alto mai raggiunto. La Nato ha stimato in 50.000 il numero di persone evacuate da quando i talebani hanno preso il potere, ma questo è ancora ben al di sotto degli oltre 100.000 rifugiati che le nazioni occidentali avevano promesso di accogliere. “Finora sono state evacuate da Kabul 400 persone, tra i collaboratori della delegazione dell’Ue in Afghanistan e i loro familiari” ha intanto reso noto un funzionario dell’Unione europea. “Ci vorrà ancora del tempo per avere un quadro completo delle evacuazioni che sono ancora in corso”. Alcune persone “resteranno là” Ma nonostante gli sforzi per evacuare “quante più persone possibili”, ce ne saranno alcune “che rimarranno là” a causa della “situazione veramente drammatica” che si vive a Kabul e delle difficoltà per riuscire ad arrivare all’aeroporto. Lo ha affermato la ministra della Difesa spagnola, Margarita Robles, in un’intervista concessa alla radio Cadena Ser. “I talebani stanno diventando sempre più aggressivi”, ha aggiunto Robles, “c’è una situazione di violenza molto evidente”. Inoltre, ha aggiunto la ministra spagnola, molti collaboratori del Paese iberico risiedono in altre zone dell’Afghanistan, motivo per il quale per loro raggiungere Kabul è particolarmente complicato. “Stiamo facendo il possibile”, ha aggiunto Robles, ma “ci sarà gente che rimarrà laggiù per motivi che non dipendono da noi”.

 L’Unione europea annuncerà oggi un incremento del budget di aiuti umanitari Ue a favore degli afghani da 50 a 200 milioni di euro: lo ha anticipato con un tweet la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. 

Cina boccia sanzioni: “Sono controproducenti”

La Cina boccia l’ipotesi di sanzioni all’Afghanistan, definite “controproducenti”, replicando a una proposta del ministro degli Esteri britannico, Dominc Raab, contenuta in un intervento pubblicato dal Telegraph. “La comunità internazionale dovrebbe incoraggiare e spingere la situazione afghana verso una direzione positiva”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Wang Wenbin, rimarcando sostegno a “ricostruzione pacifica” e a miglioramento dei livelli di sussistenza e benessere. “Le sanzioni arbitrarie contro i talebani non risolveranno il problema in Afghanistan”, ha aggiunto Wang nel briefing quotidiano.

Il governo che verrà

L’ex presidente afghano, Hamid Karzai, e l’ex vice del suo successore Ashraf Ghani, Abdullah Abdullah, faranno parte, insieme al capo dei talebani Abdul Ghani Baradar, del consiglio di 12 membri che governerà l’Afghanistan. Lo hanno riferito a Sputnik fonti vicine alla dirigenza talebana. “L’Afghanistan sarà governato da un consiglio di 23 membri, a eccezione del presidente e dell’emirato”, ha spiegato la fonte, “finora il consiglio si è accordato su Abdul Ghani Baradar, Mullah Yaqub (figlio del Mullah Omar, fondatore del movimento), Khalil-ur-Rehman Haqqani (membro d’alto rango della milizia talebana Haqqani), Abdullah Abdullah, Hamid Karzai, Hanif Atmar (ex ministro dell’Interno) e Gulbuddin Hekmatyar (ex capo dei mujaheddin e fondatore del partito Hezb-i Islami)”. Sugli altri cinque membri è ancora in corso la trattativa, ha aggiunto la fonte. Mentre Kabul cadeva in mano ai talebani e il presidente Ghana fuggiva dal Paese, Karzai, Abdullah e Hekmatyar avevano costituito un consiglio di transizione per dialogare con gli studenti coranici. 

I negoziati in corso tra i leader talebani ed i leader della resistenza guidati da Ahmed Massoud finora non hanno raggiunto alcun progresso” per una soluzione pacifica che eviti lo scontro armato nel Panshir, ultima roccaforte della resistenza ai militanti islamici. E’ quanto riferisce su twitter Panshir Province, account riconducibile all’Alleanza del nord, che assicura: “I nostri gruppi della resistenza sono pienamente equipaggiati e pronti a combattere, in nessun caso ci sarà la resa”. 

Intanto, per portarsi avanti col lavoro, i Talebani hanno nominato il nuovo ministro delle finanze, il capo dell’intelligence e ministro dell’Interno ad interim: lo riferisce l’agenzia di stampa Pajhwok. Sarà Gul Agha il nuovo ministro delle finanze, e Sadr Ibrahim responsabile dell’Interno. A Najibullah la giuda dell’intelligence, mentre il Mullah Shirin sarà il governatore di Kabul, affiancato da Hamdullah Nomani come sindaco.

Il “generale” Giorgia

Visto che l’Italia non si fa mai mancare niente, in fatto di riduzione di tragedie internazionali a misere beghe interne, ecco la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, sancire, parlando al Meeting di Rimini: “Non credo che i corridoi umanitari siano la soluzione, ma aiutare i Paesi limitrofi all’Afghanistan per accogliere i profughi. Quello dei profughi è “un grande tema”, ha detto ancora Meloni, ma il fatto che l’Unione europea parli solo di questo “dimostra la sua debolezza”, perché “è totalmente assente sulla politica estera”.

E della partita a chi le spara più grosse non poteva chiamarsi fuori Matteo Salvini. Sull’Afghanistan “sono d’accordo con Letta, sottoscrivo quasi tutto il suo intervento. Non sono d’accordo con l’Avvocato Conte: io il dialogo con i terroristi islamici non lo concepisco per principio e non li legittimo”, proclama il leader della Lega. Peccato per lui che non sia dello stesso avviso il direttore della Cia.

 

 

 

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