L'Europa vara l'embargo al petrolio russo. Cosa cambia per noi italiani?
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L'Europa vara l'embargo al petrolio russo. Cosa cambia per noi italiani?

Dalla crisi occupazionale della raffineria di Priolo, nel Siracusano, aggravata dall'embargo deciso dall'Ue per il petrolio russo via mare all'aumento dei prezzi dei carburanti

L'Europa vara l'embargo al petrolio russo. Cosa cambia per noi italiani?
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1 Giugno 2022 - 11.15


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Il sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca prevede lo stop al greggio e ai prodotti raffinati trasportati via mare tra otto mesi (e dal 2024 per la Bulgaria). L’intesa agli acquisti riguarda i carichi via nave mentre è stata decisa un’esenzione temporanea. Il premier Draghi ha ricordato che nel 2021 il 10% del greggio importato nel nostro Paese è russo, così come anche il 10% dei prodotti petroliferi importati ha origine russa.

Ecco che cosa cambia per l’Italia. I prezzi del petrolio – Martedì il prezzo del petrolio durante la giornata è arrivato a toccare il picco con l’indice di riferimento Wti del Texas a 119,9 dollari al barile, un record storico, superiore anche ai 116,4 dollari del 7 marzo, pochi giorni dopo l’inizio del conflitto. Secondo La Stampa, il presidente Biden sta cercando di convincere l’Arabia Saudita ad aumentare la produzione. Ma l’Opec+ (che riunisce i maggiori Paesi produttori più la Russia) non sembra intenzionato a cambiare le proprie strategie. Il governo italiano ha garantito uno riduzione di 30 centesimi al litro tagliando le accise.

Sicilia, rischio licenziamenti nella raffineria – L’embargo potrebbe costare almeno 10mila posti, fanno sapere i sindacati che si stanno occupando del caso della raffineria di Priolo, nel Siracusano, dove si concentra un quinto della produzione di carburanti. La raffineria è di proprietà della russa Lukoil, impresa non soggetta a sanzioni ma costretta a comprare petrolio russo per lo stop delle banche al credito. Il ministero per lo Sviluppo economico sarebbe pronto a valutare la dichiarazione di area di crisi complessa.

Le rotte e il potenziamento di Trieste – Sempre secondo La Stampa, il nostro Paese negli ultimi quattro anni ha quadruplicato le importazioni di greggio russo. L’Italia ha fame di gasolio, soprattutto da parte dei tir la cui domanda è altissima. L’Italia, d’intesa con Austria, Repubblica ceca e Germania, vorrebbe potenziare la pipeline che parte da Trieste. Sostituire le forniture – La sostituzione del petrolio russo sarà graduale ma inevitabile. L’Italia cercherà di aumentare le importazioni da altri mercati, spiega a La Stampa Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, come “Nord Africa, Stati Uniti, Azerbaigian”.

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