«Noi lavoratori della Gkn “insorgiamo” per il nostro posto e il lavoro di tutti» 
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«Noi lavoratori della Gkn “insorgiamo” per il nostro posto e il lavoro di tutti» 

Gli operai della fabbrica invitano i cittadini a sostenerli contro i licenziamenti alla festa della Liberazione di Firenze con l’Anpi. Dario Salvetti della Rsu Fiom: irriformabile il neocapitalismo finanziario, il governo agisca

Un momento della lotta dei lavoratori della Gkn di Campi Bisenzio. Foto Collettivo di fabbrica – lavoratori Gkn Firenze
Un momento della lotta dei lavoratori della Gkn di Campi Bisenzio. Foto Collettivo di fabbrica – lavoratori Gkn Firenze
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Stefano Miliani Modifica articolo

10 Agosto 2021 - 12.44


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«Alla Gkn di Campi Bisenzio non sono solo in gioco 500 posti di lavoro. Si gioca il nostro futuro. Perché se sfondano lì, in una fabbrica grande, sindacalmente consapevole e organizzata, sfondano dappertutto. Perché quanto in Gkn è il risultato di decenni di attacchi al mondo del lavoro». Così recita un passo del volantino con cui l’assemblea permanente dei lavoratori dello stabilimento a nord di Firenze invita i cittadini a partecipare a un concentramento in piazza della Signoria mercoledì 11 agosto alle 20.30 insieme all’Anpi Toscana. Con uno slogan chiarissimo: «Insorgiamo».
Un concentramento contro la chiusura a ridosso di Ferragosto, vi chiederete? Sì, perché la data non è casuale: è la ricorrenza della Liberazione della città dai nazifascisti nel 1944. Ne parla qui sotto Dario Salvetti, operaio di montaggio, della Rsu Fiom e membro del collettivo di Fabbrica, 43enne.
Prima ricapitoliamo: la mattina di venerdì 9 luglio la proprietà, il fondo finanziario Melrose, comunica via mail ai 422 dipendenti della Gkn che sono immediatamente licenziati, che lo stabilimento che lavora nelle componenti per auto chiude, che non ci sarà nessun ammortizzatore sociale, né cassa integrazione né altro. Il provvedimento getta nel baratro 335 operai, 67 impiegati, 16 quadri, quattro dirigenti, cui vanno associati i lavoratori della Easy Group srl, della Host food srl, aziende coinvolte nell’attività industriale e nei servizi, arrivando a circa 500 persone di colpo senza lavoro, senza salario, senza nemmeno un paracadute. Una mazzata. Che va ben oltre i confini del territorio. I dipendenti non piegano il capo e da quel giorno sono in assemblea permanente in fabbrica. 

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La parola passa dunque a Salvetti, l’operaio che, con un collega, sabato 7 ha descritto la loro protesta al Teatro Romano di Fiesole prima della serata con Nanni Moretti e che il pubblico ha accolto con un applauso sentito. 
 
Salvetti, perché convocate una manifestazione per l’11 agosto?
Da quando la vicenda è iniziata abbiamo scelto lo slogan dei partigiani della Resistenza fiorentina, “insorgiamo” sia perché esprime al meglio il nostro stato d’animo, sia perché riteniamo fin dall’inizio che sia un fatto generale, nazionale e politico che deve far riflettere l’intero paese. È il momento di lasciarsi alle spalle un ventennio di attacchi al mondo lavoro: il fondo finanziario Melrose può agire così perché decenni di leggi lo permettono. Anche agosto per noi è un mese di lotta per cui per la ricorrenza della Liberazione invitiamo a insorgere di nuovo.

Ci ricorda come è scattato questo licenziamento in massa? 
La procedura di licenziamento si è aperta con una mail e con una scusa di un permesso collettivo perché l’azienda parlava di un piccolo calo di lavoro e ha cercato di impedirci l’accesso allo stabilimento e di esercitare le prerogative sindacali durante la procedura stessa. La chiusura immediata impatta su 422 lavoratori della Gkn: con i colleghi delle ditte in appalto, che sono nostri fratelli e sorelle, si arriva a 500 lavoratori. 

Avete reagito subito. Avete bloccato l’ingresso ai camion?  
Abbiamo fermato con i nostri corpi la delocalizzazione delle merci e delle macchine ma non abbiamo impedito niente a nessuno perché nessuno si è presentato. Siamo in assemblea permanente.  

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Come ha risposto il territorio? 
Il territorio è insorto, ci ha abbracciato in un moto solidale di indignazione e solidarietà fatto di tante cose: dalle ambulanze ai tassisti, dai lavoratori di aziende nei dintorni alle organizzazioni sindacali a una maratona dei circoli Arci dove ognuno cucinava per noi ogni sera a rotazione. 
 
Come spiega una risposta così partecipata? 
Si è compreso subito il nostro messaggio. Noi siamo gli ultimi di una lunga serie e i primi di un’ulteriore serie di attacchi al mondo del lavoro e di licenziamenti. Inoltre questa fabbrica storica si è sempre fusa con il territorio collegandosi all’Anpi, portando solidarietà a tutti, non ha mai perso occasione di porsi come riferimento per tutte le problematiche e di sfruttamento del territorio.

Avete sempre detto che non è una lotta per il vostro posto di lavoro e basta ed è diventata un simbolo. 
È stato detto che la nostra è una vertenza simbolo e noi diciamo che nessuno può premettersi di perdere. Apparirà fantascientifico ma dobbiamo vincere anche per cancellare tutte le ferite avute in decenni di sconfitte, per tutti quei lavoratori che non ce l’hanno fatta come la Electrolux di Scandicci per tutte le aziende chiuse e quelle che potrebbero chiudere. Come lavoratori noi teniamo vivo e in sicurezza lo stabilimento e potremmo riprendere a lavorare subito, anche in auto gestione, perché conosciamo perfettamente l’impianto che è nuovo ed efficiente. 

Auspicate una legge sul tema?
Ho letto sui giornali che è allo studio una legge anti delocalizzazione a partire dal caso Gkn. Non parlo della legge ma temo una legge spot che non va a incidere. Se ne parliamo è perché si è aperto uno spazio politico che va riempito di contenuti di lotta: questa legge va scritta nelle piazze.

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In altre aziende italiane i licenziamenti sono arrivati via Whatsapp. Ci sono casi analoghi in corso in Italia: è un fenomeno strutturale. Non è nella natura del neocapitalismo finanziario pensare solo a un profitto appunto finanziario? In altre parole è un sistema riformabile?
No, è irriformabile. Non vogliamo la retorica su quanto è cattivo un fondo finanziario, è una retorica da perdenti che si lamentano. Che un avvoltoio mangi le carcasse rientra nella sua natura. A questa gente è stata regalata una valanga di liquidità e i nostri licenziamenti hanno già determinato un rialzo borsistico.

Cosa può, anzi cosa ritiene debba fare il governo?
Noi abbiamo messo in campo tutte le misure a nostra disposizione e con i nostri strumenti abbiamo impedito la delocalizzazione. Il governo ha strumenti per fare altrettanto? Altrimenti quegli strumenti vanno creati per garantire a tutti i costi continuità produttiva allo stabilimento e senza escludere l’intervento statale diretto. In più l’Anpi ha posto il problema dell’applicazione degli articoli 41 e 43 della Costituzione, quando il testo dice che un’impresa privata oltre un limite non può ledere l’utilità sociale. Il dibattito strisciante è che non si salvano 500 lavoratori ma 500 posti di lavoro: ricollocando i lavoratori si perdono i posti di lavoro comunque. Qua ci sono ex lavoratori dell’Electrolux chiusa nel 2005: pensavano di essersi salvati, invece no. Nessuno si salva individualmente.

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