Aumentano a dismisura i risparmi degli italiani: ma è solo paura di spendere
Top

Aumentano a dismisura i risparmi degli italiani: ma è solo paura di spendere

Secondo uno studio di Unimpresa in sette mesi sono arrivati sui conti correnti 92 miliardi in più

Immagine di repertorio
Immagine di repertorio
Preroll

globalist Modifica articolo

20 Novembre 2020 - 14.15


ATF

Negli ultimi mesi, calcola Unimpresa, la liquidità dalle famiglie e dalle aziende è cresciuta avvicinandosi a quota 2.000 miliardi di euro, cifra assai più alta del valore del prodotto interno lordo.

Le “riserve” degli italiani sono arrivate, a settembre, a 1.904 miliardi di euro, in aumento di quasi 122 miliardi su base annua (+7%) e di 71 miliardi (+4%) rispetto a febbraio scorso, inizio della pandemia.

Sui conti correnti ci sono 1.279 miliardi, in aumento di 92 miliardi (+8%) in sette mesi.

Le famiglie hanno accumulato, in sette mesi, oltre 28 miliardi di euro (+2,72%). Secondo lo studio dell’associazione, basato su dati della Banca d’Italia, nei “salvadanai” delle famiglie c’erano 1.032,3 miliardi a settembre 2019, 1.050,6 miliardi a febbraio 2020 e 1.079,2 miliardi a settembre scorso: su base annua la crescita è stata pari a 46,8 miliardi (+4,54%), nell’arco di sette mesi si è registrato un aumento di 28,5 miliardi (2,72%).

In sette mesi la liquidità delle aziende è salita di 62 miliardi (+20,80%).  Le riserve delle aziende erano pari a 294,1 miliardi a settembre 2019, a 302,1 miliardi a febbraio 2020 e a 364 miliardi a settembre scorso: in un anno l’aumento è stato di 70,7 miliardi (+24,05%), quasi tutti accumulati (62,8 miliardi, con un più 20.80%) da febbraio a settembre 2020.

I fondi d’investimento hanno ridotto, invece, nell’ultimo anno, la liquidità: calo di 7,9 miliardi in un anno (-2,46%) e di 29,5 miliardi in sette mesi (-8,58%), dai 322,3 miliardi di settembre 2019 ai 343,9 miliardi di febbraio 2020 ai 314,4 miliardi di settembre 2020. I risparmi delle imprese familiari sono passati dai 64,2 miliardi di settembre 2019 ai 65,8 miliardi di febbraio 2020 ai 74,3 miliardi di settembre scorso: l’aumento di 10,1 miliardi registrato un anno (+15,78%) è legato principalmente agli 8,5 miliardi in più accumulati in sette mesi (+12,98%).

Quanto all’analisi per strumento, sui conti correnti c’erano 1.163,6 miliardi a settembre 2019, 1.187,5 miliardi a febbraio 2020 e 1.279,9 miliardi a settembre scorso: più 116,2 miliardi su base annua (+9,99%), più 92,3 miliardi in sette mesi (+7,78%). Nei depositi vincolati, il “saldo” totale era di 198,2 miliardi a settembre 2019, di 213,9 miliardi a febbraio 2020 e di 213,4 miliardi: più 15,2 miliardi in un anno (+7,71%) e meno 426 milioni in sette mesi (-0,20%). I depositi rimborsabili hanno registrato un saldo di 305,9 miliardi a settembre 2019, di 308,6 miliardi a febbraio 2020 e di 321,5 miliardi a settembre scorso: l’aumento su 12 mesi è stato di 6,5 miliardi in un anno (+2,16%) e di 3,8 miliardi in sette mesi (+1,25%). L’ammontare in pronti contro termine è passato dai 115,1 miliardi di settembre 2019 ai 122,9 miliardi di febbraio scorso ai 98,8 miliardi di settembre scorso: su base annua c’è stato un calo di 16,1 miliardi (-14,03%), in sette mesi di 24,1 miliardi (-19,57%).

Per le onlus, la variazione è stata di 1,5 miliardi in più in un anno (+5,26%) e di 1,9 miliardi in più in sette mesi (+6,44%): da 30,1 miliardi (settembre 2019) a 29,7 miliardi (febbraio 2020) a 31,6 miliardi (settembre 2020). Variazione negativa per gli enti di previdenza: meno 818 milioni in un anno (-3,96%) e meno 368 milioni in sette mesi (-1,82%). Per le assicurazioni, si è passati dai 12,8 miliardi di settembre 2019 ai 14,3 miliardi di febbraio 2020 ai 13,8 miliardi di settembre 2020: più 999 milioni in un anno (+7,76%) e meno 523 milioni in sette mesi (-3,63%). Lieve aumento per la liquidità dei fondi pensione: 407 milioni in più in un anno (+6,65%) e 260 milioni in più in sette mesi (+4,15%), dai 6,1 miliardi di settembre 2019 ai 6,2 miliardi di febbraio 2020 ai 6,5 miliardi di settembre scorso. 

“È crollata la fiducia e la colpa non è solo dell’emergenza sanitaria, ma anche del governo Conte che è in stato confusionale e non è in grado di assicurare certezze al nostro Paese. Di qui la paura di spendere e di fare investimenti, cioè di guardare al futuro con una prospettiva positiva che, nonostante la drammatica situazione, andrebbe comunque sostenuta e rafforzata”, commenta il segretario generale di Unimpresa, Raffaele Lauro.

Native

Articoli correlati