La lungimiranza di Romiti e il suo vivace ma non infruttuoso confronto con Luciano Lama
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La lungimiranza di Romiti e il suo vivace ma non infruttuoso confronto con Luciano Lama

Svolse una funzione discreta e positiva, con inevitabili incertezze ed errori, ma complessivamente utile a migliorare le condizioni della convivenza.

Cesare Romiti
Cesare Romiti
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Nuccio Fava Modifica articolo

20 Agosto 2020 - 08.56


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Raramente capita che due personalità così rilevanti per la vita di un paese , e per ragioni diverse e ruoli differenti svolti , hanno comunque espresso linee di rinnovamento e di sviluppo Per la modernizzazione dell’Italia e la sua non marginalizzazione dal contesto europeo e mondiale in rapido mutamento 
Di Draghi abbiamo ammirato la lucida analisi all’inaugurazione a Rimini dell’incontro annuale di Comunione e Liberazione secondo temi già in gran parte espressi alla Cattolica di Milano in occasione del conferimento della laurea honoris causa.
Cesare Romiti è stato una espressione ininterrotta di impegno per il rinnovamento del paese tanto come grande manager dell’Iri e ascoltato consulente di Cuccia a Medio banca, quanto nel ruolo di amministratore della Fiat ai tempi della presidenza dell’avvocato Agnelli. Anche dopo Romiti è stato dinamicamente attivo nella società italiana con la presidenza del Corriere della sera e da ultimo come presidente dell’associazione Italia Cina anticipando di gran lunga gli entusiasmi tardivi e in parte improvvisati verso Pechino.

Alla lungimiranza di Romiti va ascritto il confronto vivacissimo ma non infruttuoso con Luciano Lama e ad un certo estremismo sindacale sfociato nell’occupazione degli stabilimenti di Torino dove si era recato lo stesso Berlinguer a tenere un comizio a sostegno dell’occupazione.

Scelta discutibilissima che provocò la storica marcia dei 40.000, che causò la fine dello sciopero con la ripresa delle trattative e maggiore ragionevolezza nelle redazioni sindacali.

La stagione era del resto una brutta stagione con ripetuti tentativi di infiltrazioni e non solo del terrorismo nelle fabbriche e l’assassinio di magistrati , professori universitari ed esponenti del mondo dell’impresa.
Anche in questa stagione difficile Romiti svolse una funzione discreta e positiva, con inevitabili incertezze ed errori, ma complessivamente utile a migliorare le condizioni della convivenza. Si torna a ricordare le riserve di Romiti sui tempi e sui modi dell’adesione dell’Italia alla moneta unica, obiezioni che lo stesso Mario Monti ha riconosciuto plausibili e non infondate, nonostante il presidente della Bocconi e sanatore a vita Mario Monti, ribadisca la sua condivisione della scelta compiuta da Peodo e Ciampi.

Personalmente ho incontrato più volte Romiti per ragioni professionali, più spesso ai concerti dell’Auditorium di Roma come spettatore qualunque, attento e competente. L’ultima volta e’stato ad un convegno di Italia Cina presso Antoniano di Roma. Alla troupe scadeva il tempo e inviai  un biglietto a Romiti chiedendogli di lasciare brevemente il tavolo per parlare dell’iniziativa.

Mi rispose subito che non poteva lasciare il tavolo della presidenza e che dovevo aspettare la fine del convegno. Se si fosse trattato di un normale politico o anche di un ministro, l’intervista l’avrei sicuramente ottenuta subito.

Ecco Romiti sapeva resistere a queste banali tentazioni e si muoveva di sicuro su un terreno più alto. Per questi non ho resistito alla tentazione di ricordarlo dopo le idee e le indicazioni di alto profilo offerte da Mario Draghi . Mi sembrano pensieri lunghi come si diceva una volta, non superficialità e propaganda di cui il paese non ha assolutamente bisogno

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