Per "Artista alla Gnam" Emilio Isgrò e il potere della Cancellatura
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Per "Artista alla Gnam" Emilio Isgrò e il potere della Cancellatura

Alla GNAM Isgrò sottolinea l’importanza di dare spazio ad artisti giovani “scomodi” e “riottosi”, in un'Italia carente di strutture e aiuti

Emilio Isgrò e Cristina Mazzantini direttrice della GNAM alla presentazione di “Artista alla GNAM” - di Alessia de Antoniis
Emilio Isgrò e Cristina Mazzantini direttrice della GNAM alla presentazione di “Artista alla GNAM”
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20 Maggio 2024 - 23.27


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di Alessia de Antoniis

La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma ha dato il via all’iniziativa Artista alla Gnam, partendo da Emilio Isgrò: Protagonista 2024. Il progetto prevede un programma di “artisti in visita”, ovvero di visiting artist, concepito con la formula “un anno, un artista, una sala”.

La figura di Emilio Isgrò, una delle più autorevoli della cultura italiana, già celebrata alla Gnam con un’importante antologica nel 2013 e presente nelle collezioni del museo, è stata selezionata per il 2024 in occasione dei sessant’anni della Cancellatura: un gesto artistico radicale che ha rivoluzionato il linguaggio dell’arte a livello internazionale. È il gesto artistico che contraddistingue l’opera di Isgrò: parte dalla parola e sostiene la memoria, ma non ha nulla a che vedere con la Cancel Culture che, al contrario, contrasta apertamente.

Alla presentazione alla stampa, il maestro Isgrò ha sottolineato come “Oggi nel mondo ci sono tanti artisti meravigliosi. Fare una brutta opera con le tecnologie che abbiamo oggi a disposizione, è pressoché impossibile. È tuttavia importante capire che l’opera non è nella perizia tecnica, ma nella qualità unica che l’uomo possiede.

Considero una responsabilità – ha continuato il maestro – l’opportunità che la GNAM mi dà come artista residente. Voglio condividere questo onore con tutti gli artisti della mia generazione che avrebbero potuto essere qui al mio posto. Ma voglio condividerlo soprattutto con gli artisti più giovani, che non sanno letteralmente a quale porta bussare, perché in questo Paese l’arte contemporanea non è sostenuta. Non ci sono strutture, non ci sono aiuti reali per loro, a meno che non siano artisti dichiaratamente comodi. Invece oggi dobbiamo dare spazio agli artisti più scomodi, i più riottosi, quelli che più danno fastidio, perché agli artisti comodi ci pensa già un certo mercato.

Sessant’anni fa, quando eseguii la mia prima cancellatura, non a caso su un articolo di giornale, sapevo bene di aver segnalato un problema, ma non potevo immaginare quanto, come e quando un tale problema sarebbe stato recepito nella sua complessità. Il mio gesto cancellatorio fu la reazione a un gesto censorio.

C’è una grande omologazione nell’arte che dura da sessant’anni. Continuiamo a vivere in un clima pop artistico da sessant’anni. Quando arrivò la Pop Art a Venezia, ne fui ammirato e scosso allo stesso tempo, perché capii che per il nostro mondo era rischioso. Con la Pop Art, nel mondo dell’arte europea, che per fortuna si era nutrita delle avanguardie del Novecento, di grandi opere come quelle di Picasso, dei dadaisti e dei futuristi, la parola spariva. Quindi spariva la possibilità di riflettere sulle cose man mano che si facevano. Abbiamo dovuto accettare tutto. È inevitabile che l’arte diventi, entro certe misure, una merce. Vorrei essere cinico per una volta, ma c’è un limite: l’arte è prima di tutto un gesto della mente e del cuore. Poi nessun artista si augura di non vendere mai niente. Da questo punto di vista penso che il mercato italiano possa svolgere una funzione ottima di propulsione dell’arte.

Per questo mi aspetto – ha concluso il maestro Emilio Isgrò – una legislazione che aiuti le nostre gallerie a portare le proprie proposte all’estero, senza dover subire uno stato di sudditanza provinciale. Noi non siamo una grande potenza militare, come potenza economica ci difendiamo all’interno degli altri Stati membri, ma siamo una grande potenza culturale. Non solo perché abbiamo Raffaello e Michelangelo, ma anche perché abbiamo il futurismo, artisti che si chiamano De Chirico, i maestosi artisti del Novecento. È vero che abbiamo un passato, ma un Paese che si regge solo sulle grucce del passato è destinato a reggersi soltanto sulla buona cucina e sulla sartoria. Non è possibile una cosa simile in un grande Paese come il nostro.

Dobbiamo batterci per un’arte dal volto umano, che in Italia può trovare il suo punto di propulsione massimo. Abbiamo assistito a una cultura prevalente che voleva l’Italia industrializzata, come oggi la vorrebbe tutta turistica. L’arte può essere uno strumento per la nostra crescita generale. Non sono per un’arte che escluda, ma per un’arte che includa. Parlare altre lingue è importante, ma non bisogna mai avere uno spirito provinciale né un animo servile verso nessuno.

Per Artista alla GNAM, Isgrò ha creato l’opera Isgrò cancella Isgrò, con la cancellazione di Autocurriculum, il suo romanzo autobiografico, che sarà donata alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea. A partire dal 14 maggio, inoltre, Isgrò, impartirà con cadenza stagionale un ciclo di Lezioni di Cancellatura aperte al pubblico, concepite come workshop destinati agli studiosi e agli studenti, dove insegnerà ad avvalersi del pennello come filtro selettivo con cui isolare l’essenziale.

Le Lezioni di Cancellatura saranno accompagnate da serate su invito dedicate alle Riflessioni sulla Cancellatura, una serie di incontri che coinvolgeranno letterati, poeti, giornalisti e scrittori, chiamati a raccontare il proprio rapporto autobiografico con il gesto della cancellatura. Questi incontri offriranno al pubblico un filo conduttore nella complessa produzione di un artista che è anche poeta, romanziere e drammaturgo.

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