Siena, da un ponte medievale sognato più volte a un auditorium mai realizzato
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Siena, da un ponte medievale sognato più volte a un auditorium mai realizzato

Per Siena l’elenco è lungo e conta alcuni episodi importanti, alcuni rimasti interamente sulla carta sebbene intorno ad essi si fosse sviluppato molto interesse e un dibattito importante.

Siena, da un ponte medievale sognato più volte a un auditorium mai realizzato
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Gabriella Piccinni Modifica articolo

9 Ottobre 2023 - 12.10


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Le città possiedono la memoria di tante ipotesi e progetti più o meno volontariamente accantonati, illusioni, sogni e fallimenti che hanno fatto la storia del tessuto urbano. Anche per Siena l’elenco è lungo e conta alcuni episodi importanti, alcuni rimasti interamente sulla carta sebbene intorno ad essi si fosse sviluppato molto interesse e un dibattito importante. Penso all’auditorium ideato nel 1965 dal grande architetto Alvar Aalto per la Fortezza medicea senese: da un rapido schizzo a lapis, nucleo generatore del suo progetto, nacquero un plastico e a una discussione furiosa, fino all’accantonamento.

Di forte impatto urbanistico, se realizzata, sarebbe stata anche la proposta avanzata esattamente seicento anni prima, nel 1365, da un autorevole frate domenicano, Jacopo di Sant’Andrea, maestro di teologia nel convento di San Domenico. Uomo dalla scrittura facile, Jacopo si fece portavoce di autorevoli senesi devoti al governo e parlò in nome del decoro e dell’utilità di tutti i cittadini. Chiedeva un progetto per costruire sopra al piano di Fontebranda un ponte di altezza e larghezza adeguata che, partendo dall’area della chiesa di San Domenico raggiungesse sulla collina opposta la via che portava verso la cattedrale. Entusiasti, 145 consiglieri votarono a favore e solo 24 contro, decidendo di procedere con un consulto di specialisti per definire il luogo di fondazione, il modo, la consistenza e l’aspetto del ponte, che sarebbe stato lungo qualche centinaio di metri. 

Poi, abbastanza naturalmente, non se ne fece di niente. Eppure l’idea di realizzare un viadotto per collegare due sponde così distanti rimase nell’aria per secoli tanto da essere recuperata negli anni Trenta del XX secolo da Arturo Viligiardi, un artista senese poliedrico che arricchì della sua fantasia un po’ folle la compilazione del Piano regolatore della città. Tra i suoi fantasiosi disegni è, appunto, quello di un viadotto che avrebbe collegato due aree distanti, recuperando proprio l’idea del ponte progettato, anche se non costruito, dal Comune di Siena nel 1365.

Con i grandi progetti che le città come Siena hanno, per vari motivi, accantonato siamo di fronte a uno dei vari modi in cui una civiltà ha costruito se stessa: facendo, oppure scegliendo di non fare, subendo gli eventi oppure andando loro incontro con nuovi progetti, e così via sperimentando. Progetti minori o grandi, eppure sempre specchio dei tempi in cui sono stati concepiti. 

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