Giuseppe Garibaldi, Bezecca e il famoso: "Obbedisco"
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Giuseppe Garibaldi, Bezecca e il famoso: "Obbedisco"

La battaglia di Bezecca fu uno scontro militare avvenuto durante la terza guerra d'indipendenza italiana, precisamente il 21 luglio 1866, nel contesto più ampio della guerra austro-prussiana.

Giuseppe Garibaldi, Bezecca e il famoso: "Obbedisco"
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21 Luglio 2023 - 09.11


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La battaglia di Bezecca fu uno scontro militare avvenuto durante la terza guerra d’indipendenza italiana, precisamente il 21 luglio 1866, nel contesto più ampio della guerra austro-prussiana. La battaglia vide l’esercito italiano, guidato da Giuseppe Garibaldi, scontrarsi con le forze austriache nella regione montuosa di Bezecca, nel Tirolo meridionale, nell’attuale nord Italia.

Per capire il contesto storico, dobbiamo fare un passo indietro. Dopo la seconda guerra d’indipendenza italiana del 1859, l’Italia si stava unificando, ma la Venezia e il Trentino rimanevano sotto il controllo dell’Impero austriaco. Nel 1866, l’Italia decise di allearsi con la Prussia nella speranza di ottenere il sostegno militare necessario per conquistare queste regioni e completare l’unificazione.

Garibaldi, famoso per le sue campagne militari durante l’unità italiana, guidava una forza di volontari chiamata “Cacciatori delle Alpi”. Questi uomini erano pronti a combattere per l’indipendenza dell’Italia e avevano dimostrato il loro valore in passate battaglie. Nel corso della terza guerra d’indipendenza, Garibaldi fu incaricato di lanciare un’offensiva sul fronte dell’Alto Adige, con l’obiettivo di avanzare verso Trento e cacciare gli austriaci dalla regione.

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Garibaldi e i suoi uomini iniziarono la loro avanzata attraverso le montagne delle Dolomiti, cercando di sfruttare il loro vantaggio nella guerriglia montana. La battaglia di Bezecca fu una delle tante schermaglie e scontri che si verificarono durante questa campagna. La località di Bezecca si trova in una posizione strategica, essendo un punto di passaggio chiave verso Trento.

Il 21 luglio 1866, le forze di Garibaldi incontrarono un forte contingente di soldati austriaci a Bezecca. Gli austriaci, ben addestrati e ben equipaggiati, rappresentavano una sfida significativa per i volontari italiani. Tuttavia, Garibaldi decise di lanciare un attacco temerario per cercare di respingere l’esercito austriaco e aprirsi la strada verso Trento.

La battaglia fu combattuta aspramente, e gli italiani dimostrarono coraggio e determinazione, nonostante la loro inferiorità numerica e la minore preparazione militare rispetto agli austriaci. L’impervio terreno montuoso rese difficile per entrambi gli schieramenti muoversi e manovrare, favorendo il combattimento ravvicinato.

Dopo ore di scontri intensi, i Cacciatori delle Alpi riuscirono a prendere il sopravvento e a respingere gli austriaci da Bezecca. La vittoria fu un risultato significativo per l’esercito italiano e diede a Garibaldi un’importante vittoria morale. Tuttavia, la battaglia di Bezecca non fu l’evento decisivo che avrebbe portato all’unificazione completa dell’Italia, poiché altre battaglie e sviluppi militari si susseguirono nel contesto della terza guerra d’indipendenza.

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La campagna di Garibaldi nella regione dell’Alto Adige continuò, ma alla fine l’esercito italiano non riuscì a conquistare Trento durante la terza guerra d’indipendenza. Nonostante ciò, la partecipazione di Garibaldi e dei suoi Cacciatori delle Alpi nella battaglia di Bezecca contribuì a rafforzare il senso di identità nazionale italiana e a mantenere alta la speranza per l’unità e l’indipendenza dell’Italia.

Il famoso telegramma: ‘Obbedisco’

a famosa risposta di Garibaldi “Obbedisco” al re Vittorio Emanuele II fu inviata il 26 luglio 1866, pochi giorni dopo la battaglia di Bezecca, durante la terza guerra d’indipendenza italiana. Questa risposta è diventata un momento iconico nella storia italiana e simboleggia la dedizione di Garibaldi alla causa dell’unità e dell’indipendenza dell’Italia.

Dopo la battaglia di Bezecca, Garibaldi continuò la sua avanzata nelle regioni dell’Alto Adige e della Val Sugana, cercando di raggiungere Trento, ma l’esercito austriaco gli oppose una forte resistenza. Nel frattempo, l’Italia aveva firmato un armistizio con l’Austria, mettendo fine alle ostilità, ma Garibaldi non era a conoscenza di questa tregua.

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In questo contesto, il re Vittorio Emanuele II inviò un telegramma a Garibaldi, intimandogli di cessare le operazioni militari e ritirarsi. La risposta del re era dettata dalle esigenze diplomatiche e politiche del momento, poiché l’Italia aveva raggiunto un accordo con l’Austria e la Prussia per porre fine al conflitto.

Quando Garibaldi ricevette il telegramma, la sua reazione fu un misto di amarezza e rabbia. Era profondamente deluso e frustrato dal fatto che l’Italia non avesse ottenuto la completa indipendenza, e temeva che l’opportunità di liberare le terre ancora occupate dall’Austria stesse sfumando.

Tuttavia, Garibaldi rispose con una sola parola: “Obbedisco”. Sebbene deluso, Garibaldi sapeva che disobbedire al re avrebbe potuto causare divisioni e instabilità all’interno del movimento unitario italiano e danneggiare la causa dell’indipendenza.

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