Prendi un pensiero felice e..."Party"
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Prendi un pensiero felice e..."Party"

Lo spettacolo più fringe del Roma Fringe Festival? "Party" di Donato Demita.

Party - Simona Albani Ph
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22 Luglio 2022 - 16.21


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di Alessia de Antoniis

Il migior spettacolo del Roma Fringe Festival? Forse no, ma sicuramente il più Fringe visto fino ad ora. È “Party” di Donato Demita. Uno spettacolo diverso, che ti regala leggerezza, spensieratezza, che ti fa addirittura far pace con il Sommo Poeta.

Un’esperienza da vivere tutti insieme, seduti lì, sul pavimento, sulle mitiche tavole del palcoscenico. Uno spettacolo immersivo senza bisogno delle tecnologie di ultima generazione. Semplicemente la riscoperta di una serata tra amici, dei racconti attorno al fuoco, di una notte d’estate su un vascello, con una chitarra e quel vento leggero che rende uniche le serate sotto le stelle. Una fiaba della buonanotte che ti saluta con un regalo: un pensiero felice pescato da una bottiglia. Ma niente bigliettini scritti modello baci Perugina, o rischieresti di ucciderli come Trilly.

Al centro lui, Donato Demita, faccetta dispettosa che racchiude insieme Peter Pan e Capitan Uncino; che danza su quell’unica sedia: un po’ Ariel un po’ Jacques Lecoq.

Una performance che evidenzia preparazione e studio, ma regalata al pubblico senza prendersi sul serio, senza spinte autocelebrative: pura e semplice condivisione.

Donato non appare all’apertura di un sipario o all’accendersi dei riflettori, non aspetta che il pubblico prenda posto, ma lo accoglie come faresti con amici che arrivano a casa.

A casa: è così che ti senti su quel palco, navigando col mare calmo e un leggero vento di poppa che tende le vele. E Donato è lì, per raccontarti di “marinai, pirati, signorine dai capelli color crema, un cavallo…”.

Va bene il teatro impostato, declamato, “recitato con la r maiuscola”, ma se non emoziona è un teatro morto. Forse scendi da quel vascello (che stavolta è anche il teatro che ci ospita) e non sai dire perché, non sai dare definizioni, ma sai che hai sorriso, che hai partecipato, che hai provato emozioni, che hai cantato sulle note di una vecchia chitarra, brindato con bicchieri invisibili a chi ti ha fatto soffrire, sognato l’isola che non c’è.

Hai sentito raccontare storie, come quella di Francesca da Rimini e Paolo Malatesta, in modo così dolce che, tirati fuori da quel V canto dell’Inferno dove sono stati rinchiusi per secoli, li mettersti in una canzone di De Gregori. Mentre Dante ti appare, nei versi intonati da Donato, un Vasco ante litteram.

Ti sei lasciata trasportare per un’ora dalle rime di un novello aedo, dalla sua voce melodica, perché di notte ci si lascia andare, ci si rilassa, si raccontano storie di persone lontane nel tempo e nello spazio, di spiriti. Hai seguito una non-storia, sei entrata nel suo ritmo, in quel magico cerchio che sono i racconti attorno al fuoco, la più antica forma di social network, dove si canta, si balla, si creano legami.

Hai fatto teatro su un palco dove c’era una piccola valigia, una sedia e una chitarra. E gente sconosciuta che ha viaggiato con te.

Alla fine, voltato di spalle, Donato mostra la sua maglietta bianca con la scritta nera “Party”. Un invito: parti! Sguardo rivolto a una prua che non c’è, guardando un orizzonte che nasconde nuovi porti, nuove mete, nuovi sogni da realizzare. Mentre tu, forse, saresti rimasta ad ascoltare ancora un’altra storia. A pescare da una bottiglia un altro pensiero felice. Ad alzare un altro bicchiere invisibile brindando con compagni di viaggio sconosciuti.

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