La guerra raccontata in piazza dai giovani comunicatori
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La guerra raccontata in piazza dai giovani comunicatori

La guerra con le armi e la guerra con la propaganda: il secondo evento della stagione estiva di Monteriggioni si terrà venerdì 8 luglio. Gli studenti del Dispoc e della redazione di Culture Globalist lo faranno con le immagini e i commenti

La guerra raccontata in piazza dai giovani comunicatori
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6 Luglio 2022 - 00.51 Culture


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di Elia Jamal Frollà

Un’estate di divertimento, ricca di eventi è appena cominciata e, se le restrizioni imposte a causa dell’epidemia sembrano un ricordo lontano, non bisogna dimenticare che c’è una guerra in corso, lacerante, che imperversa alle porte d’Europa. Proprio il conflitto russo-ucraino sarà, dunque, il fulcro del secondo evento della stagione estiva di Monteriggioni, che si terrà venerdì 8 luglio dalle ore 21:15 nel castello del comune toscano, in Piazza Dante Alighieri.

La guerra con le armi e la guerra con la propaganda“, questo il titolo dell’incontro che ha come obiettivo quello di riflettere sul conflitto in corso, esaminando la comunicazione che si innesca intorno a esso, partendo dal racconto che ne fanno i mass media. Il legame inscindibile tra la guerra e la necessità di raccontarla, verrà analizzata la narrazione che ne viene fatta nel nostro panorama mediatico dominato dalla tv ma sul quale agiscono per la prima volta i media digitali, cioè i social. Infatti, attraverso la narrazione di ciò che accade in tempo reale, i media diventano uno strumento di guerra, di manipolazione e propaganda, usato in favore di chi lo gestisce influendo direttamente sull’andamento del conflitto.

Il rapporto tra media e società rappresenta il rapporto tra essere umano e tecnica e, in questi termini, il ruolo dell’informazione nella condotta dei conflitti armati non è più solo conoscenza, ma anche potere, specie in un’epoca in cui le tecnologie dominano il mondo dell’informazione. Del resto, occorre riflettere anche su come la guerra stessa diventi comunicazione trattandosi anche di un fenomeno politico-sociale. Nell’ambito della comunicazione dei conflitti, si attribuiscono a essa tre funzioni principali: la comunicazione come strumento di guerra, di silenzio – inteso come la negazione del conflitto con lo scopo volontario di dare poco rilievo – e di pace – funzione poco esercitata perché solitamente meno urgente e meno notiziabile.

Il convegno si svilupperà con la proiezione e discussione di materiali filmati dagli studenti del Dipartimento di Scienze Sociali, Politiche e Cognitive (DISPOC) dell’Università di Siena. A coordinare e collegare le diverse analisi ci saranno Maurizio Boldrini, docente e giornalista, Maria Cristina Addis, che si occupa di spazialità e potere secondo una prospettiva teorica che annoda scienze semiotiche e la redazione di Culture Globalist, testata di cultura frutto della collaborazione del DISPOC dell’Università di Siena e Globalist Syndication.

Gli interventi dei redattori della testata che comporranno l’evento saranno cinque: Una guerra in cifre di Azzurra Arlotto; Due leader, due popoli, due propagande di Marialaura Baldino; La guerra attraverso i social di Elena La Verde; I talk fanno capire la guerra? C’è un vero confronto? di Agostino Forgione; Guerra e spettacolo del dolore di Manuela Ballo.

I montaggi dei filmati saranno realizzati da Francesca Anichini, Michela Potì e Oscar Vasquez, grazie alla collaborazione di Marco Giudici del Laboratorio di Cinema, Teatro e Musica dell’Università di Siena.

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