Jeffery Deaver: "Trump ha fatto danni enormi, sono angosciato per le elezioni del 2024 perché..."
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Jeffery Deaver: "Trump ha fatto danni enormi, sono angosciato per le elezioni del 2024 perché..."

Il papà dell’investigatore tetraplegico Lincoln Rhyme, divenuto una sorta di icona di riferimento accanto al suo antesignano Sherlock Holmes: "La destra estrema repubblicana avanza"

Jeffery Deaver: "Trump ha fatto danni enormi, sono angosciato per le elezioni del 2024 perché..."
Jeffery Deaver
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27 Novembre 2021 - 21.42


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di Rock Reynolds

“In fondo, è solo intrattenimento e io mi considero un artigiano, un uomo che ha imparato un mestiere e che cerca di farlo nel modo migliore possibile.”

Difficile immaginare che queste parole siano il mantra di uno degli scrittori contemporanei più letti al mondo, eppure Jeffery Deaver non smette mai di ricordarlo, quasi per prendere le distanze da quella consorteria di autori che antepongono il periodare elegante e un’introspezione psicologica quasi ostentata all’ancestrale forza del racconto, quello che dal passaparola intorno al fuoco si è trasferito sulla pagina.

Jeffery Deaver, il papà dell’investigatore tetraplegico Lincoln Rhyme, divenuto una sorta di icona di riferimento accanto al suo antesignano Sherlock Holmes – “Un personaggio tutto cervello” – sa di essere nell’Olimpo della letteratura “di suspense”, come ama definirla lui stesso, ma non ha ancora smesso di essere bambino dentro. Anche in occasione del suo ultimo tour italiano per promuovere la sua nuova fatica, Il Visitatore Notturno (Rizzoli, traduzione di Rosa Prencipe, pagg 461, euro 19), si è concesso con entusiasmo al pubblico. “Non capisco gli scrittori che si sottraggono alla gioia di incontrare i loro lettori e che la considerano una fatica inutile. Non c’è miglior ricompensa per il nostro lavoro.” Anche in questo, Jeffery Deaver è una spanna al di sopra di buona parte dei colleghi, se a elevarlo non bastasse la diabolica capacità di costruire trame ricche di colpi di scena e in grado di tenere il lettore incollato alle pagine dei suoi libri, “facendogli sudare i palmi delle mani, e perché no, passare una notte insonne per la paura e la voglia di arrivare in fondo alla storia”, come dice lui stesso, con il suo solito fare sornione.

Restio a mischiare letteratura e politica, la storia americana degli ultimi anni ha cambiato profondamente il suo atteggiamento, spingendolo a prendere posizioni forti. “Un dovere”, dice, “da quando alla Casa Bianca è approdato Donald Trump”.

E le risposte di Deaver sono lo specchio dei suoi romanzi: mai banali.

In ogni suo libro, la trama si va a incastonare su una tematica generale di grande rilevanza nell’attualità. C’è forse un messaggio particolare tra le righe de Il Visitatore Notturno?

Mi piace sempre ricordare una frase di un grande scrittore americano: “Se vuoi mandare un messaggio, fallo all’ufficio postale”. Ciò detto, persino una storia criminale pensata per intrattenere i lettori rischia di risultare vuota se si astrae dalla realtà e se, soprattutto, non contiene materiale su cui valga la pena riflettere. Insomma, oltre all’intrico della vicenda, a personaggi credibili e a una prosa adeguata, un bel thriller deve anche offrire altro. Il Visitatore Notturno racconta la classica indagine di Lincoln Rhyme, piena di risvolti scientifici, con un passo veloce e tanti colpi di scena. Insomma, è un romanzo a la Deaver. C’è un tizio inquietante, il Fabbro, che ha una straordinaria capacità di scassinare ogni tipo di serratura e che, però, dopo essersi introdotto in una casa, si limita a osservare chi vi abita mentre dorme, magari spostando qualche oggetto e mangiandosi un panino, lasciando tracce evidenti della sua presenza. Un comportamento inquietante, un terrore sottile e, per questo, ancor più orribile. La debolezza intrinseca di serrature spacciate per inviolabili è una sorta di metafora di ciò che facciamo quotidianamente. Pensiamo di essere sicuri, eppure non facciamo altro che mettere in rete informazioni su noi stessi, cedendo progressivamente una parte della nostra intimità.

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Il tema della perdita di dati sensibili le sta particolarmente a cuore. Non a caso, in due suoi precedenti romanzi, Profondo Blu e La Finestra Rotta, lei vi si era già accostato. Ma c’è una questione ancor più sinistra e impellente ne Il Visitatore Notturno

Sono stato forse il primo autore di thriller a occuparmi del problema degli hacker, in Profondo Blu, e tra i primi a sottolineare la crescente intrusione nella nostra privacy digitale, ne La Finestra Rotta. È un tema ancora attualissimo e si sposa perfettamente con l’altra questione oggi alla ribalta, negli Stati Uniti come nel resto del mondo: il complottismo. Chi non ha sentito parlare di QAnon, soprattutto da quando il movimento No-Vax ha preso piede? È comprovato che la Russia abbia svolto un ruolo attivo nel cercare di manipolare il processo elettorale americano e il fatto stesso che molti credano nell’esistenza di un “deep state”, una sorta di governo parallelo e incontrollabile che tiene in scacco la democrazia, mi spaventa. La gente è sempre più propensa a bersi tutto ciò che le viene proposto da fonti di informazione che con il giornalismo autentico non hanno nulla a che fare.

Lincoln Rhyme e la sua partner Amelia Sachs si muovono in un’America che preoccupa un po’…

L’indagine in cui Lincoln e Amelia sono coinvolti è quella a cui i miei lettori si sono affezionati: una successione mozzafiato di eventi, con sorprese e colpi di scena continui. Ma non si può non tener conto della realtà. Secondo due storici, in America oggi ci sono tutte e quattro le classiche minacce alla democrazia: inaccessibilità al processo elettorale, nella fattispecie attraverso la creazione di barriere che rendono di fatto impossibile per buona parte dell’elettorato di colore esprimere il voto; la polarizzazione delle parti; l’ascesa di un leader carismatico molto forte; e la disparità di ricchezza, con un crescente distanziamento tra ricchi e poveri. La grande finanza magari non fa uso di pistole, ma commette crimini come insider trading e lavaggio di denaro sporco e, comunque, le sue nefandezze spingono i disperati sul baratro. Il nostro paese è sempre più costruito intorno a quei disperati che non necessariamente sono senza un tetto sulla testa, ma la cui disillusione cresce a tal punto che qualcuno decide di far uso delle armi di cui già dispone. Alcuni grandi dirigenti d’azienda guadagnano anche mille volte più dei loro dipendenti e, alla lunga, tutto ciò è insostenibile. È questo lo scenario attuale americano: i neri praticamente non votano; abbiamo un leader forte come Trump o qualcuno nella sua scia; non c’è mai stata tanta diseguaglianza economica come ora; e c’è grande polarizzazione tra i due estremi del continuum politico. Tutto ciò, unito alla crescente proliferazione di notizie false, rende il quadro sconfortante.

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Cosa ricorda del giorno dell’attacco a Capitol Hill?

È stato uno shock. Ricordo di aver seguito gli eventi sul sito del New York Times. Di aver visto le foto scattate all’interno del Campidoglio dagli invasori, per esempio dal tizio con le corna che si è beccato una condanna a 41 mesi di carcere. E non sono per nulla dispiaciuto che se la sia beccata. Ho assistito alle devastazioni, al caos e via dicendo. La richiesta di schierare la Guardia Nazionale era stata respinta e, dunque, l’apparato di sicurezza era inadeguato. Insomma, c’è stata grande sottovalutazione e penso pure che le cose siano degenerate a un livello ancor peggiore di quanto i sobillatori avessero sperato. Ovviamente, i social media hanno giocato un ruolo che, sul piano narrativo, per un autore come me è sempre interessante esplorare. Dietro quelle violenze c’è l’estrema destra americana, che sta cercando alleati nelle figure autocratiche che governano alcuni paesi membri dell’Europa: Polonia, Ungheria e la stessa Turchia.

In un thriller che si rispetti, non possono mancare le armi da fuoco. Eppure, Il Visitatore Notturno sembra non averne. Come mai?

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“Sembra”, come giustamente dice lei. Siccome, però, sono un autore di suspense, non toglierò ai lettori il gusto di scoprirlo da soli. Posso però dire che quella delle armi da fuoco è la questione somma. Il secondo emendamento della Costituzione americana, come tutti sanno, sancisce il diritto di ogni cittadino di armarsi per difendersi da eventuali minacce e pure per opporsi a un governo che abbia sovvertito l’ordine democratico. La Corte Suprema ha interpretato tale emendamento come il diritto di possedere un’arma, naturalmente con alcune limitazioni. Non parlo mai di quel diritto nei miei libri perché non c’è nulla di cui parlare: è un fatto assodato. Ma i miei libri non possono non tenere conto della realtà: negli USA c’è almeno un’arma per ogni cittadino, minori inclusi. Per questo, Colter Shaw, il personaggio della mia ultima serie, deve essere pronto a ogni evenienza perché probabilmente se la dovrà vedere con qualcuno che ha una pistola nascosta da qualche parte. È un fatto di cui devono tenere conto tutti gli scrittori americani. Perché quella per le armi è divenuta una vera e propria ossessione. Il risultato è davanti agli occhi di tutti. Pochi giorni fa, Kyle Rittenhouse, il ragazzo che nell’agosto del 2020, quando ancora aveva 17 anni, uccise due manifestanti in una protesta del movimento Black Lives Matter, ferendone un terzo, è stato giudicato non-colpevole di omicidio perché avrebbe agito per autodifesa. Peccato che un minorenne non possa per legge possedere un’arma. È una cosa terribile. Se a brandire minacciosamente un fucile d’assalto contro cittadini bianchi fosse stato un uomo di colore, ora avremmo quasi sicuramente un verdetto di colpevolezza. O, più probabilmente, quell’uomo ora sarebbe morto.

Come vede l’orizzonte politico americano?

L’America non è mai stata divisa quanto la è oggi. I quattro anni di presidenza Trump hanno fatto danni enormi. E sono molto preoccupato per ciò che accadrà alle prossime elezioni presidenziali. La destra repubblicana estrema sta progressivamente guadagnando terreno e c’è il rischio che nel 2024 abbia il controllo di una fetta consistente di stati e che i governatori avochino a sé il diritto di non certificare un’eventuale vittoria di Biden o di un altro candidato democratico, sulla base di presunti brogli. È un diritto previsto dal nostro ordinamento e la cosa mi angoscia.

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