Vestito scollato, vietato l'ingresso. In Chiesa? No, al Museo d'Orsay: la polemica in Francia
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Vestito scollato, vietato l'ingresso. In Chiesa? No, al Museo d'Orsay: la polemica in Francia

Il racconto su Twitter scatena la polemiche: "Non può essere il giudizio arbitrario su che cosa è decente e cosa non lo è a determinare l’accesso o meno alla cultura"

La protagonista della polemica
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9 Settembre 2020 - 20.42


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Diventa virale lo sfogo di una donna che si è vista vietare l’ingresso al famoso Museo D’Orsay di Parigi perché la sua scollatura era stata ritenuta non conforme alle regole di decenza del Museo. La donna ha raccontato tutto su Twitter: 
“È martedì 8 settembre, il caldo aumenta nel pomeriggio e le braccia si scoprono. Ho voglia di andare al museo d’Orsay, e non sospetto che il mio décolleté sarà un oggetto di discordia. Arrivata all’ingresso non ho il tempo di mostrare il biglietto che la vista dei miei seni turba la funzionaria incaricata del controllo delle prenotazioni, che parte salmodiando: ‘Ah no, non è possibile, non si può lasciare passare una cosa simile’, mentre la collega cerca di convincerla a lasciare perdere. Chiedo che cosa stia succedendo, nessuno mi risponde ma fissano i miei seni, mi sento a disagio, l’amica che mi accompagna è sconvolta. Un altro agente, di sicurezza stavolta — i seni, quest’arma di distruzione di massa — si avvicina e mi intima ad alta voce: ‘Signora le chiedo di calmarsi’. Sono calmissima, vorrei solo capire perché non posso entrare nel museo. ‘Le regole sono le regole’. Arriva un altro responsabile, nessuno ha il coraggio di dire che il problema è il décolleté, ma tutti fissano apertamente i miei seni, designati alla fine con un ‘questo'”. 
I funzionari, spiega la donna, fanno riferimento all’articolo 7 del regolamento: “Gli utenti devono conservare una tenuta decente e un comportamento conforme all’ordine pubblico e devono rispettare la tranquillità degli altri utenti”. 
La donna su twitter ha condiviso una foto dell’abito ritenuto ‘indecente’, un semplice abito scollato. Peraltro, alla sua testimonianza si sono unite molte altre, che hanno raccontato come – nel caldo dei mesi estivi – siano state invitate a coprire braccia, ombelichi scoperti  o scollature considerate troppo generose. 
“Io non sono solo i miei seni, non sono solo il mio corpo. Mi domando se gli agenti che volevano proibirmi di entrare sanno a che punto hanno obbedito a dinamiche sessiste. Non può essere il giudizio arbitrario su che cosa è decente e cosa non lo è a determinare l’accesso o meno alla cultura” scrive la donna su Twitter. 
In serata il Museo si è scusato per “l’eccesso di zelo” dei funzionari. 

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