“Napule è” Pino Daniele
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“Napule è” Pino Daniele

A due anni dalla scomparsa del cantautore l’affetto nei suoi confronti è rimasto immutato. Il significato della sua musica, il ricordo della figlia, la sua canzone simbolo

Pino Daniele
Pino Daniele
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Francesco Troncarelli Modifica articolo

4 Gennaio 2017 - 18.43


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Napule è mille culure

Napule è mille paure

Napule è a voce de’ criature

Che saglie chianu chianu

E tu sai ca’ nun si sulo

Due anni fa se ne andava improvvisamente Pino Daniele, artista di razza che ha saputo coniugare grande musica ad una scrittura di qualità, verace come la sua terra e profonda come la sua natura. , E’ stato uno dei massimi esponenti di una rivoluzione musicale napoletana che nello stile compositivo e nella strumentazione si alimentava di Africa, Oriente, Sudamerica, bleus e jazz e in quei testi particolari fra il napoletano e l’inglese maccheronico era capace di evocare la grande varietà di umori, atmosfere e palpiti di una Napoli che nessuno aveva colto prima.

La sua carriera è stata ricca di successi e apprezzamenti, quarant’anni di sound irresistibile nel corso dei quali ha saputo regalare emozioni a non finire. Quarant’anni di attività appassionata e spassionata che ha generato una produzione di alto livello, in cui Pino Daniele è stato sinonimo di Napoli in musica ovunque si sia esibito.

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Quella Napoli colta, sempre alla ricerca di un ponte tra la ricchezza sonora della città e il mondo di fuori, fino a pescare nel blues e nel jazz tinte e atmosfere determinanti per la sua musica. Ma anche quella più decisamente popolare, con brani che hanno aggiunto colore e cuore alla sua terra e che fanno ormai parte del patrimonio comune.

Ecco perché anche se sono passati due anni dalla sua scomparsa, si sente fortemente la mancanza di Pino Daniele, perché è stato una artista vero che ha dato tutto sé stesso sempre, senza risparmiarsi.

Oggi la sua città lo ricorda con flash mob (Borgo dei Marinari, piazza del Plebiscito, piazza Santa Maria La Nova), incontri, concerti, l’apertura gratuita del Museo della Pace che ha dedicato un piano all’artista e anche con la distribuzione gratuita nello storico Caffè Gambrinus dei “Pinuccio” il dolce creato appositamente in omaggio a Daniele.

Lo ricordano ovviamente anche i familiari e soprattutto la figlia Sara, che in un toccante post sul suo profilo Instagram oltre ad una foto col papà, ha scritto:”Hai scritto per me “Sara non piangere”, in cui mi dici di guardare il cielo ed inseguire un sogno ero, ma sono due anni ormai che l’unica cosa che cerco guardando il cielo sei tu…”.

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Noi lo vogliamo ricordare con un suo brano, uno di quelli che più lo rappresenta e che proprio quest’anno celebra i quarant’anni dalla pubblicazione: “Napule è”. Un pezzo che Daniele scrisse quando aveva 18 anni e che fu inserito nella raccolta “Terra mia” pubblicata nel 77, suo debutto da solista dopo l’esaltante esperienza con il gruppo Napoli Centrale.

E’ un brano stupendo, indimenticabile ed emozionante, dove il suono tremolante della chitarra e un avvolgente tappeto d’archi accompagnano uno dopo l’altra le immagini di una terra che l’autore ama in modo viscerale. Pure con il degrado in aumento e in perenne agguato, la perdita di tanti

valori e la povertà dei vicoli infatti, Napoli è sempre piena di mille colori, inebriata dall’odore del mare e il luogo ideale per vincere la solitudine. Come dire, malinconia, sentimento, poesia, musica. Il nostro Pino Daniele.

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