Scholz avverte von der Leyen: "Errore aprire alle destre estreme"
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Scholz avverte von der Leyen: "Errore aprire alle destre estreme"

Arriva dalla sua Germania il primo, vero avvertimento per Ursula von der Leyen in vista della partita per la conferma a capo della Commissione Ue

Scholz avverte von der Leyen: "Errore aprire alle destre estreme"
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25 Maggio 2024 - 01.22


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Un segnale chiarissimo. «Aprire alle destre estreme è un errore per l’Europa». Arriva dalla sua Germania il primo, vero avvertimento per Ursula von der Leyen in vista della partita per la conferma a capo della Commissione Ue. Ed è un messaggio da non sottovalutare, perché prima di essere votata dai gruppi all’Eurocamera von der Leyen dovrà essere indicata dai capi di Stato e di governo. Finora, dall’entourage della candidata del Ppe era filtrato un prudente ottimismo sul placet dei leader europei.

Le parole di Scholz, tuttavia, potrebbero sensibilmente cambiare il quadro. Anche perché un avvertimento molto simile è giunto quasi contemporaneamente da Madrid. «È grave l’apertura di Alberto Nunez Feijoo a Ecr, inclusa Meloni», ha sottolineato il premier Pedro Sanchez.

Il capo del governo iberico e Scholz sono tra i pochi esponenti socialisti al governo di un Paese membro dell’Ue. Ma guidano Spagna e Germania, che hanno un peso specifico notevole. A loro va aggiunto quello della Francia di Emmanuel Macron, riferimento dei liberali europei che, come ha spiegato a Politico.eu il suo fedelissimo Pascal Canfin, vorrebbe portare Mario Draghi ai vertici dell’Ue. Von der Leyen non potrà prescindere dal placet di questi Paesi.

I Popolari e la presidente della Commissione uscente si affideranno al premier polacco Donald Tusk e al collega greco Kyriakos Mitsotakis. Entrambi del Ppe, entrambi a capo di esecutivi forti e sinceramente europeisti. Il primo, probabilmente, sarà il negoziatore per conto del Ppe nei colloqui al Consiglio europeo. Sono stati loro due a candidare ufficialmente von der Leyen al Congresso del Popolari. Ma, certo, di fronte ad un `no´ di Macron e Scholz neanche loro potranno fare molto, considerato anche che il format di Weimar ha rinvigorito i rapporti tra Parigi, Berlino e Varsavia.

Le parole del cancelliere tedesco sono giunte a poche ore dal dibattito tra gli Spitzenkandidaten dove von der Leyen ha di fatto confermato l’apertura a Meloni e a FdI ma non a tutto il gruppo dei Conservatori e Riformisti. La futura Commissione «non può reggersi sul sostegno di una maggioranza parlamentare appoggiata da forze estremiste di destra», ha sottolineato Scholz dicendosi «angustiato dalla mancanza di chiarezza di alcune dichiarazioni politiche su questo». La maggioranza, ha rimarcato, deve basarsi sui «partiti tradizionali». Ovvero il Ppe, i Socialisti e i liberali. Sullo sfondo, nella prossima Eurocamera, potrebbe emergere il confronto tra due possibili maggioranze: quella tra Ppe, S&D e Renew e quella tra popolari, liberali e conservatori. Quest’ultima, caldeggiata tra gli altri dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, ha due ordini di problemi: al momento, stando ai sondaggi, potrebbe non avere i numeri; inoltre, i liberali non hanno mai aperto alla possibilità di una maggioranza senza i Socialisti e con Ecr.

A destra, intanto, si assiste alle scosse di assestamento dopo l’espulsione dal gruppo Id dei tedeschi di Afd. Dal festival di Trento la premier Meloni ha smentito la possibile unificazione tra Ecr e Id ma ha sottolineato che con Marine Le Pen «ci sono dei punti in comune. Su immigrazione, sull’approccio alla transizione verde, sulla difesa dell’identità europea». Mentre Matteo Salvini è tornato a tracciare una linea di demarcazione in Ue tra la Lega e FdI: «La premier ha totale libertà e facoltà di dialogare con chi crede. Io von der Leyen non la voterò mai».

La presidente uscente si prepara dunque alle ultime due settimane di campagna prima dei colloqui decisivi per i top jobs. A margine della conferenza di pace di Lucerna i leader europei potrebbero già parlarne, prima della cena informale del prossimo 17 giugno. Saranno ore decisive per von der Leyen, ma forse anche per il concretizzarsi dell’ipotesi Draghi, alla Commissione o al Consiglio europeo. «Serve che una forza politica lo candidi», ha osservato Tajani, ricordando allo stesso tempo come la candidatura di von der Leyen non «è vincolante». Ad essere apparentemente blindata sarebbe però la scelta di un esponente del Ppe per la Commissione se, come sembra, i Popolari saranno il primo partito. 

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