Gaza: ad essere annientati sono i bimbi, non Hamas
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Gaza: ad essere annientati sono i bimbi, non Hamas

Una mattanza che i numeri, impressionanti, possono sintetizzare ma non a “umanizzare”. Perché dietro il numero dei bimbi uccisi dai bombardamenti israeliani – ad oggi 11.700 – feriti e rimasti orfani, c’è una storia, un volto, una infanzia cancellata

Gaza: ad essere annientati sono i bimbi, non Hamas
Bambini a Gaza
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

4 Febbraio 2024 - 22.13


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Globalist non smetterà un solo giorno di raccontare, documentare, denunciare la mattanza di bambini in atto a Gaza. 

Una mattanza senza fine

Una mattanza che i numeri, impressionanti, possono sintetizzare ma non a “umanizzare”. Perché dietro il numero dei bimbi uccisi dai bombardamenti israeliani – ad oggi almeno 11.700 – feriti e rimasti orfani, c’è una storia, un volto, una infanzia cancellata. A darne conto è l’Agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef).

Una stima in difetto

L’Unicef stima che almeno 17.000 bambini nella Striscia di Gaza siano non accompagnati o separati. Ognuno rappresenta una storia straziante di perdita e dolore.

Questo dato corrisponde all’1% della popolazione sfollata complessiva, 1,7 milioni di persone.

Naturalmente si tratta di una stima, poiché è quasi impossibile raccogliere e verificare le informazioni nelle attuali condizioni di sicurezza e umanitarie.

Una testimonianza dall’inferno

Dichiarazione del Responsabile della Comunicazione dell’Unicef per lo Stato della Palestina, Jonathan Crickx durante la conferenza stampa tenuta nei giorni scorsi al Palazzo delle Nazioni di Ginevra.

“Sono tornato da Gaza questa settimana. Ho incontrato diversi bambini, ognuno con la propria storia devastante da raccontare. Di 12 bambini che ho incontrato o intervistato, più della metà aveva perso un membro della famiglia in questa guerra. 3 avevano perso un genitore, di questi, 2 avevano perso sia la madre, sia il padre. Dietro ognuna di queste statistiche c’è un bambino che sta facendo i conti con questa nuova terribile realtà.

Razan, di 11 anni, era con la sua famiglia nella casa dello zio quando è stata bombardata nelle prime settimane di guerra. Lei ha perso quasi tutti i membri della sua famiglia. Sua madre, suo padre, suo fratello e 2 sorelle sono stati uccisi. Razan è stata ferita a una gamba e gliel’hanno dovuta amputare. Dopo l’intervento, la ferita si è infettata. Adesso sua zia e suo zio si stanno prendendo cura di lei, tutti sono sfollati a Rafah.

In un centro in cui vengono ospitati e assistiti i bambini non accompagnati, ho visto anche due bambini molto piccoli di 6 e 4 anni. Sono cugini e le loro rispettive famiglie sono state interamente uccise nella prima metà di dicembre. La bambina di quattro anni, in particolare, è ancora fortemente sotto shock.

Ho incontrato questi bambini a Rafah. Temiamo che la situazione dei bambini che hanno perso i genitori sia molto peggiore nel Nord e nel Centro della Striscia di Gaza.

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Durante un conflitto, è comune che le famiglie allargate si prendano cura dei bambini che hanno perso i genitori. Ma attualmente, a causa della forte mancanza di cibo, acqua o rifugi, le famiglie allargate sono sotto stress e si trovano in difficoltà a prendersi immediatamente cura di un altro bambino, mentre loro stessi stanno lottando per provvedere ai propri figli e alla propria famiglia. In queste situazioni, l’assistenza provvisoria immediata deve essere resa disponibile su larga scala, mantenendo i bambini in contatto con o rintracciando le loro famiglie in modo che possano essere riunite quando la situazione si stabilizza.

Razan, come la maggior parte dei bambini che affrontano esperienze traumatiche, è ancora sotto shock. Ogni volta che ricorda quegli eventi, scoppia a piangere ed è stremata. La condizione di Razan è ancora particolarmente stressante perchè la sua mobilità è gravemente compromesse e i servizi di supporto specializzato e di riabilitazione non sono disponibili.

La salute mentale dei bambini è gravemente danneggiata. Presentano sintomi come livelli estremamente alti di ansia persistente, perdita di appetito, non dormono, hanno sfoghi emotivi o panico ogni volta che sentono il rumore dei bombardamenti.

Prima di questa guerra, l’Unicef riteneva che nella Striscia di Gaza più di 500.000 bambini avessero già bisogno di un supporto psicosociale e per la salute mentale. Oggi, stimiamo che quasi tutti i bambini abbiano bisogno di questo tipo di supporto, più di 1 milione di bambini.

 L’Unicef e i suoi partner hanno fornito supporto per la salute mentale e psicosociale a oltre 40.000 bambini e 10.000 persone che se ne prendono cura dall’inizio del conflitto. Ho seguito una di queste attività ed è un vero sollievo vedere i bambini giocare, disegnare, ballare, cantare e sorridere. Li aiuta ad affrontare le terribili situazioni che hanno vissuto. Ma ovviamente, questo non è sufficiente quando vediamo la portata dei bisogni.

L’unico modo per garantire questo supporto per la salute mentale e psicosociale su larga scala è un cessate il fuoco. Prima della Guerra, nel 2022, il gruppo di protezione dell’infanzia guidato dall’Unicef ha fornito supporto a circa 100.000 bambini. È possibile aumentare la portata adesso. Lo abbiamo già fatto in passato. Ma non è possibile nelle attuali condizioni di sicurezza e umanitarie.

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Prima di concludere, voglio aggiungere ancora una cosa. Questi bambini non hanno nulla a che fare con questo conflitto, ma stanno soffrendo come nessun bambino dovrebbe mai soffrire. Nessun bambino, indipendentemente dalla religione, dalla nazionalità, dalla lingua, dalla razza, dovrebbe mai essere esposto al livello di violenza visto il 7 ottobre, o al livello di violenza a cui abbiamo assistito da allora”.

 Una violenza che continua.

 Il capo delle politiche umanitarie e di Save the Children, Alexandra Saieh, afferma che la guerra di Israele a Gaza sta uccidendo bambini a “tassi senza precedenti nelle crisi recenti”. Parlando con al Jazeera ha aggiunto che i bombardamenti israeliani hanno inoltre lasciato molti bambini gravemente feriti e con disabilità permanenti.

La guerra, ha detto ancora, sta lasciando i bambini di Gaza “affamati e privati ​​di ogni senso di sicurezza e protezione”. Dopo aver esaminato per molti anni l’impatto sulla salute mentale dei bambini, Save the Children ha scoperto che i bambini palestinesi di Gaza affrontano ogni anno livelli più elevati di disagio emotivo, ha aggiunto Saieh.

In uno studio condotto nel 2022, Save the Children ha scoperto che tre bambini su cinque a Gaza avevano sentimenti e pensieri di autolesionismo. La maggior parte ha sperimentato depressione, incubi e non aveva speranza per il futuro, quindi gli ultimi quattro mesi renderanno la situazione infinitamente peggiore.

Parla da Gaza, in fuga con i suoi tre figli tutti al di sotto dei 10 anni d’età, uno degli operatori di Save the Children. Una testimonianza, la sua, rilanciata dall’organizzazione internazionale. «Guardando i miei figli negli occhi ogni minuto, posso vedere le domande che hanno – racconta -: sono alla ricerca di risposte, di rassicurazioni sul fatto che tutto andrà bene e di un barlume di speranza per un futuro migliore. Io, come ogni genitore, sento la profonda responsabilità di fornire loro questo senso di sicurezza e speranza. Tuttavia, la realtà della nostra situazione attuale è straziante».

L’operatore, riferiscono dall’organizzazione, lavora da molto tempo per Save the Children a Gaza. «Per la prima volta – afferma -, mi ritrovo a desiderare di essere una roccia, incapace di farsi scalfire e resistente al dolore. Vorrei avere dei superpoteri, come gli uccelli, per fuggire da questa striscia di terra con la mia famiglia, in cerca di un rifugio. Vorrei essere un supereroe, per portare via i miei figli a vivere in pace», conclude.

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Ma nell’inferno di Gaza non esistono i supereroi. Neanche nei sogni dei bambini.  

Il racconto scioccante di un medico del Gaslini

 “È una delle tragedie umanitarie più grandiche abbiamo vissuto negli ultimi dieci anni, è una catastrofe, che in qualche modo deve essere gestita, perché l’impatto sui bambini è enorme, chiunque vede cosa succede ha chiaro che bisogna fare qualcosa per fermare la guerra”. Andrea Moscatelliè il responsabile della terapia intensiva dell’Istituto Gaslinied è appena tornato dalla missione umanitaria in Palestina coordinata dall’ospedale pediatrico genovese. “Siamo arrivati con i bimbi che sono stati evacuati da Gaza perché trattare i pazienti è molto difficile all’interno della Striscia – spiega il responsabile dell’equipe sanitaria – alcuni interventi di emergenza sono stati effettuati senza la possibilità di fare anestesia sui bambini, tutte le terapie complesse e croniche non possono essere fornite”. Dal 7 ottobre a oggi, tra le decine di migliaia di vittime civili a Gaza Save the Children stima ci sianooltre 11.500 bambini. Non riuscendosi a curare nella precaria situazione sanitaria rimasta in piedi nella Striscia di Gaza, chi è gravemente malato nella maggior parte dei casi si aggrava o muore prima di raggiungere i valichi dove si può ricevere assistenza sanitaria sotto il coordinamento egiziano.

“Rispetto alla guerra in Ucraina, la grossa differenza è che adesso vediamo molte più vittime civili con lesioni direttamente legate alla guerra come crolli, ferite da pallottole e schegge di bombardamenti, mentre in Ucraina proporzionalmente erano decisamente minori– spiega Moscatelli, che con l’equipe del Gaslini non è nuovo a missioni umanitarie in coordinamento con la Farnesina e altri istituti della rete pediatrica italiana – Questi bambini sono bambini devastati, le loro mamme che si sono conosciute negli ospedali e hanno legato tra loro, per questo nel definire i trasferimenti cerchiamo di non separarle”. Con le loro mamme, al Gaslini sono arrivate due sorelline con gravi problemi ortopedici (fratture scomposte e ustioni dovute al crollo della propria casa), che sotto i bombardamenti dell’esercito israeliano hanno perso il papà e una sorella più grande, e una bimba affetta da spina bifida.

A Gaza, ad essere annientati sono i bambini, non Hamas.

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