Stop ai trasferimenti di armi a Israele e ai gruppi armati palestinesi
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Stop ai trasferimenti di armi a Israele e ai gruppi armati palestinesi

È l’appello lanciato oggi alla comunità internazionale da 16 organizzazioni umanitarie e per i diritti umani, tra cui Amnesty International, Oxfam e Save the Children.

Stop ai trasferimenti di armi a Israele e ai gruppi armati palestinesi
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

24 Gennaio 2024 - 18.10


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Mettere immediatamente fine ai trasferimenti di armi, componenti e munizioni a Israele e ai gruppi armati palestinesi, dato il rischio che siano usati per commettere o facilitare gravi violazioni del diritto internazionale dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario.

È l’appello lanciato oggi alla comunità internazionale da 16 organizzazioni umanitarie e per i diritti umani, tra cui Amnesty International, Oxfam e Save the Children.

I bombardamenti e l’assedio di Israele stanno privando la popolazione civile della Striscia di Gaza delle risorse indispensabili per sopravvivere e stanno rendendo inabitabile la Striscia. Attualmente, la popolazione civile di Gaza sta affrontando una crisi umanitaria di gravità e dimensione senza precedenti.

A loro volta, gli attacchi condotti dai gruppi armati palestinesi hanno causato l’uccisione   di circa 1200 civili e la cattura di ostaggi, israeliani e non, bambini compresi, oltre 130 dei quali tuttora trattenuti   all’interno della Striscia di Gaza.

 I gruppi armati di Gaza continuano a lanciare indiscriminatamente razzi contro i centri abitati israeliani, interrompendo la frequenza scolastica, costringendo persone a lasciare le loro abitazioni e minacciando la vita e il benessere dei civili. La presa di ostaggi e gli attacchi indiscriminati violano il diritto internazionale umanitario e devono cessare immediatamente.

 Organizzazioni umanitarie, gruppi per i diritti umani, funzionari delle Nazioni Unite e oltre 153 Stati membri chiedono un immediato cessate il fuoco.

Israele, tuttavia, continua a usare armi e munizioni esplosive in zone densamente popolate di Gaza, con terribili conseguenze per la popolazione. I leader mondiali hanno sollecitato Israele a ridurre il numero delle vittime civili, ma le operazioni militari israeliane a Gaza continuano a causare un numero di vittime senza precedenti, come recentemente segnalato dal Segretario generale delle Nazioni Unite. Gli Stati membri hanno perciò la responsabilità giuridica di usare tutti i mezzi possibili per pretendere una migliore protezione dei civili e il rispetto del diritto internazionale umanitario.

L’unica speranza per Gaza, ossia una risposta umanitaria finanziata a livello internazionale, è impedita in questo momento dall’intensità dei combattimenti: i convogli di aiuti sono presi di mira, ci sono frequenti blackout delle comunicazioni, le strade sono danneggiate, sono imposte limitazioni alle forniture essenziali, è quasi del tutto vietato l’ingresso di prodotti commerciali e ci sono procedure burocratiche da superare per portare aiuti all’interno di Gaza.

Le azioni militari israeliane hanno distrutto una parte rilevante delle case, delle scuole, degli ospedali, delle infrastrutture idriche, dei rifugi e dei campi per rifugiati della Striscia di Gaza. I bombardamenti indiscriminati in corso e i danni sproporzionati che causano regolarmente ai civili sono inaccettabili.

L’Alto commissario per i diritti umani ha lanciato l’allarme sul grave rischio che vengano compiuti “crimini di atrocità a Gaza e ha sollecitato tutti gli Stati a impedire che ciò avvenga. Ma da allora la situazione umanitaria è ulteriormente peggiorata:

  • secondo il Ministero della Salute di Gaza, in meno di quattro mesi sono stati uccisi oltre 25.000 palestinesi, almeno 10.000 dei quali minorenni, mentre migliaia di persone sono sotto le macerie;
  • oltre 62.000 persone sono rimaste ferite, molte con danni o disabilità permanenti: tra queste, oltre 1000 minorenni che hanno perso uno o più arti superiori o inferiori;
  • secondo le Nazioni Unite,  un numero imprecisato di civili palestinesi, bambini compresi, è sottoposto a detenzione illegale e dev’essere rimesso in libertà;
  • ogni giorno, i palestinesi continuano a essere uccisi nelle zone dove il Governo israeliano aveva detto loro di evacuare. Nella prima settimana del 2024, un attacco aereo ha ucciso 14 persone, per lo più bambini, nei pressi di un’area che le forze israeliane avevano indicato essere una “zona sicura”;
  • oltre l’85% della popolazione di Gaza, ossia 1.900.000 persone, è stata costretta ad abbandonare le proprie case. Molte persone hanno eseguito gli ordini israeliani di evacuare a sud e ora sono intrappolate in un fazzoletto di terra, esposte al rischio sempre più alto di epidemie;
  • oltre mezzo milione di palestinesi della Striscia di Gaza è alla fame e oltre il 90% della popolazione è colpita da malnutrizione acuta: si tratta della più alta percentuale mai registrata;
  • oltre il 70% delle abitazioni di Gaza, , buona parte delle sue scuole e delle infrastrutture idriche e sanitarie sono state distrutte e danneggiate, lasciando la popolazione quasi senza alcun accesso all’acqua potabile;
  • non una sola struttura sanitaria è pienamente operativa e quelle che lo sono parzialmente sono sopraffatte dal 
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