Iran senza fiato: i costi celati dell'inettitudine governativa
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Iran senza fiato: i costi celati dell'inettitudine governativa

Dall'inadeguatezza dei trasporti pubblici alle infrastrutture elettriche obsolete e all'isolamento diplomatico, le radici della crisi dell'inquinamento di Teheran affondano nella governance della nazione. Un'analisi di Danial Jarrahi.

Iran senza fiato: i costi celati dell'inettitudine governativa
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13 Dicembre 2023 - 18.17 Culture


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di Danial Jarrahi

Mentre Teheran è alle prese con un’ondata di inquinamento atmosferico, che ha colpito la capitale nelle scorse settimane, la colpa è tutta delle inefficienze del regime iraniano. Le cadute governative nella gestione della città sono diventate, tra le tante, fattore che contribuisce al deterioramento della qualità dell’aria. Al di là della preoccupazione immediata per la salute pubblica, questo problema svela un complesso scenario di sfide economiche, politiche e infrastrutturali, che si estendono ben oltre i confini della città.

Dall’inadeguatezza dei trasporti pubblici alle infrastrutture elettriche obsolete e all’isolamento diplomatico, le radici della crisi dell’inquinamento di Teheran affondano nella terribile governance della nazione, culminata in una grave situazione ambientale che mostra l’urgente necessità di soluzioni globali.

Nelle scorse settimane la capitale iraniana, Teheran, si è confrontata con un grave inquinamento atmosferico, una crisi percepita dall’opinione pubblica come una conseguenza dell’inefficienza governativa. Dato l’andamento della situazione, sembra fondamentale adottare una prospettiva globale sulla questione, riconoscendo che l’inquinamento atmosferico nella provincia di Teheran e in altre grandi città come Isfahan, Mashhad e Khuzestan deriva da questioni sfaccettate radicate nel panorama economico e politico.

Teheran affronta una carenza di trasporto pubblico efficiente, costringendo i cittadini a fare affidamento su veicoli personali per il pendolarismo quotidiano. Il comune si scontra con i vincoli di bilancio, ostacolando gli sforzi per migliorare i trasporti pubblici. Con una popolazione residente di circa 10 milioni e un afflusso di oltre 10 milioni di pendolari giornalieri, la congestione del traffico aggrava il consumo di carburante. A ciò si aggiunge l’uso del carburante di qualità più bassa del mondo, conseguenza delle sanzioni e delle limitazioni tecnologiche nella produzione di carburante.

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Il settore industriale iraniano poi è alle prese con una sfida di approvvigionamento energetico decennale. L’infrastruttura elettrica obsoleta, stabilita prima della rivoluzione, manca della capacità di sostenere la popolazione attuale. Nonostante i tentativi post-rivoluzionari di costruire ulteriori centrali elettriche, la fornitura di energia rimane inadeguata. L’inverno vede una lotta per la distribuzione del gas, che porta le autorità a ricorrere al petrolio per la produzione di energia elettrica. In estate, il picco della domanda richiede l’uso simultaneo di gas e olio combustibile, una pratica insostenibile esacerbata dal clima caldo.

Inoltre, l’isolamento diplomatico e i vincoli di bilancio ostacolano la capacità del regime di acquisire filtri per le fabbriche che emettono inquinamento, che sono prevalentemente situate vicino ai principali centri urbani.

L’inquinamento atmosferico che affligge Teheran e altre città, dunque, è una conseguenza diretta delle azioni governative. La corruzione diffusa a macro e micro livello ostacola la creazione di un ambiente urbano e nazionale sostenibile. D’altro canto, l’Iran stanzia ingenti fondi per la produzione di armi e si impegna in guerre per procura nella regione.

Numerose malversazioni, tra cui la recente nel settore del tè, sottolineano questa cattiva gestione finanziaria. Zabihollah Khodaeian, capo dell’ispettorato del regime, ha rivelato che un gruppo commerciale ha ricevuto circa 3,37 miliardi di dollari tra il 2019 e la metà del 2022 per le importazioni di tè e macchine per la stampa e l’imballaggio avanzate. Tuttavia, una parte significativa di questa valuta rimane inutilizzata, gettando ombre sulla trasparenza e la responsabilità di tali transazioni.

Breathless in Tehran: The Unseen Costs of Governmental Ineptitude

From inadequate public transport to outdated electrical infrastructure and diplomatic isolation, the roots of Tehran’s pollution crisis lie in the governance of the nation. A system analysis.

by Danial Jarrahi

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As Tehran grapples with a surge in air pollution, a crisis that has gripped the capital in recent days, the blame is squarely placed on the inefficiencies of the Iranian regime. In this analysis, we scrutinize how governmental lapses in city management have become a contributing factor to the deteriorating air quality. Beyond the immediate concern for public health, this issue unravels a complex tapestry of economic, political, and infrastructural challenges that extend far beyond the city limits of Tehran. From inadequate public transportation to outdated power infrastructure and diplomatic isolation, the roots of Tehran’s pollution crisis delve deep into the governance of the nation. This investigation sheds light on the interconnected issues that have culminated in an environmental predicament, emphasizing the urgent need for comprehensive solutions

In recent days, the Iranian capital, Tehran, has grappled with severe air pollution, a crisis perceived by the public as a consequence of governmental inefficiency. This article will delve into how Iranian authorities may have contributed to the pollution through their ineptitude in city management. It is crucial to adopt a comprehensive perspective on this matter, recognizing that air pollution in Tehran province and other major cities like Isfahan, Mashhad, and Khuzestan stems from multifaceted issues rooted in the economic and political landscape.

Primarily, Tehran faces a dearth of efficient public transportation, forcing citizens to rely on personal vehicles for daily commuting. The Tehran municipality contends with budgetary constraints, hampering efforts to enhance public transit. With a resident population of approximately 10 million and an influx of over 10 million daily commuters, traffic congestion exacerbates fuel consumption. Compounded by the use of the world’s lowest-quality fuel, a consequence of sanctions and technological limitations in fuel production, the environmental toll intensifies.

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Furthermore, Iran’s industrial sector has grappled with a decade-long energy supply challenge. Outdated power infrastructure, established pre-revolution, lacks the capacity to sustain the present population. Despite post-revolutionary attempts to build additional powerhouses, the energy supply remains inadequate. Winter witnesses a struggle to provide gas, leading authorities to resort to fuel oil for electricity generation. In summer, the demand peaks, requiring the simultaneous use of gas and fuel oil, an unsustainable practice exacerbated by the warm climate.

In addition, diplomatic isolation and budgetary constraints hinder the regime’s ability to acquire filters for pollution-emitting factories, which are predominantly situated near major urban centres.

In conclusion, the air pollution plaguing Tehran and other cities is a direct consequence of governmental actions. Widespread corruption at macro and micro levels obstructs the creation of a sustainable urban and national environment. On the flip side, Iran allocates substantial funds for weapons production and engages in proxy wars in the region. Numerous embezzlements, including the recent one in the tea sector, underscore this financial mismanagement. Zabihollah Khodaeian, the head of the regime’s inspectorate, revealed that a commercial group received around $3.37 billion between 2019 and mid-2022 for tea and advanced printing and packaging machinery imports. However, a significant portion of this currency remains unutilized, casting shadows on the transparency and accountability of such transactions.

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