Biden preme su Netanyahu perché cessino i crimini di guerra e si blocchino le violenze dei coloni
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Biden preme su Netanyahu perché cessino i crimini di guerra e si blocchino le violenze dei coloni

Di fronte all'intensificarsi dell'offensiva e della crisi umanitaria, si fa più martellante il pressing di Joe Biden sul premier Benyamin Netanyahu, al quale gli Stati Uniti chiedono anche di «tenere a freno i coloni»

Biden preme su Netanyahu perché cessino i crimini di guerra e si blocchino le violenze dei coloni
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30 Ottobre 2023 - 00.49


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Israele ha la «responsabilità» di proteggere i civili: anche se Hamas rende le cose più difficili usandoli come scudi umani, le forze israeliane devono usare «tutte le misure possibili» per «distinguerli» dai terroristi. Di fronte all’intensificarsi dell’offensiva e della crisi umanitaria, si fa più martellante il pressing di Joe Biden sul premier Benyamin Netanyahu, al quale gli Stati Uniti chiedono anche di «tenere a freno i coloni» perché – ha avvertito il consigliere alla sicurezza nazionale Jake Sullivan – è «totalmente inaccettabile» l’aumento della violenza a cui si sta assistendo in Cisgiordania.

Nel primo colloquio telefonico dall’ingresso delle truppe a Gaza, il presidente ha ribadito a Netanyahu la posizione americana, cercando di moderare il più possibile quella del suo interlocutore di fronte al rischio che il conflitto infiammi tutta la regione. Il coro di critiche e polemiche alla risposta israeliana all’attacco del 7 ottobre sta crescendo, così come si stanno moltiplicando le manifestazioni pro-palestinesi negli Stati Uniti, i cui toni sono saliti con il blocco delle comunicazioni a Gaza, di cui gli Usa avrebbero poi imposto il ripristino. Oltre a temere un indebolimento dell’appoggio internazionale allo Stato ebraico, Biden è preoccupato dalla spaccatura profonda dell’opinione pubblica, che con la sua presidenza si era proposto di risanare. Per cercare di placare le tensioni, il presidente in settimana ha ricevuto in sordina alla Casa Bianca i leader musulmani. Lo ha fatto senza annunci pubblici, irritando molti dei partecipanti. Nonostante il silenzio dell’amministrazione, i presenti hanno tuttavia riferito di aver chiesto il cessate il fuoco immediato e di essersi lamentati per la mancanza di «empatia» a loro dire dimostrata dal presidente per i civili vittime del conflitto e anche per i musulmani americani discriminati in patria.

«Biden deve fare attenzione» perché il suo atteggiamento su Israele rischia di costargli nel 2024 il voto dei musulmani, ha avvertito la deputata democratica progressista Pramila Jaypa. Le accuse più dure gli sono arrivate da Donald Trump, che ha scaricato sulle «debolezze di Biden» la colpa dell’attacco di Hamas dal quale si è scatenato – ha detto usando le stesse parole di Netanyahu – uno scontro «fra il bene e il male».

Criticato da più parti e con la sua campagna elettorale alle prese con due guerre e una spirale di problemi interni, Biden va avanti nel tessere la sua tela diplomatica per evitare che il conflitto si ampli in tutto il Medio Oriente, con il rischio che gli Stati Uniti vi siano risucchiati. La Casa Bianca teme infatti un allargamento del conflitto e, pur nella consapevolezza che il margine di errore è limitato, spera che la diplomazia e la lunga esperienza di Biden possano evitare il peggio. In quest’ottica il presidente ha inviato un messaggio direttamente alla Guida suprema iraniana Ali Khamenei, e nelle prossime ore il ministro della Difesa saudita sarà a Washington. In novembre potrebbe poi incontrare il presidente cinese Xi Jinping a San Francisco.

Nel frattempo gli Stati Uniti continuano anche a lavorare per il rilascio degli ostaggi. «Le trattative proseguono, stiamo affrontando una situazione simile con i cittadini americani e di altre nazionalità intrappolati a Gaza», ha detto il consigliere alla Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, confermando l’apertura di Washington ad una «pausa umanitaria» per la loro liberazione. Sullivan ha quindi ribadito che gli Stati Uniti risponderanno se saranno ancora attaccati dai gruppi di miliziani legati all’Iran: «Restiamo vigili perché vediamo elevate minacce alle nostre forze nell’area e un elevato rischio che questo conflitto si allarghi ad altre aree della regione».

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