Siria devastata, Siria tradita
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Siria devastata, Siria tradita

Hanno permesso a un dittatore sanguinario di fare guerra al “suo” popolo. Poi hanno chiuso gli occhi ad una guerra per procura durata 12 anni. E oggi stringono i cordoni della borsa. un Rapporto di Oxfam

Siria devastata, Siria tradita
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

16 Giugno 2023 - 14.31


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Hanno permesso a un dittatore sanguinario di fare guerra al “suo” popolo. Poi hanno chiuso gli occhi ad una guerra per procura durata 12 anni. E oggi stringono i cordoni della borsa. 

La Siria devastata, la Siria tradita

Anche per il 2023 i Paesi donatori prendono impegni insufficienti a fronteggiare l’emergenza umanitaria in Siria, dove il 90% della popolazione vive sotto la soglia di povertà dopo oltre 12 anni di guerra e un terremoto che 4 mesi fa ha devastato la vita di 9 milioni di siriani, causando decine di migliaia di vittime.

È l’allarme lanciato da Oxfam all’indomani della Conferenza sulla crisi in Siria che si è tenuta a Bruxelles.

“Il sisma dello scorso febbraio sta portando il Paese al collasso economico con un aumento esponenziale dei prezzi dei beni alimentari e un’inarrestabile svalutazione della moneta nazionale. 12 milioni di siriani soffrono la fame, uno dei dati più alti dall’inizio del conflitto, e 6,8 milioni sono gli sfollati interni – rimarca Francesco Petrelli, policy advisor sulla sicurezza alimentare di Oxfam Italia – Nonostante questo, gli aiuti necessari a fronteggiare l’emergenza anche quest’anno arriveranno solo in piccola parte. Al momento sono stati annunciati 5,6 miliardi di euro sotto forma di sovvenzioni e 4 miliardi come prestiti per i siriani all’interno del Paese e nei paesi vicini. Una goccia nel mare, di fronte ai reali bisogni di una popolazione costretta ogni giorno a scelte impossibili per poter sopravvivere: comprare cibo o medicine? Spingere le proprie figlie a sposarsi o non avere i soldi necessari per sfamarle? Mandare i bambini a scuola o avere un tetto sulla testa? Per questo lanciamo un appello urgente alla comunità internazionale perché vengano stanziati, il prima possibile, tutti gli aiuti necessari a rispondere all’emergenza”.

Vivere senz’acqua ed elettricità

In questo momento ad Aleppo 3 sfollati su 4 riescono a malapena a mettere insieme un pasto al giorno. In intere aree del Paese la popolazione è costretta a fare i conti con la mancanza di elettricità o acqua corrente pulita. Basti pensare che non vi hanno accesso oltre 11 milioni di siriani.

“La nostra vita ogni giorno è una continua lotta per far fronte alle necessità più normali. – racconta Fadia, 40 anni, madre di tre figli che vive nella zona rurale di Hama – In mancanza di elettricità, il piccolo forno a legna che abbiamo in casa è l’unico modo per cucinare durante i continui black out. La sera usiamo le candele o le lampade a led, ma la luce è talmente poca che i miei figli non riescono a studiare. Anche procurarsi l’acqua è un’impresa, visto che è disponibile solo per poche ore alla settimana, costringendoci a fare scorte che vanno poi razionate”.

“Chi in questo momento riesce a provvedere alla propria famiglia è davvero un eroe. – aggiunge Mazen, 56 anni, piccolo produttore di scarpe di Aleppo – Prima della guerra guadagnavo quello che mi serviva per vivere più che dignitosamente, oggi tutto è una sfida. A causa della mancanza di elettricità non posso più usare i macchinari e faccio tutto a mano, ma ci vuole il doppio del tempo per produrre la stessa quantità di calzature. Del resto il gasolio per far funzionare le macchine o non c’è o è fuori dalla mia portata”.

La risposta di Oxfam

Oxfam lavora dal 2013 per soccorrere la popolazione in Siria e i rifugiati che hanno trovato scampo alla guerra nei paesi vicini.

Dopo il terremoto, che lo scorso febbraio ha causato oltre 50 mila vittime in Turchia e Siria, Oxfam e i suoi partner locali hanno soccorso più di 400 mila siriani, allestendo rifugi e distribuendo acqua pulita o kit igienico-sanitari.  Nel paese Oxfam ha anche contribuito a ripristinare le infrastrutture idriche, sostenendo i controlli di sicurezza degli edifici per consentire alle persone di tornare nelle proprie abitazioni. I bisogni sono enormi e continuano a crescere, per questo Oxfam ha l’obiettivo di moltiplicare i propri interventi per raggiungere 800 mila persone nei prossimi tre anni.

Se questa è “pace”

Dal rapporto 2022-2023 di Amnesty International, capitolo Siria.

Nonostante una fase di relativa diminuzione delle ostilità, è proseguito il conflitto armato in Siria, mentre la situazione socioeconomica è peggiorata. Le parti coinvolte nel conflitto hanno continuato a commettere nell’impunità palesi violazioni dei diritti umani, gravi violazioni del diritto internazionale umanitario e crimini di diritto internazionale, compresi crimini di guerra. Le truppe governative, i gruppi armati d’opposizione e i loro alleati hanno compiuto attacchi illegali contro la popolazione civile e infrastrutture civili, come stazioni di pompaggio dell’acqua e campi per sfollati, attraverso bombardamenti aerei e lanci d’artiglieria nel nord della Siria. Le autorità di governo, l’Esercito nazionale siriano (Syrian National Army – Sna) e l’Amministrazione autonoma della Siria del nord-est (Amministrazione autonoma) hanno sottoposto i civili a detenzioni arbitrarie, rapimenti e sparizioni forzate. Il presidente al-Assad ha promulgato la prima legge siriana contro la tortura, che tuttavia non affrontava il tema dell’impunità né prevedeva forme di indennizzo per le vittime e le loro famiglie, e ha ratificato una nuova legge sui reati informatici che criminalizzava la pubblicazione online di contenuti critici verso le autorità o la costituzione. Il gruppo armato d’opposizione Hay’at Tahrir al-Sham e l’Amministrazione autonoma hanno continuato a limitare la libertà d’espressione e riunione. Il governo ha continuato a impedire ai residenti e alle persone sfollate internamente nel nord-ovest della Siria di godere dei loro diritti economici e sociali, ostacolando tra l’altro gli aiuti diretti alle persone sfollate nel campo al-Rukban, vicino al confine con la Giordania.

Attacchi illegali

Le parti belligeranti e i loro alleati hanno continuato a effettuare attacchi aerei e di terra illeciti contro i civili e infrastrutture civili nella Siria settentrionale, uccidendo e ferendo decine di civili.

Governo siriano e la Russia sua alleata

Il governo siriano, sostenuto dalle forze armate russe, ha lanciato attacchi indiscriminati e attacchi deliberati contro infrastrutture idrauliche, campi per sfollati, allevamenti avicoli e aree residenziali nel nord-ovest della Siria. Il 6 novembre, ha lanciato una serie di attacchi d’artiglieria su una foresta vicino ai campi per sfollati allestiti nell’area di Kafr Jallis, nel nord-ovest, provocando quattro vittime tra gli sfollati, tra cui tre bambini e una donna, e ferendo più di 70 civili.

Secondo la Commissione internazionale indipendente sulla Repubblica araba di Siria (Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite), il governo siriano e la Russia hanno lanciato molteplici raid aerei e attacchi di terra su civili e obiettivi civili nel nord-est del paese. Il 2 gennaio, un raid aereo contro la stazione di pompaggio dell’acqua di Arashani, che rifornisce la città di Idlib, ha ferito un civile e lasciato temporaneamente senz’acqua almeno 300.000 persone. Il 3 gennaio e il 12 maggio, raid aerei lanciati contro due allevamenti avicoli nel governatorato di Idlib hanno ferito una donna e suo figlio di otto anni, nel primo attacco, e un uomo, nel secondo. Il rapporto della Commissione aggiungeva anche che esistevano “ragionevoli motivi” per ritenere che le forze filogovernative avessero “intenzionalmente preso di mira obiettivi indispensabili alla sopravvivenza della popolazione”.

Gruppi armati d’opposizione siriani e la Turchia loro alleata

I gruppi armati d’opposizione siriani e la Turchia loro alleata hanno effettuato attacchi indiscriminati, compresi raid aerei con droni e attacchi di terra, colpendo aree residenziali, una scuola e un campo per sfollati nella Siria settentrionale.

Il 24 febbraio, un drone delle forze armate turche lanciato contro un obiettivo militare si è schiantato vicino a un autobus civile, sulla strada che collega Amuda a Qamishli, due città nel nordest della Siria. Nell’attacco sono rimasti feriti almeno quattro civili, di cui tre donne e un uomo.

La Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite ha rilevato il probabile utilizzo di mitragliatrici pesanti all’interno delle aree occupate dalle truppe turche e controllate dall’Sna, in un attacco contro una scuola in un villaggio dell’area di Afrin, una città nella Siria settentrionale, in cui sono rimasti feriti 11 bambini di età compresa tra i sei e i 12 anni.

 Detenzione arbitraria e sparizioni forzate

Governo siriano

Il governo siriano ha continuato a sottoporre decine di migliaia di persone, inclusi giornalisti, difensori dei diritti umani, avvocati e attivisti politici, a sparizione forzata, molti anche da più di 10 anni.

A febbraio e aprile, le autorità hanno parzialmente fatto luce sulla sorte di 1.056 persone sottoposte a sparizione forzata dall’inizio del conflitto, aggiornando la documentazione del registro civile ed emettendo dei certificati di morte. Questi stabilivano la data del decesso, ma non fornivano particolari sulle circostanze in cui queste persone erano morte. Le autorità non hanno restituito i corpi dei deceduti alle loro famiglie.

Il 30 aprile, il presidente al-Assad ha emanato il decreto legislativo n. 7 che ha concesso un’amnistia generale per i reati di “terrorismo”, ad accezione di quelli che avevano provocato dei morti. Le autorità non hanno precisato il numero dei detenuti che hanno beneficiato del provvedimento, ma organizzazioni locali hanno calcolato almeno 150 rilasci.

Amministrazione autonoma

L’Amministrazione autonoma ha continuato a trattenere illegalmente circa 17.000 donne e 37.000 minori siriani, iracheni e di altre nazionalità, nei campi di al-Hol e al-Roj, in condizioni squallide e senza accesso alle procedure dovute. Il 7 febbraio, l’asayish, il corpo di polizia dell’Amministrazione autonoma, ha aperto il fuoco nel campo di al-Hol, uccidendo almeno un bambino e ferendo tre donne e tre bambini1.

Il 20 gennaio, centinaia di minori trattenuti nella prigione di Ghwairan, un centro di detenzione per adulti di Hassake, sono rimasti intrappolati per 10 giorni all’interno della struttura, con accesso limitato a cibo e assistenza medica, durante uno scontro a fuoco tra le truppe militari dell’Amministrazione autonoma, le Forze democratiche siriane (Syrian Democratic Forces – Sdf) e lo Stato islamico. I minori continuavano a essere trattenuti nelle strutture di detenzione in pessime condizioni, in violazione della Convenzione sui diritti dell’infanzia.

Esercito nazionale siriano sostenuto dalla Turchia

A luglio, Hevdesti-Synergy, un’associazione a favore delle vittime della Siria settentrionale, ha riportato l’arresto di 79 persone da parte dell’Sna e dei gruppi armati affiliati nelle aree occupate dalla Turchia di Afrin, Ras al-Ayn e Tall Abyad, per la loro presunta affiliazione con l’Amministrazione autonoma, per aver tentato di varcare irregolarmente il confine con la Turchia, per estorsione o per la loro origine curda. Tredici sono state rilasciate, mentre la sorte e localizzazione delle altre sono rimaste sconosciute.

Ad agosto, Siriani per la verità e la giustizia, un’organizzazione siriana, ha denunciato l’arresto di 311 persone ad Afrin, una città a maggioranza curda della Siria settentrionale, durante i primi sei mesi dell’anno, per motivi riconducibili alla loro appartenenza etnica o a scopo di riscatto. Di queste, 282 sono state rilasciate.

Secondo la Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite, l’Sna ha trattenuto in incommunicado detenuti per periodi dai tre mesi ai tre anni, proibito ogni contatto con un avvocato e minacciato o arrestato i familiari che avevano cercato di fare luce sulla sorte o localizzazione dei loro congiunti, o permesso loro di avere un contatto solo in cambio di tangenti.

Tortura e altro maltrattamento

Il 30 marzo, il presidente al-Assad ha promulgato la prima legge siriana contro la tortura, (legge n. 16/2022), che tuttavia non affrontava l’impunità garantita ai militari e agli agenti della sicurezza, né prevedeva indennizzi per le vittime di tortura del passato o misure di protezione per testimoni o sopravvissuti a episodi di tortura, né precisava se i sopravvissuti a tortura o, se deceduti, le loro famiglie, avrebbero ricevuto una compensazione2.

Secondo la Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite, le autorità del governo siriano hanno continuato a torturare e altrimenti maltrattare i detenuti attraverso varie tecniche come “scosse elettriche, bruciature di parti del corpo e l’essere infilati dentro a uno pneumatico d’auto (dulab) e sospesi da terra per uno o entrambi gli arti per periodi prolungati (shabeh), pratica cui spesso si accompagnavano dure percosse inflitte con vari strumenti, come bastoni e cavi”.

Diritti dei rifugiati

A fine anno, le persone che avevano cercato rifugio fuori del paese dall’inizio del conflitto, nel 2011, erano 5,6 milioni.

Nel confinante Libano, il peggioramento delle condizioni economiche e le restrittive politiche imposte dalle autorità hanno spinto ancora molti rifugiati a fare ritorno in Siria, dove alcuni hanno subìto detenzioni, tortura e altro maltrattamento e sparizioni forzate. Tra febbraio e luglio, le autorità turche hanno arbitrariamente arrestato, detenuto e rimpatriato illegalmente centinaia di uomini e ragazzi siriani rifugiati.

E’ solo una parte del capitolo-Siria nel Rapporto mondiale di Amnesty International. Sufficiente per avere contezza che le sofferenze del popolo siriano continuano. Un Paese devastato, un popolo oppresso, milioni di profughi. E la chiamano “pace”.

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