Gaza: lettera "immaginaria" di una bambina palestinese uccisa in un raid israeliano
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Gaza: lettera "immaginaria" di una bambina palestinese uccisa in un raid israeliano

A scriverla, con una straordinaria sensibilità e partecipazione umana, è una giornalista di Haaretz, Carolina Landsmann. E’ la lettera di una bambina di 4 anni di Gaza, assassinata in un raid aereo israeliano. 

Gaza: lettera "immaginaria" di una bambina palestinese uccisa in un raid israeliano
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

21 Maggio 2023 - 18.04


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Si legge tutta di un fiato. Con una emozione crescente. Fino alle lacrime. E’ una lettera immaginaria. A scriverla, con una straordinaria sensibilità e partecipazione umana, è una giornalista di Haaretz, Carolina Landsmann. E’ la lettera di una bambina di 4 anni di Gaza, assassinata in un raid aereo israeliano. 

La lettera che commuove e fa pensare

La lettera è una risposta a Avri Gilad.

“Caro Avri Gilad, ho ricevuto la tua lettera di non scuse, “Una lettera a una ragazza di Gaza”, pubblicata sul tuo sito web la scorsa settimana. Prima di tutto, mi permetta di dire che sono rimasto colpito dalla sua onestà senza compromessi. È stato davvero impressionante. Non tutti sarebbero disposti ad ammettere a se stessi – tanto meno a una bambina di 4 anni che il suo Paese ha ucciso a sangue freddo quando ha assassinato suo padre – che “la mia coscienza è pulita, bambina”.


Per essere chiari, tutti sanno che lei non è l’unico ebreo israeliano la cui coscienza non è minimamente turbata dal mio deliberato e pianificato assassinio. Ma lei ha fatto di tutto per dirmelo per iscritto, in modo che io non mi consolassi con il pensiero che la mia morte potesse turbare il suo sonno. Certo, ho solo quattro anni – o più precisamente, avevo quattro anni quando “hai mandato un pilota a lanciare un missile contro il mio letto durante la notte e a distruggere me e i miei sogni”, come hai detto tu in modo così gentile. Ma sono già abbastanza grande per capire cosa sia una coscienza. E bisogna essere una persona eccezionale per fare qualcosa di sporco e avere la coscienza pulita.

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Quindi permettimi di dirti, Avri – ora che sono morto, mi permetti di chiamarti Avri? – che voi, ebrei, siete tutti eccezionali. Nessuna macchia vi avvolge. Né a voi né alle Forze di Difesa Israeliane, che riescono a essere l’esercito più morale del mondo, qualunque cosa facciate. Non siete solo una luce per le nazioni; siete davvero una candeggina per le nazioni.


Nella tua lettera mi hai detto che sono venuto da te mentre cercavi di addormentarti, nella confusione di un sogno. In altre parole, mi hai visto come un essere umano – come te, come tua figlia. Hai scritto: “L’ho vista per un attimo al telegiornale, con in mano una specie di certificato scolastico, con un’espressione orgogliosa sul viso, come i bambini di tutto il mondo, come le mie figlie”. Hai scritto che il mio volto era impresso nel tuo cuore e ti ho chiesto “laish”, che in arabo significa “perché”.


In apparenza, tutto ciò che avrebbe dovuto risvegliare la vostra coscienza stava avvenendo nel vostro cuore. Ma la vostra coscienza? Ha dormito il sonno dei giusti. Non funziona più. Si è rotta. Un’intera nazione può essere spezzata come un singolo individuo?

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Dalla sua lettera, è del tutto evidente che lei sa che questo è stato un atto deliberato – che il suo Paese non ha ucciso me e mia madre per caso, ma intenzionalmente. È chiaro che il suo Paese ha capito che la mia vita era il prezzo da pagare per assassinare mio padre, il ricercato, e ha deciso che ne valeva la pena. Lei sa chiaramente che sono un bambino, che non ho fatto nulla, che il mio unico crimine è stato quello di essere nato “nella famiglia sbagliata, dal padre sbagliato”. (Perché? Chi sei tu per decidere che sono nato nella famiglia sbagliata?). Ma poi tutto crolla in una razionalizzazione distorta che libera non solo voi come individui, ma tutti voi, dalla responsabilità delle vostre azioni. Una volta si cercava ancora una bomba a orologeria per giustificare assassinii mirati. Oggi basta un orologio che ticchetta per giustificare un assassinio non puntuale. La spiegazione che vi soddisfa, la storia che vi raccontate, è tutto ciò che vi serve per giustificare l’omicidio di una bambina di 4 anni.
“Considero la tua morte come la morte inutile di un bambino arabo che è stato ucciso con il padre criminale in un’auto”, hai scritto. È “straziante, ma non è direttamente collegata a me”. Che cosa semplice. Mettete insieme alcune frasi e vi liberate dalla responsabilità. “Il vostro ‘laish’ dovrebbe essere diretto a lui, dopo che avrà finito di cercare le vergini che non ci sono”, scrivete alla fine.

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Guardate voi stessi. Se solo la mia morte mi avesse almeno liberato da voi. Ma ancora oggi mi tormenti perché ti liberi del senso di colpa che non provi. “Cosa vuoi dalla mia vita?” è una domanda che non posso più fare. Allora ti chiederò: cosa vuoi dalla mia morte?”.
Questa è la lettera.

Non c’è altro da aggiungere.



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