Tunisia, si dà fuoco contro il carovita: così si scatenarono le primavere arabe
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Tunisia, si dà fuoco contro il carovita: così si scatenarono le primavere arabe

Nizar Issaoui, 35 anni, viveva nel villaggio di Haffouz nella regione centrale di Kairouan. Dopo il tragico gesto, il calciatore era stato portato dall'ospedale di Kairouan all'ospedale specializzato in ustioni della capitale, a Tunisi, ma...

Tunisia, si dà fuoco contro il carovita: così si scatenarono le primavere arabe
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15 Aprile 2023 - 21.42


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Un gesto tragico che dice quanto grave sia la situazione economica e sociale della vicina Tunisia: un calciatore professionista è morto dopo essersi dato fuoco per protesta contro lo “stato di polizia” che governa il Paese. La Tunisia non è ormai solo Paese di passaggio per chi fugge dalla fame del Sud del mondo,  la Tunisia è precipitata nella povertà e i suoi giovani sono in prima fila tra chi sale su un barchino per tentare la disperata traversata del Mediterraneo.        

 Nizar Issaoui, 35 anni, viveva nel villaggio di Haffouz nella regione centrale di Kairouan. Dopo il tragico gesto, il calciatore era stato portato dall’ospedale di Kairouan all’ospedale specializzato in ustioni della capitale, a Tunisi, ma i medici non sono stati in grado di salvarlo. Il racconto, nelle parole del fratello. Nizar Issaoui è morto giovedì, ieri è stato sepolto.                                                                                                             

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     La protesta di Issaoui ricorda quella di Mohamed Bouazizi, il venditore ambulante che si bruciò vivo il 17 dicembre 2010. Morte che fu la scintilla della rivoluzione tunisina, che poi innescò le rivolte della primavera araba, che riuscirono a rovesciare regimi autoritari in tutto il Medio Oriente.   

    La notizia della morte di Issaoui ha provocato proteste per le strade di Haffouz. Giovani manifestanti hanno lanciato pietre contro la polizia, che ha risposto con gas lacrimogeni. Scontri anche durante i funerali di venerdì. Centinaia di persone in lutto si sono radunate fuori dalla casa di Issaoui prima del funerale, gridando: “Con il nostro sangue e con la nostra anima ci sacrificheremo per te, Nizar”.   

Attualmente Issaoui era un free agent, dopo una carriera in cui aveva giocato per una serie di club dalle divisioni inferiori alla massima serie. In un post su Facebook poco prima del suo gesto, Issaoui aveva scritto di “essersi condannato a morte”. “Non ho più energia – aveva scritto –  Lasciate che lo stato di polizia sappia che la sentenza sarà eseguita oggi”. Secondo i media tunisini, Issaoui ha deciso questa estrema protesta contro la polizia dopo che gli agenti lo avevano accusato di “terrorismo” solo perchè si era lamentato di non essere in grado di comprare banane a meno di 10 dinari ($ 3,30) al chilogrammo, il doppio del prezzo dal governo.          

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   Sui social circola un video – fatto dallo stesso Issaoui – che lo mostra mentre urla: “Per una disputa con chi vende banane a 10 dinari, vengo accusato di terrorismo dalla polizia”.

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