Netanyahu il "golpista" sbarca a Roma: contestato dalla piazza, omaggiato da Meloni
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Netanyahu il "golpista" sbarca a Roma: contestato dalla piazza, omaggiato da Meloni

Netanyahu è a capo di un governo dai tratti fascisti. Che sta mettendo in atto un colpo di Stato contro la legalità e il sistema democratico d’Israele. Il governo dell’odio.

Netanyahu il "golpista" sbarca a Roma: contestato dalla piazza, omaggiato da Meloni
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

9 Marzo 2023 - 15.57


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Quale siano i tratti distintivi – politici, ideologici, identitari – del sesto governo Netanyahu, Globalist lo ha raccontato, come pochi altri, in decine di articoli, report, avendo come preziosi “compagni di viaggio” le più autorevoli e impegnate firme del giornalismo israeliano, Un governo dai tratti fascisti. Che sta mettendo in atto un colpo di Stato contro la legalità e il sistema democratico d’Israele. Il governo dell’odio. A sostenerlo, come Globalist ha rilanciato, sono decine di personalità della politica, della cultura e del mondo della sicurezza dello Stato ebraico: ufficiali della riserva, ex capi del Mossad o dello Shin Bet, ex ministri della Difesa esponenti del Likud, il partito di Netanyahu, tutte persone che certo non possono essere tacciati di essere dei pericolosi sinistrorsi o collusi col “terrorismo palestinese”. 

Bibi sbarca a Roma.

Da oggi Benjamin Netanyahu è in Italia. Inizia oggi con un incontro privato con la comunità ebraica di Roma. Ma sarà domani il clou politico, con l’atteso incontro con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Ma procediamo con ordine.

E per dar conto del clima che si respira oggi in Israele e che Netanyahu troverà in parte a Roma, stavolta ci avvaliamo di contributi altri.

Annota Huffington Post: “Non troverà tappeti rossi a Roma Benjamin Netanyahu. Non è stato facile trovare un pilota che lo accompagnasse, nessuno idoneo a pilotare il Boeing 777 si è reso disponibile quando la compagnia El Al ha lanciato l’avviso per la candidatura a trasportare in aereo il primo ministro insieme alla moglie Sarah prima a Roma, poi a Berlino, per cui l’aereo si è “ristretto” in un Boeing 737.  El Al ha negato che l’improvvisa penuria di piloti fosse dovuta a una protesta politica contro la riforma della giustizia, ma alla fine un equipaggio è stato trovato.

A Roma lo attende una protesta organizzata dalla comunità locale. “Israele deve restare una democrazia, è interesse anche dell’Occidente, non può trasformarsi in una teocrazia” è il messaggio di una la manifestazione prevista per venerdì contro Benyamin Netanyahu e la sua controversa e contestata riforma della giustizia. La manifestazione “Saving Israeli democracy” punta a sensibilizzare l’opinione pubblica italiana e le istituzioni italiane sulla deriva anti-democratica dell’attuale governo di estrema destra in Israele, che sta cercando di limitare il potere della giustizia con una riforma del sistema giudiziario, spiegano gli organizzatori sulla loro pagina Facebook. Sulla scia delle proteste in corso in diverse città israeliane e all’estero, la manifestazione a Roma, in programma a partire dalle 15 di venerdì, organizzata dal gruppo indipendente “Liberi cittadini israeliani”, composto da esponenti della società civile israeliana in Italia, “punta a preservare il sistema democratico in Israele”.

C’è poi un’altra defezione, quella della interprete. “Mi è stato chiesto di tradurre Benjamin Netanyahu durante la sua prossima visita in Italia. Dopo aver riflettuto a lungo, ho deciso di rifiutare” scrive su Facebook Olga Dalia Padoa, chiamata a fare da traduttrice durante la visita del primo ministro israeliano a Roma. Padoa ha condiviso in un post su Facebook le sue motivazioni. “Non solo non condivido le opinioni politiche di Netanyahu, ma a mio avviso la sua leadership è estremamente pericolosa per quanto riguarda la democrazia nello Stato di Israele. Di più: se accetto di collaborare alla traduzione delle sue parole, i miei figli non mi perdoneranno”, si legge nel post, “ho cercato di convincerli che si trattava solo di lavoro, e che se avessi rifiutato il mio gesto non avrebbe cambiato quasi nulla, ma non erano disposti ad accettare alcuna spiegazione. Mi hanno stupito: di solito sembrano avere poche speranze per il futuro del genere umano in un periodo travagliato e turbolento come questo, e mi incoraggiano sempre ad accettare nuovi lavori. Ma in questo caso sono stati determinati: non collaborano con chi promuove principi fascisti e sopprime la libertà, semplicemente non lo fanno”.

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Così il Post: “Nel fine settimana in Israele decine di migliaia di persone hanno nuovamente protestato contro il nuovo governo di Benjamin Netanyahu, il più di destra della storia d’Israele: le proteste si sono svolte in diverse città, per la nona settimana di fila di fila dall’elezione di Netanyahu a inizio gennaio. Le manifestazioni, tra le più estese organizzate negli ultimi anni, riguardano soprattutto la riforma del sistema giudiziario proposta dal nuovo governo Netanyahu, che toglie poteri di controllo alla Corte suprema per affidarli al governo. In Israele la Corte suprema ha un ruolo eccezionalmente importante nella vita politica del paese, che non ha una costituzione (pur avendo una serie di Leggi Fondamentali che sanciscono i diritti individuali e le relazioni tra cittadini e stato) e ha relativamente pochi contrappesi al potere del governo in carica. I manifestanti protestano proprio perché ritengono che la riforma proposta da Netanyahu sia un pericolo per la democrazia israeliana. Le proteste di questo fine settimana sono state complessivamente pacifiche, anche se da Tel Aviv, dove si è svolta una delle più estese proteste finora, sono arrivate notizie e video di scontri anche violenti tra manifestanti e polizia. L’intensità delle proteste contro Netanyahu è aumentata proprio negli ultimi giorni, raggiungendo il culmine mercoledì scorso, quando la polizia ha sparato granate stordenti contro i manifestanti e ci sono stati violenti scontri.

Domenica hanno protestato contro Netanyahu anche alcuni membri dell’aeronautica israeliana: 37 piloti hanno dichiarato che non si sarebbero presentati a una giornata di addestramento prevista per il prossimo mercoledì per «dedicare il proprio tempo al dialogo e alla riflessione, per il bene della democrazia e dell’unità nazionale». È un gesto di protesta considerato senza precedenti in Israele.

Sempre nel fine settimana ci sono stati scontri tra polizia e manifestanti israeliani anche ad Hawara, città palestinese circa 6 chilometri a sud di Nablus che all’inizio della settimana era stata attaccata da decine di coloni israeliani. Venerdì un gruppo di manifestanti israeliani aveva organizzato una manifestazione di solidarietà nei confronti dei palestinesi: l’esercito israeliano ha risposto sparando granate stordenti e gas lacrimogeni. In alcuni casi, ha scritto Associated Press, i manifestanti sono stati immobilizzati a terra con le ginocchia degli agenti premute sul collo e sulla schiena, oppure presi a calci”.

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  Da un lancio dell’Ansa: “Il premier israeliano Benjamin Netanyahu è arrivato in elicottero all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, proveniente da Gerusalemme, per evitare i rigidi blocchi stradali eretti da folti gruppi di manifestanti per impedire la sua partenza per la visita di Stato in Italia. Secondo i media locali, Netanyahu si è imbarcato su un elicottero della polizia e non su quello dell’esercito che da alcune ore lo attendeva vicino all’ospedale Hadassah, dove si erano raccolte colonne di dimostranti. Al Ben Gurion il premier incontrerà il ministro della Difesa Usa Lloyd Austin prima di volare verso Roma. Intanto si segnalano blocchi stradali anche a Tel Aviv, dove i manifestati si sono riuniti a centinaia in pieno centro. Bloccato, per alcune ore, anche l’ingresso del porto di Haifa. Queste mobilitazioni di protesta fanno parte della ‘Giornata nazionale di resistenza in terra, aria e mare’ indetta dalle organizzazioni contrarie alla riforma giudiziaria voluta dal governo di destra. A Tel Aviv intanto si stanno ingrossando i cortei, come sta avvenendo in altri luoghi di Israele Gerusalemme compresa. Il ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, è arrivato al quartiere generale della polizia al Ben Gurion.”Sono venuto per rafforzare le nostre forze – ha detto, citato da Haaretz – non permetteremo l’anarchia”. 

Il dazio politico da esigere

A dirlo chiaramente è lo stesso Netanyahu in una intervista al direttore di Repubblica Maurizio Molinari. Per nulla impensierito dalla protesta montante nel suo Paese, “Bibi” Netanyahu dice di non essere preoccupato per la democrazia nel suo paese. E chiede all’Italia e all’Europa, di riconoscere Gerusalemmecome capitale di Israele. «È ora che Roma riconosca Gerusalemme, nostra capitale da tremila anni». Quanto alle proteste, secondo il primo ministro «dimostrano quanto è solida la nostra democrazia. Perché nella popolazione è molto forte la richiesta di riequilibrare la bilancia dei poteri fra esecutivo, legislativo e giudiziario. Il problema nasce dal fatto che il potere giudiziario ha avuto un iperattivismo e ha poteri straordinari, che sbilanciano questo equilibrio. Dunque, bisogna intervenire con una riforma. Il potere giudiziario deve essere indipendente, non onnipotente. Questa è la sostanza del dibattito. Le proteste sono parte naturale di questo confronto ma credo che le supereremo». 

Come non lo dice. Ma i suoi ministri di ultradestra sì: trattando i manifestanti come una minaccia alla sicurezza d’Israele.

Ma torniamo sul clima interno.

Ne scrive con grande accuratezza Filippo Merli su Italia Oggi: “Benjamin Netanyahu deve aver sentito le urla in lontananza. «Vergogna! Vergogna!». L’ufficio del premier israeliano, rieletto alla fine del 2022 tra le fila della destra, si trova dalle parti della Knesset, il parlamento nazionale con sede a Gerusalemme. Lì migliaia di dimostranti, lo scorso lunedì, si sono radunati per protestare contro un disegno di legge sulla giustizia che secondo i critici indebolirebbe la democrazia nel paese. Il premier è stato invitato al dialogo.

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I manifestanti hanno iniziato a far sentire la loro voce mentre i legislatori erano impegnati in un acceso dibattito alla Knesset sulle riforme giudiziarie che garantirebbero al governo un maggiore controllo sulle nomine della Corte suprema. Diversi contestatori hanno portato con loro la bandiera bianca e blu di Israele per denunciare «l’attacco alle istituzioni democratiche». «Salviamo la democrazia israeliana», «Il mondo intero sta guardando», si leggeva su alcuni cartelli scritti a mano.

Dopo un inizio di discussione piuttosto turbolento, in cui tre parlamentari dell’opposizione sono stati espulsi, il Comitato costituzionale della Knesset ha votato per inviare il primo capitolo del piano al plenum per una prima lettura del disegno di legge.

«Brucerai il paese», ha detto Idan Roll, esponente del partito centrista di minoranza Yesh Atid, a Simcha Rothman, il presidente del panel del blocco del sionismo religioso di estrema destra prima di essere allontanato dall’aula con toni non troppo gentili. Netanyahu ha dichiarato che i cambiamenti sono necessari per frenare i giudici attivisti che hanno esagerato con i loro poteri per interferire nella sfera politica del paese.

I dimostranti, al contrario, hanno sostenuto che le riforme giudiziarie del governo rischierebbero di distruggere il sistema israeliano di controlli ed equilibri democratici, indebolendo i tribunali, consegnando i pieni poteri all’esecutivo e mettendo in pericolo le libertà civili e i diritti umani.

Lunedì, nel giorno della protesta, i treni mattutini da Tel Aviv a Gerusalemme erano carichi di persone, molte delle quali portavano bandiere israeliane e cartelli di protesta da esibire alla manifestazione programmata fuori dalla Knesset. Alcune aziende, tra cui startup tecnologiche e studi legali, hanno dato il permesso ai dipendenti di partecipare al corteo.

Il ministro dell’Istruzione israeliano, Yoav Kisch, ha annunciato che gli insegnanti che hanno saltato la scuola per aderire alla dimostrazione «non saranno pagati», mentre gli studenti saranno considerarti «assenti non giustificati». Il presidente israeliano, Isaac Herzog, ha lanciato un raro appello televisivo ai legislatori avvertendoli che «Israele era sull’orlo del collasso legale e sociale». «Mi rivolgo a voi con la richiesta di non presentare il disegno di legge per la sua prima lettura», ha detto Herzog.

Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha esortato il premier Netanyahu a creare consenso prima di introdurre cambiamenti di vasta portata, sottolineando sul New York Times che una magistratura indipendente è una delle fondamenta delle democrazie statunitensi e israeliane. Basterà a convincere il premier a lasciar perdere?” 

Gli eventi in corso sembrano dare una risposta negativo. Netanyahu e il suo governo di falchi continuano sulla loro strada. Quella golpista.

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