Non c'è pace per la Siria, l'Onu chiede il cessate fuoco così da permettere i soccorsi
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Non c'è pace per la Siria, l'Onu chiede il cessate fuoco così da permettere i soccorsi

Qui, dove si è abbattuto violento uno dei più devastanti sismi della storia, sono stati cancellati, rasi al suolo, campi di profughi siriani, sfollati da anni da altre martoriate regioni in guerra da 12 anni.

Non c'è pace per la Siria, l'Onu chiede il  cessate fuoco così da permettere i soccorsi
Terremoto in Siria
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7 Febbraio 2023 - 11.40


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La Commissione delle Nazioni Unite per la Siria ha lanciato un appello per un cessate il fuoco globale in Siria in modo da permettere operazioni di salvataggio e di soccorso in sicurezza. “Chiediamo a tutte le parti in conflitto in Siria di impegnarsi per un cessate il fuoco globale” per consentire agli operatori umanitari e ai soccorritori di raggiungere le vittime “senza timore di attacchi”, ha affermato Paulo Pinheiro, presidente della Commissione Onu per la Siria.

“Molti siriani ora sono senza riparo tra edifici crollati, sotto la pioggia e la neve, tra temperature gelide e un numero incalcolabile è intrappolato sotto le macerie. Adesso è il momento della solidarietà”. La Commissione – secondo quanto riporta un comunicato pubblicato oggi a Ginevra – esorta la comunità internazionale ad agire rapidamente per fornire aiuti e sostegno. 

In Siria una lunga striscia di macerie, interrotta da colline e campi coltivati, si allunga in tutta la zona nord-occidentale del paese, quella più prossima al confine con la Turchia. Qui, dove si è abbattuto violento uno dei più devastanti sismi della storia, sono stati cancellati, rasi al suolo, campi di profughi siriani, sfollati da anni da altre martoriate regioni in guerra da 12 anni.

“Non ho mai provato tanto terrore, nemmeno durante i bombardamenti di Assad“, è una delle ricorrenti testimonianze di sopravvissuti al sisma nelle zone nord-occidentali siriane, fuori dal controllo di Damasco e da anni esposte a frequenti bombardamenti delle forze del governo incarnato nel contestato presidente. Ma la catastrofe unisce, nel dolore e nell’impotenza, i siriani che vivono al di qua e al di là delle trincee militari erette nel corso dell’ultimo decennio tra le zone controllate dal governo centrale di Damasco, sostenuto dalla Russia e dall’Iran, e le aree sotto controllo e influenza turca.

Sono state colpite decine di cittadine e paesini della valle dell’Oronte e quelli attorno a Idlib, capoluogo controllato dalla coalizione jihadista cooptata di fatto da Ankara. E’ stata colpita Afrin, dove nel 2018 si era abbattuta la pulizia etnica turca a danno delle comunità curde. Nelle aree siriane più devastate dal sisma vivono più di quattro milioni di siriani che hanno da anni urgenti bisogni umanitari. Di questi, circa tre milioni sono sfollati provenienti da altre zone afflitte dalla guerra.


Il terremoto ha colpito pesantemente Aleppo, la metropoli siriana incessantemente bombardata nel 2016, nei suoi quartieri ribelli, dall’aviazione russa e di Damasco. La sua cittadella – sorella maggiore di quella di Gaziantep distrutta dal sisma – ha subito danni sembra lievi. Ma circa 50 edifici ad Aleppo sono crollati, e si scava ancora tra le macerie. Da lì il vescovo caldeo, il gesuita Antoine Audo, descrive il terremoto come “una nuova bomba tremenda, letale e sconosciuta, che cade su di noi dopo 12 anni di guerra”.

E’ stato colpito anche il porto di Latakia, sul Mediterraneo, di fronte a Cipro e a ridosso del golfo di Alessandretta in Turchia. E’ stata colpita Hama, dove tra l’altro sorge la principale base aerea russa nella Siria centrale. Non si registrano danni o vittime tra le truppe russe, quelle iraniane e quelle turche presenti nell’area.

Nelle zone vicine al confine turco, le organizzazioni umanitarie locali invocano a gran voce l’intervento della comunità internazionale e, soprattutto, chiedono che il governo di Ankara apra la frontiera per permettere l’evacuazione dei feriti più gravi. In tutta la Siria si è abbattuto da giorni il maltempo. Nelle zone settentrionali nevica, altrove piove a dirotto. L’elettricità e i combustibili sono carenti o assenti da tempo a causa della guerra e della crisi economica senza precedenti. Sulle colline siriane al confine con la Turchia è calato il gelo della sera. Si continua a scavare con le poche luci e le tante speranze rimaste

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