Ucraina, la "formula del terrore" russo: milioni di civili al gelo e senz'acqua in un inverno infernale
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Ucraina, la "formula del terrore" russo: milioni di civili al gelo e senz'acqua in un inverno infernale

Il presidente dell’Ucraina  Volodymyr Zelensky ha accusato la Russia, davanti al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, di compiere un «crimine contro l'umanità», attaccando le infrastrutture energetiche ucraine.

Ucraina, la "formula del terrore" russo: milioni di civili al gelo e senz'acqua in un inverno infernale
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

24 Novembre 2022 - 16.17


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La “formula del terrore” è costringere milioni di persone a rimanere senza rifornimenti energetici, senza riscaldamento, senza acqua, al freddo sotto lo zero. Il presidente dell’Ucraina  Volodymyr Zelensky ha accusato la Russia, davanti al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, di compiere un «crimine contro l’umanità», attaccando le infrastrutture energetiche ucraine.

«Con le temperature sotto lo zero, diversi milioni di persone sono senza energia elettrica, senza riscaldamento e senza acqua: questo è chiaramente un crimine contro l’umanità». In collegamento video da Kiev, Zelensky ha parlato nel corso di una riunione d’emergenza che lui stesso aveva chiesto. «Nella regione di Kiev il 20% dei consumatori è stato allacciato alla rete elettrica. La situazione nella capitale è molto difficile»,  avverte Zelensky nel corso del suo videomessaggio serale. Difficoltà anche nella regione di Chernihiv mentre – spiega il presidente ucraino –  a Odessa «l’approvvigionamento idrico e il riscaldamento sono collegati al 100%».

Il sindaco di Kiev, Vitaliy Klitschko, ha affermato che il 70% della capitale ucraina è ancora privo di energia, l’approvvigionamento idrico invece è stato parzialmente ripristinato. «L’approvvigionamento idrico è già stato ripristinato sulla riva sinistra della città. Sulla riva destra, abbiamo in programma di ripristinarlo nella prima metà della giornata. Il 70 per cento della capitale è ancora senza elettricità», ha scritto sul suo canale Telegram il primo cittadino di Kiev. Da oggi in Ucraina sono stati aperti più di 3.700 “punti di invincibilità”, rifugi dotati di riscaldamento, acqua, internet e prima assistenza che possono ospitare dalle 40 alle 500 persone aiutandole a sopravvivere ai blackout ormai quotidiani causati dai bombardamenti russi. Lo ha riferito l’ufficio del presidente Volodymyr Zelensky sul canale Telegram. Nella sola Kiev i punti aperti sono circa 500 e si potrà stare senza limiti di tempo. Tutte queste strutture sono fornite dei principali servizi di base: elettricità, riscaldamento, acqua, telefonia mobile, Internet via Starlinks, primo soccorso, stanze per mamme e bambini.

Emergenza umanitaria

A 9 mesi dall’inizio del conflitto in Ucraina la situazione umanitaria nel Paese è sempre più grave. Con l’arrivo dell’inverno infatti potrebbero diventare critiche le condizioni di oltre 6,2 milioni di sfollati interni a causa della carenza di alloggi e di beni di prima necessità come cibo, acqua e elettricità. Si stima inoltre che altri 13 milioni di persone siano bloccati in aree dove sono state distrutte infrastrutture chiave come ospedali, scuole e impianti idrici.  Enormi restano anche i bisogni di oltre 1,5 milioni di rifugiati che tutt’ora si trovano in Polonia, Romania e Moldavia. Tre paesi che si stanno facendo carico di gran parte dell’accoglienza di chi ha lasciato il Paese, con migliaia di profughi che ogni settimana continuano a lasciare l’Ucraina.

 È quanto rilevato da Oxfam, al lavoro con 23 organizzazioni e partner locali per rispondere all’emergenza in Ucraina, Polonia, Moldavia e Romania dove ha già soccorso oltre 610 mila persone: attraverso la distribuzione di beni di prima necessità come acqua pulita, cibo, kit igienico-sanitari e rifugi, sostegno per trovare un alloggio o un lavoro, assistenza psicologica e legale ai rifugiati a rischio di tratta e sfruttamento. 

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 “Stiamo intervenendo per far fronte ai bisogni di una popolazione sempre più stremata dalla prosecuzione del conflitto. – spiega Paolo Pezzati, policy advisor di Oxfam per l’emergenza ucraina – In questo momento quasi 18 milioni di persone in tutta l’Ucraina hanno bisogno di aiuti umanitari, 13 milioni di persone hanno bisogno di assistenza igienico sanitaria e acqua pulita, 1 famiglia su 3 sta rimanendo senza cibo, cifra che sale ulteriormente nelle regioni sud-orientali particolarmente colpite dalla guerra”.

Nelle aree di Odessa, Kiev, Mykolaiv, Chernihiv e Znytormyrska, Oxfam con organizzazioni della società civile ucraina, ha già raggiunto oltre 146 mila persone dallo scorso marzo.

“Ricostruire le infrastrutture idriche dentro il Paese è fondamentale per la sopravvivenza di migliaia di persone, come pure fornire beni di prima necessità e kit igienico-sanitari e aiutare chi è costretto a lasciare il Paese a farlo in sicurezza, offrendo sostegno psicologico alle persone più fragili e traumatizzate – aggiunge Pezzati – Ma i bisogni continuano a crescere di settimana in settimana e adesso con l’arrivo dell’inverno la situazione rischia di precipitare ulteriormente”.

I numeri dell’emergenza profughi in Moldavia, Polonia e Romania

Dall’inizio del conflitto, quasi 14 milioni di persone, un terzo della popolazione ucraina, sono state costrette a lasciare le proprie case e per il 90% sono donne, bambini, anziani o persone con disabilità. In più di 7 milioni sono fuggiti in Polonia, Romania e Moldavia o sono transitati verso altre destinazioni in Europa. Al momento nei tre paesi si trovano oltre 1,5 milioni di rifugiati, accolti non solo nei centri temporanei predisposti dalle autorità, ma in gran parte in abitazioni private.

Una condizione che accomuna la maggioranza dei rifugiati ucraini in tutti i Paesi europei, Italia inclusa, e che li pone in una condizione molto incerta con la prosecuzione del conflitto. In Moldavia si registra una delle situazioni più difficili: circa 85.000 persone vivono in alloggi privati, ospitati o pagando l’affitto, nel 71% dei nuclei familiari non c’è nessuno che lavora e quasi otto famiglie su dieci hanno dichiarato di aver speso tutti i risparmi per coprire i propri bisogni principali già tra aprile e maggio.

 “Vivo in Moldavia insieme ai miei 3 figli dal 3 marzo. Tutto è una sfida, soprattutto il fatto che non ho reddito e prospettive future. Non ho idea di come sopravvivremo senza aiuti”, racconta Natalia, 35 anni, fuggita da Kiev.

“Vivevamo in un garage”: le difficoltà dei rifugiati in Italia, tra precarietà abitativa e difficoltà di accesso ai servizi

“Con i miei figli e mia sorella ci siamo ritrovati a vivere in un garage a Roma dove non c’era il riscaldamento. Alla fine dell’estate di notte faceva più freddo, c’erano infiltrazioni d’acqua se pioveva. Ero molto preoccupata per i bambini.”,racconta così Marina, i suoi primi tre mesi in Italia, dopo esser fuggita dai bombardamenti nei sobborghi di Kiev attraverso la Polonia, per raggiungere l’Italia.

Precarietà abitativa e difficoltà di accesso ai servizi socio-sanitari riguardano ancora buona parte degli oltre 170 mila rifugiati ucraini arrivati in Italia. Basti pensare che a settembre solo il 20% dei rifugiati ucraini accolti nel nostro Paese aveva trovato un alloggio stabile offerto dalle istituzioni nei sistemi di accoglienza o tramite alloggi messi a disposizione dalla Protezione Civile.

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L’allarme di Bruxelles

“Un altro attacco come quello dei giorni scorsi al sistema elettrico ucraino da parte della Russia lo distruggerà completamente. E in quel caso non si potranno più usare le infrastrutture di carico nei porti, con effetti anche sulla capacità di esportazione di prodotti alimentari”, ha detto l’Alto rappresentante della politica estera UE Josep Borrell, nel corso del question time al Parlamento Europeo. Ma anche così, i danni alla rete elettrica sono stati definiti “colossali” dall’amministratore delegato di Ukrenergo, l’operatore della rete elettrica ucraina. Yasno, il principale operatore elettrico privato ucraino, parla di blackout fino a marzo. Per questo Kiev ha distribuito generatori agli ospedali e ha iniziato ad evacuare cittadini da Kherson e Mikolayev. In metropoli come Kiev (3 milioni di abitanti) ha invece realizzato 528 ’emergency points’, tendopoli con riscaldamento ed elettricità garantite. Perché è qui, nelle città, che al crisi sarà più dura. Il resto del paese per riscaldarsi utilizzerà infatti largamente le risorse forestali, ma questo non sarà possibile nei palazzoni di Kiev, Kharkiv o Odessa.

Un appello da Berlino

In vista dell’inverno, alcuni intellettuali tedeschi hanno realizzato un manifesto per la solidarietà internazionale al fianco del popolo ucraino. Fra i primi firmatari Svjatlana Aleksievič, Herta Müller, Wolf Biermann, Daniel Cohn-Bendit. A rilanciarlo in Italia è MicroMega.net: L’infamia non conosce limiti – scrivono i firmatari -. Dopo che il piano di Putin di colpire militarmente l’Ucraina e spazzarla via come nazione indipendente è fallito a causa della decisa resistenza sostenuta dall’intera società ucraina, il Paese viene ora messo in ginocchio distruggendo le sue infrastrutture di approvvigionamento vitali, a partire energetico. I metodi di una guerra di sterminio contro la popolazione civile, sperimentati in Cecenia e in Siria ed esemplarmente eseguiti a Grozny e ad Aleppo, vengono ora applicati all’intera Ucraina libera. Il bombardamento di quartieri residenziali, la distruzione mirata delle condizioni di vita di milioni di persone, l’omicidio di civili, gli stupri e le deportazioni violano già oggi la Convenzione sul genocidio delle Nazioni Unite.


Ora sta arrivando l’inverno. Possiamo già vedere cosa significa quando il riscaldamento, le luci e gli elettrodomestici si guastano, non c’è acqua potabile, le finestre non possono essere sostituite, le città sprofondano nel buio, le scuole e gli asili devono chiudere, gli ospedali non possono più curare i loro pazienti e le aziende devono smettere di lavorare. Dall’inizio dell’attacco russo, più di 14 milioni di persone hanno già dovuto abbandonare le loro case e si prevede che altri milioni saranno costretti a fuggire.
Se Putin riuscirà a portare l’Ucraina al collasso, anche l’ordine di sicurezza europeo, l’Unione Europea e l’alleanza transatlantica saranno scossi. A quel punto nessun Paese che faceva parte della sfera d’influenza dell’ex Unione Sovietica sarebbe al sicuro, le forze antidemocratiche prenderebbero piede e il diritto internazionale andrebbe in rovina. Per questo motivo, sostenere la resistenza civile e militare dell’Ucraina non è solo un dovere morale, ma è anche nel nostro stesso interesse.

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Il 10 dicembre è la Giornata internazionale dei diritti umani, istituita dalle Nazioni Unite nel 1948. In questi giorni il nostro pensiero va soprattutto alle persone che lottano per la loro dignità e la loro libertà in Ucraina e anche in Iran. In questo giorno, vogliamo unirci all’onda di solidarietà che ha attraversato il nostro Paese dopo l’inizio dell’invasione russa. Comuni, media, fondazioni, organizzazioni caritatevoli, imprese, istituti culturali e centinaia di migliaia di cittadini hanno reagito a ciò che sembrava impensabile dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Questo spirito di solidarietà deve essere ravvivato, a prescindere dalle difficoltà che dobbiamo affrontare. Nulla sarebbe più pericoloso per l’Ucraina che nell’opinione pubblica e nella politica occidentali inizi a diffondersi un senso di stanchezza. La strategia della catastrofe di Putin non deve avere successo! Lo slogan citato dalla premio Nobel per la pace ucraina Olexandra Matviychuk, “Per la nostra e per la vostra libertà!”, vale anche al contrario: “Per la vostra e per la nostra libertà!“.

In Ucraina l’inverno “mette a rischio la vita” di milioni di persone. E’ l’allarme lanciato dal direttore regionale dell’Oms per l’Europa, Hans Henri Kluge. “La salute delle persone non può essere tenuta in ostaggio”, ha aggiunto, denunciando la difficile situazione negli ospedali ucraini: “I reparti di maternità hanno bisogno di incubatrici, le banche del sangue di frigoriferi, i letti di terapia intensiva di ventilatori e tutti hanno bisogno di energia”.

Proteggere i più indifesi

Mentre i bambini e le famiglie continuano a sopportare il peso di una guerra devastante, l’Unicef sta consegnando alla città di Kherson, in Ucraina, aiuti umanitari essenziali per l’inverno.
Da quando la città e i suoi dintorni sono diventati accessibili, l’Unicef ha fornito circa 150 tonnellate di aiuti salvavita, compresi quelli per l’inverno, con tre convogli umanitari a Kherson. Il pacchetto completo di forniture umanitarie comprende due generatori di corrente, fondamentali per sostenere le strutture mediche durante le ricorrenti interruzioni di corrente, inoltre forniture mediche e attrezzature per sostenere il ripristino dei servizi sanitari. Il pacchetto comprende anche coperte, vestiti invernali per bambini e materiale igienico.



All’11 novembre 2022, quando la città di Kherson è diventata accessibile, le autorità riferiscono la presenza di 100.000 persone nell’area; persone che non hanno avuto accesso ai servizi di base dal febbraio 2022. Inoltre, da quando l’area è diventata accessibile, l’Unicef ha consegnato quotidianamente acqua potabile alle comunità colpite nelle aree rurali dell’oblast’ di Kherson e continuerà a farlo nelle prossime settimane. Gli aiuti umanitari dell’Unicef contribuiranno a coprire rapidamente le esigenze di base delle persone in difficoltà come coperte, vestiti invernali per i bambini, forniture igieniche e medicinali, anche durante i mesi invernali.

Mesi terribili. In una guerra che non ha fine. Come gli orrori che si consumano quotidianamente. 

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