Brasile, uccidono a bastonate un rifugiato congolese: scatta la protesta antirazzista
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Brasile, uccidono a bastonate un rifugiato congolese: scatta la protesta antirazzista

L'uomo, secondo quanto hanno riferito fonti di polizia ai media brasiliani, è stato ucciso la settimana scorsa nei pressi del chiosco dove lavorava in una spiaggia del quartiere di Barra da Tijuca.

Brasile, uccidono a bastonate un rifugiato congolese: scatta la protesta antirazzista
Moise Kabagambe
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2 Febbraio 2022 - 18.39


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Una delle principali organizzazioni di rappresentanza degli afrobrasiliani, ‘Coalizao Negra por Direitos’, si sta muovendo per portare la denuncia per l’omicidio di Moise Kabagambe, rifugiato congolese ucciso a bastonate, fino alle Nazioni Unite. Tra le iniziative anche una grande manifestazione antirazzista a Rio de Janeiro. 

Kabagambe, secondo quanto hanno riferito fonti di polizia ai media brasiliani, è stato ucciso la settimana scorsa nei pressi del chiosco dove lavorava in una spiaggia del quartiere di Barra da Tijuca. L’uomo, stando a dei filmati di una telecamera di sorveglianza, sarebbe morto dopo essere stato picchiato anche con dei bastoni da almeno quattro persone, a seguito di quella che sembra essere una lite.

Secondo la famiglia di Kabagambe, 24 anni, in Brasile come rifugiato da quando ne aveva 13, il ragazzo è stato ucciso dopo aver chiesto di farsi pagare alcuni giorni di lavoro arretrati.

L’omicidio dell’esponente della diaspora congolese ha scatenato un’ondata di proteste. La Coalizao Negra por Direitos, dopo una riunione con la comunità del Paese africano a Rio, ha deciso di indire una manifestazione per sabato 5 febbraio. Il punto di ritrovo scelto per far partire la protesta è il chiosco dove lavorava Kabagambe.

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Il coordinatore dell’organizzazione, Douglas Belchior, ha annunciato ieri tramite Instagram che oggi si sarebbe riunito con rappresentati del sottocomitato per la prevenzione della tortura dell’Onu per denunciare il caso del rifugiato congolese.

Parlando con il quotidiano O Globo, la madre di Kabgambe, Ivana Lay, ha detto che la sua famiglia “è fuggita dalla Repubblica Democratica del Congo per non essere uccisa”, ma che suo figlio è stato ammazzato in Brasile “come fanno nel suo paese, con pugni e calci”.

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