In Russia elezioni senza avversari e con gli oppositori in galera: benvenuti in "Putinland"
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In Russia elezioni senza avversari e con gli oppositori in galera: benvenuti in "Putinland"

Nel paese si va alle urne senza app scomode, con gli oppositori in galera e nove milioni di cittadini scippati del diritto al voto.

Salvini e Putin
Salvini e Putin
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

17 Settembre 2021 - 17.53


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Elezioni senza avversari. Senza app scomode. Gli oppositori in galera e nove milioni di cittadini scippati del diritto al voto. Benvenuti a “Putinlandia”.

Democratura

A partire da venerdì 17 settembre e per i due giorni successivi, fino a domenica 19, in Russia si tengono le elezioni per rinnovare la Duma, cioè la camera bassa del parlamento nazionale, oltre che per eleggere alcune amministrazioni locali e assegnare diversi governatorati. L’affluenza degli elettori nei seggi con il metodo di voto tradizionale raggiunge ora “l’8-12%, a volte il 15%”. Lo ha detto venerdì il vice presidente della Commissione elettorale centrale della Russia (Cec) Nikolai Bulaev. Allo stesso tempo, “l’affluenza nel voto elettronico nelle sei regioni diverse da Mosca raggiunge attualmente il 48%”, ha aggiunto Bulaev, citato dalla Tass. 

Vladimir Putin, in autoisolamento, ha votato online alle elezioni  legislative, ha reso noto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. E’ la prima volta che il presidente della Federazione Russa  non si reca fisicamente a un seggio per votare.  Possono votare online a queste elezioni gli aventi diritto residenti  in sette regioni della Federazione. 

Non c’è particolare attesa per il risultato: i partiti che sostengono il presidente Vladimir Putin dovrebbero vincere con ampia maggioranza, soprattutto perché nel corso dell’ultimo anno l’opposizione ha subìto una repressione durissima, per via della quale praticamente tutti i candidati che avevano qualche possibilità di insidiare i partiti governativi sono stati estromessi, arrestati o costretti a fuggire dal Paese. Alle elezioni i russi votano per rinnovare i 450 seggi della Duma, che è dominata da Russia Unita, il partito più vicino a Putin, e da altre formazioni politiche controllate dal Cremlino o comunque vicine al governo. Alle elezioni del 2016, Russia Unita aveva avuto il 54,2 per cento delle preferenze, ottenendo 343 seggi. Per Putin e i suoi, quel risultato è irripetibile: la crisi economica, la pandemia da coronavirus e numerosi scandali hanno praticamente dimezzato i consensi di Russia Unita, che secondo i sondaggi del Centro Levada, un istituto indipendente e piuttosto affidabile, oggi gode di circa il 27 per cento dei consensi.

Non è un caso che Putin, benché abbia di fatto legami molto stretti con Russia Unita, ufficialmente non sia un membro del partito, e che anche nella comunicazione pubblica cerchi di presentarsi come indipendente. Per cercare di salvare il risultato elettorale, il governo ha scelto come capilista di Russia Unita i suoi due ministri più celebri e capaci: quello degli Esteri, Sergei Lavrov, e quello della Difesa, Sergei Shoigu (quasi certamente, però, dopo le elezioni nessuno dei due abbandonerà il governo per diventare deputato).

Ma più che sulla scelta dei candidati, la strategia elettorale del Cremlino si basa sull’estromissione dell’opposizione, in modo che, anche se Russia Unita avrà un risultato deludente, i seggi parlamentari andranno comunque a partiti alleati o approvati dal governo.

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La misura più drastica contro l’opposizione è stata presa a giugno, quando il movimento politico di Navalny è stato dichiarato illegale da un tribunale di Mosca perché considerato “estremista”. Al momento della sentenza Navalny si trovava in prigione già da qualche mese con una condanna pretestuosa, dopo essere stato oggetto di un tentativo di avvelenamento che è riconducibile in modo credibile alle forze di sicurezza russe.

Nei tre mesi successivi, tutti i principali collaboratori di Navalny sono stati arrestati, costretti alla fuga o estromessi dalle elezioni. Decine di sedi regionali del movimento di Navalny sono state chiuse, e oltre 50 siti internet con collegamenti al movimento d’opposizione oscurati.

App scomode, rimosse 

Gli alleati dell’oppositore russo in carcere, Aleksei Navalny, hanno accusato Google e Apple di aver rimosso la loro applicazione di voto “intelligente” dalle rispettive piattaforme nel primo giorno delle elezioni parlamentari. “Rimuovere l’app di Navalny dalle piattaforme è un vergognoso atto di censura politica. Il governo autoritario e la propaganda russa ne saranno felici”, ha twittato l’attivista Ivan Zhdanov, direttore della Fondazione Anti-corruzione di Navalny. L’app promuove un’iniziativa che permette ai sostenitori di Navalny di votare in ogni collegio il candidato che ha maggiori possibilità di battere gli avversari di Russia Unita, il partito del presidente Vladimir Putin. La Russia aveva accusato Google e Apple di interferenze elettorali, chiedendo di rimuovere l’app dai loro store. “Le aziende hanno ceduto al ricatto del Cremlino, ha commentato l’alleato di Navalny in esilio, Leonid Volkov. “Abbiamo l’intero stato russo contro di noi e persino le grandi aziende tecnologiche”, ha denunciato su Telegram il team di Navalny, che alla vigilia del 

voto ha esortato gli elettori russi a sostenere i candidati del Partito comunista. All’inizio di agosto il ministero della Giustizia russo ha inserito nel registro delle organizzazioni vietate tre organizzazioni fondate da Navalny: la Fondazione Anti Corruzione, la Fondazione per la Protezione dei Diritti dei Cittadini e la rete degli uffici regionali, già chiusi nei mesi precedenti per evitare ripercussioni legali ai loro dipendenti. Gli enti erano già stati inseriti nell’elenco degli “agenti stranieri” e delle “organizzazioni estremiste”.  Portavoce Navalny: rimozione app è censura di Google-Apple “La decisione di rimuovere l’app di Navalny da Google Play ed App Store è una grande delusione: è un atto di censura politica e non può essere giustificato”. A scriverlo su Twitter Kira Yarmysh, la portavoce di Navalny, anche lei fuggita all’estero dopo le pressioni subite in Russia. 

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Cremlino: bene rimozione app Navalny, 

Il motivo? Danneggia gli elettori.  Lo ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, che ha poi bollato il cosiddetto “voto intelligente’”come “un tentativo di provocazione dannoso per gli elettori”. Lo riportano le agenzie russe. L’applicazione suggerisce quale candidato alternativo votare pur di far perdere Russia Unita, il partito dello “Zar”. 

Da una settimana l’agenzia russa che supervisiona le comunicazioni, Roskomnadzor ha bloccato anche gli accessi ai principali servizi di Virtual private network (Vpn), un altro modo per aggirare restrizioni rete e di navigare con un maggiore anonimato. L’agenzia federale ha motivato la decisione spiegando che le Vpn davano accesso a contenuti ritenuti illegali.

L’appello delle Ong

A fronte di quello che sembra un vero e proprio giro di vite pre-elettorale l’organizzazione per i diritti digitali Access Now e la coalizione KeepItOn, che monitora il controllo della rete da parte delle autorità, hanno chiesto con una lettera aperta ai giganti dei social media di difendere i diritti umani e resistere agli ordini del governo di chiudere e censurare piattaforme internet, applicazioni e servizi”, denunciando le pressioni subite.

L’Ocse (Organizzazione per la sicurezza e lo sviluppo economico) non potrà mandare osservatori in Russia a causa delle restrizioni imposte dalle autorità locali. Un funzionario dell’Organizzazione ha detto che “l’Ocse potrà mandare soltanto una percentuale esigua degli osservatori che avrebbe voluto, e questo non consente di espletare il lavoro in maniera esaustiva ed efficiente.”

“Molti candidati dell’opposizione sistematica e non sistematica sono stati esclusi dalla partecipazione alle elezioni, perlopiù in seguito alla qualifica di organizzazione ‘estremista’   affibbiata a Fbk, la Fondazione Anticorruzione di Navalny – – scrive su La Stampa Nona Mikhelidze  Di conseguenza, a molti iscritti a Fbk e a chiunque sia apparso in eventi organizzati da Fbk o ne abbia condiviso qualche pubblicazione sui social media è stato proibito di registrarsi come candidato alle elezioni. Lyubov Sobol, esponente di spicco e alleata di Navalny, è stata costretta a ritirare la sua candidatura. Oltre a ciò, con pretesti differenti, anche alcuni candidati che comparivano ai primi posti delle liste elettorali del Partito Comunista e di Jabloko, il Partito Democratico Unificato Russo, sono stati esautorati della possibilità di essere eletti. I candidati dell’opposizione sistematica sono stati presi di mira con la cosiddetta tecnica dei “candidati doppelgänger”, in virtù della quale un candidato presente in una lista elettorale è sostituito da un sosia dal cognome simile per confondere gli elettori. Le autorità hanno preso di mira anche i candidati indipendenti. Per esempio, ad Anton Furgal, figlio di Sergei Furgal, ex governatore regionale di Chabarovsk, è stata preclusa la candidatura alla Duma di Stato.

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Nel complesso, oggi sono stati privati legalmente del diritto di candidarsi a una carica pubblica molti più cittadini russi di quanti ne furono esclusi in epoca sovietica. ‘La legge elettorale formalmente esistente è già più repressiva delle leggi sovietiche in termini sia di pretesti atti a non concedere il suffragio passivo sia di numero delle persone colpite da queste restrizioni’ ha riferito Golos, piattaforma indipendente di monitoraggio delle elezioni. Golos ha calcolato che sono stati defraudati del cosiddetto suffragio passivo non meno di nove milioni di russi, pari all’8 per cento dell’intera popolazione. Nel corso di tutto il 2020, la Duma russa ha adottato una cinquantina di leggi criminali messe a punto per prendere di mira i candidati dell’opposizione. Golos riferisce che il gruppo più numeroso di persone defraudate di tale diritto è composto da sei milioni di russi con la doppia cittadinanza o permessi esteri di soggiorno, seguiti da oltre un milione di persone condannate per furto o reati connessi alle sostanze stupefacenti (oltre 300mila)”, rimarca ancora Mikhelidze

Chi da anni vive in Russia descrive una situazione preoccupante. Come Denis Volkov, il direttore dell’autorevole centro sondaggi indipendente Levada Center. Il centro che dirige è da anni stato etichettato come “agente straniero”, la categoria introdotta dal Cremlino per tenere sotto controllo media, organizzazioni e individui che potrebbero influenzare i cittadini russi con una visione “straniera” senza che questi ne siano pienamente consapevoli. Ecco perché, spiega Volkov a Sky TG24, non gli è permesso diffondere i dati dei loro sondaggi fino alla fine delle elezioni; deve commentare quelli rilasciati da altri istituti. “Tanto sono tutti uguali – commenta – perché in assenza di una vera campagna elettorale, di un dibattito pubblico, le intenzioni di voto sono sempre le stesse. Quelle di due-tre mesi fa e quelle di adesso non sono differenti. Tutto è già stabilito parecchio in anticipo”.

Non basta? E allora ecco lo “Zar” mettere mano al portafoglio. Dei russi. Putin ha cercato di aumentare le chance di Russia Unita, garantendo elargizioni in contanti di 10.000 rubli (135/115 euro) ai pensionati e 15.000 rubli (205/175 euro) a polizia e soldati prima del voto. 

Il compiano Pedrag Matvejevic, il grande scrittore balcanico scomparso recentemente, coniò una parola che racchiude alla perfezione il tratto fondante del regime russo: “democratura”: democrazia formale e dittatura sostanziale. Con un uomo solo al comando. Sempre lo stesso: Vladimir Vladimirovič Putin 

 

 

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