La denuncia di Oxfam: "Dopo 11 giorni di bombardamenti a Gaza si vive in condizioni critiche"
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La denuncia di Oxfam: "Dopo 11 giorni di bombardamenti a Gaza si vive in condizioni critiche"

L'organizzazione descrive cosa sta accadendo nella Striscia: "400 mila persone sono rimaste senz'acqua, costrette a sopravvivere in condizioni igienico-sanitarie sempre più critiche"

Missile israeliano a Gaza
Missile israeliano a Gaza
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25 Maggio 2021 - 13.52


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Una situazione drammatica: dopo 11 giorni di bombardamenti, a Gaza gran parte della popolazione non ha accesso regolare all’acqua pulita. Le reti idroelettriche sono distrutte e l’unico impianto di desalinizzazione è chiuso. La conseguenza è che 400 mila persone sono rimaste letteralmente senz’acqua, costrette, in piena pandemia, a sopravvivere in condizioni igienico-sanitarie sempre più critiche, con gli ospedali che sono stati colpiti dagli attacchi.
È l’allarme lanciato da Oxfam a pochi giorni dal cessate il fuoco scattato dopo l’ultima terrificante escalation.
“L`intera popolazione della Striscia di Gaza – 2,1 milioni di persone – giorno dopo giorno sta vivendo le conseguenze dei bombardamenti israeliani, che hanno causato 248 vittime, distrutto 258 edifici che ospitavano 1.042 tra abitazioni e uffici, devastato i servizi pubblici essenziali”, ha detto Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia.
Circa 100.000 palestinesi sono stati sfollati durante i bombardamenti e cercano ora di fare ritorno alle proprie case. Ma se anche le ritroveranno in piedi, li aspetta una vita di inimmaginabili difficoltà.
“Gaza dipende dal carburante (benzina/gasolio) per produrre elettricità e rifornirsi di acqua, con l`interruzione degli approvvigionamenti, centinaia di migliaia di persone sono costrette in condizioni igienico-sanitarie spaventose. – ha aggiunto Pezzati – La mancanza di elettricità e la distruzione di sedi di uffici hanno costretto molte piccole aziende a fermarsi.
Le autorità israeliane hanno ridotto la fornitura di combustibile e chiuso gran parte della zona di pesca di Gaza, privando 3.600 pescatori della loro fonte di sostentamento”.
Avere accesso all`acqua pulita è cruciale anche per prevenire l`ulteriore diffusione dei contagi da Covid19, durante una fase così critica della gestione della pandemia, in un contesto dove di certo la popolazione non verrà immunizzata con i vaccini in tempi rapidi. – continua Pezzati – Sei ospedali e altre 11 strutture sanitarie sono state gravemente danneggiate, tra cui l`unico laboratorio di analisi per i casi di coronavirus”.
In totale ad oggi a Gaza e in Cisgiordania sono stati registrati 330 mila contagi e oltre 3.700 vittime per la pandemia. Anche prima dello scoppio dell`ultimo conflitto, il consumo medio giornaliero di acqua era di appena 88 litri pro-capite, molto al di sotto della fornitura minima per far fronte ai bisogni di base, fissata dall`Organizzazione Mondiale della Sanità in 100 litri a persona.
“Di notte usciamo con i secchi per strada per procurarci un po’ d`acqua”
Alla crisi idrica si somma la mancanza di energia elettrica che mette in crisi l`erogazione di qualsiasi servizio essenziale per la popolazione.
“Al momento stiamo andando avanti con sole 4 ore di energia elettrica al giorno – racconta Amal, che vive nel nord di Gaza – Questo ci impedisce di poter contare anche su quell`ora al giorno in cui sarebbe disponibile l`acqua corrente, perché senza elettricità non possiamo pomparla fino al serbatoio che abbiamo sul tetto di casa. Per raccogliere quel poco d`acqua che ci permette di sopravvivere, restiamo in giro tutta la notte con dei secchi”.
 Dopo il cessate il fuoco di pochi giorni fa, Oxfam è già tornata al lavoro con i partner per distribuire acqua pulita, kit-igienico sanitari e aiuti in denaro, per consentire alla popolazione di acquistare cibo e altri beni essenziali. Con l`obiettivo di potenziare la propria risposta e soccorrere altre 282 mila persone allo stremo, per cui sarà necessario raccogliere 3 milioni di dollari.
“In questo momento è fondamentale far fronte all`emergenza e ai crescenti bisogni della popolazione. – conclude Pezzati – Ma Gaza non potrà rialzarsi davvero finché non saranno risolte le cause alla base dell`ultimo conflitto. Quello che oggi viene riscostruito, potrebbe essere distrutto domani da nuovi bombardamenti. La comunità internazionale deve intervenire con un`immediata e concreta azione politica, che garantisca non solo un cessate il fuoco duraturo, ma anche la fine dell`occupazione e del blocco in corso da 14 anni sulla Striscia di Gaza”.

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