Dopo le bombe sul campo profughi l'Onu avverte Israele: "Rischi crimini di guerra"
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Dopo le bombe sul campo profughi l'Onu avverte Israele: "Rischi crimini di guerra"

Alto commissario dell'Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet, ha rivolto un monito anche ad Hamas

Bomba su campo profughi a Shati
Bomba su campo profughi a Shati
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15 Maggio 2021 - 15.05


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Parole molto dure, anche se non sono pochi i paesi che si sentono protetti dalle leggi internazionali.

Le violenze in corso nel territorio di Israele e nella Striscia di Gaza possono costituire crimini di guerra: è il monito dell’Alto commissario dell’Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet, rivolto dopo un bombardamento che ha causato la morte di almeno dieci persone in un campo profughi nella regione palestinese.

In una dichiarazione diffusa da Ginevra, la dirigente ha rivolto un appello sia al governo di Tel Aviv che al partito palestinese Hamas.

Bachelet ha menzionato “la crisi innescata nel quartiere di Sheikh Jarrah nella Gerusalemme est occupata dalle minacce di sgomberi forzati di famiglie palestinesi, la forte presenza di forze di sicurezza israeliane e la violenza presso la moschea di Al-Aqsa durante il Ramadan, la grave escalation di attacchi da e contro Gaza e la scioccante istigazione all’odio razziale e alla violenza in Israele”.

L’Alto commissario ha chiesto al governo di Tel Aviv di adottare misure per fermare gli scontri e le aggressioni tra gruppi di estrema destra e coloni, da una parte, e cittadini palestinesi di Israele, da un’altra.

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Nella dichiarazione si fa un riferimento specifico ai disordini e agli assassinii avvenuti nelle città di Lod, Giaffa, Ramle e Haifa.

 Denunciati poi mancati interventi della polizia a fronte di “aggressioni violente” a danni di palestinesi.

Secondo fonti concordanti, nel raid israeliano che ha colpito il campo profughi nella notte sono morte dieci persone, tra le quali otto bambini.
L’episodio si è verificato a Shati, abitato da circa 90.000 sfollati nel nord nella Striscia di Gaza. A perdere la vita dieci membri di una stessa famiglia, gli Abu Hatab.

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