Barhein, il j'accuse dell'Europarlamento che inchioda Matteo Renzi d'Arabia
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Barhein, il j'accuse dell'Europarlamento che inchioda Matteo Renzi d'Arabia

Un documento eccezionale, per la sua  dettagliata articolazione che documenta lo spregio di diritti umani, civili, politici, sistematicamente consumato nel piccolo regno.

Repressione nel Bahrein, l'invito a boicottare la formula 1
Repressione nel Bahrein, l'invito a boicottare la formula 1
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

29 Marzo 2021 - 14.51


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Lo so, è lungo. Ma vale la pena leggerlo fino in fondo. Perché è molto più di una risoluzione, quella recentemente presentata al Parlamento europeo.  E’ un documento eccezionale, per la sua   dettagliata articolazione che documenta lo spregio di diritti umani, civili, politici, sistematicamente consumato in Bahrein. Un j’accuse che inchioda Matteo d’Arabia, l’amico dei principi sanguinari.

Il j’accuse dell’Europarlamento

“Il Parlamento europeo, viste le sue precedenti risoluzioni sul Bahrein, in particolare quella del 14 giugno 2018 sulla situazione dei diritti umani in Bahrein, in particolare il caso di Nabeel Rajabe quella del 16 febbraio 2017 sulle esecuzioni in Kuwait e in Bahrein viste le dichiarazioni del portavoce del vicepresidente della Commissione / alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) del 13 luglio 2020 sulla conferma delle condanne a morte in Bahrein, del 10 giugno 2020 sulla liberazione del difensore dei diritti umani Nabeel Rajab, del 9 gennaio 2020 sulla conferma della condanna a morte di due cittadini bahreiniti e del 27 luglio 2019 sulle esecuzioni di Ali al-Arab e Ahmed al-Malali,  vista la dichiarazione resa il 12 febbraio 2020 da Agnes Callamard, relatrice speciale delle Nazioni Unite sulle esecuzioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie, Fionnuala Ni Aolain, relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla promozione e la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali nella lotta al terrorismo, e Nils Melzer, relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti, che esorta il Bahrein ad annullare le condanne a morte pronunciate nei confronti di Mohammed Ramadan e Husain Moosa;  vista la dichiarazione congiunta rilasciata il 10 ottobre 2019 dalla VP/AR Federica Mogherini, a nome dell’UE, e da Marija Pejčinović Burić, Segretaria generale del Consiglio d’Europa, in occasione della Giornata europea e mondiale contro la pena di morte,  visti gli orientamenti dell’UE sui difensori dei diritti umani e in materia di pena di morte, tortura, dialoghi con i paesi terzi sui diritti umani, nonché in materia di libertà di espressione,  visti il quadro strategico e il piano d’azione dell’UE per i diritti umani, che mirano a porre la promozione, il rispetto e la realizzazione dei diritti umani al centro di tutte le politiche dell’UE;  viste le conclusioni della 25ª sessione del Consiglio congiunto e della riunione ministeriale tra il Consiglio di cooperazione del Golfo (CCG) e l’UE del 18 luglio 2016, visto l’accordo di cooperazione UE-Bahrein, visti il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici e la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti, di cui il Bahrein è parte; vista la relazione della commissione d’inchiesta indipendente del Bahrein (BICI) del novembre 2011; vista la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, in particolare l’articolo 3,  vista la Carta araba dei diritti dell’uomo, visti l’articolo 144, paragrafo 5, e l’articolo 132, paragrafo 4, del suo regolamento,

A. considerando che, dopo l’insurrezione popolare del 2011, le autorità bahreinite continuano a violare e limitare i diritti e le libertà della popolazione, in particolare il diritto delle persone di manifestare pacificamente e il loro diritto alla libertà di espressione e alla libertà digitale, sia online che offline; che i difensori dei diritti umani, i giornalisti e gli attivisti politici continuano a dover far fronte a sistematici attacchi, vessazioni, detenzioni, torture, intimidazioni, divieti di viaggio e revoche della cittadinanza; che dal 2011 le autorità hanno respinto tutte le richieste dell’opposizione democratica e dei difensori dei diritti umani, concernenti il rispetto della libertà di parola e di riunione; che in Bahrein non è tollerata alcuna opposizione politica; che le autorità hanno arrestato diversi bambini per essersi uniti alle proteste nel febbraio 2021 e li avrebbero sottoposti a minacce di stupro ed elettrocuzione; che almeno tre di essi sono tuttora in carcere dal 4 marzo 2021, tra cui un giovane di 16 anni con gravi problemi di salute;

B. considerando che il difensore dei diritti umani Abdulhadi Al Khawaja, cittadino bahreinita e danese, cofondatore del Centro per i diritti umani del Bahrein e del Centro per i diritti umani del Golfo, sta attualmente scontando il decimo anno di una condanna all’ergastolo con l’accusa di “finanziare e partecipare al terrorismo per rovesciare il governo” e di “attività di spionaggio per un paese straniero”; che, a seguito del suo arresto, Abdulhadi Al-Khawaja è stato picchiato, torturato e condannato nell’ambito di un processo iniquo che non ha rispettato il diritto penale del Bahrein, né le norme internazionali in materia di processo equo; che nel luglio 2012 il gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria ha concluso che l’arresto di Al-Khawaja era arbitrario, poiché scaturito dall’esercizio del suo diritto fondamentale alla libertà di espressione, di riunione pacifica e di associazione, e ne ha chiesto la liberazione; 

C. considerando che Nabeel Rajab, uno dei più importanti difensori dei diritti umani del Bahrein, è stato rilasciato il 9 giugno 2020, per scontare il resto della sua condanna di cinque anni usufruendo della legge sulle pene sostitutive; 

D. considerando che tra il 2011 e il 2020 il Bahrein ha condannato a morte circa 50 persone, una cifra molto diversa dalle sette condanne a morte pronunciate tra il 2001 e il 2010; che in Bahrein si trovano attualmente nel braccio della morte 27 persone, di cui 26 sono a rischio imminente di esecuzione; che il 15 gennaio 2017 il Bahrein ha posto fine a una moratoria di fatto della pena di morte durata sette anni con l’esecuzione di tre civili; che da allora sono state giustiziate sei persone; che tali esecuzioni sono state dichiarate extragiudiziali dalla relatrice speciale delle Nazioni Unite sulle esecuzioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie; che la pena di morte è la punizione più crudele, disumana e degradante e viola il diritto alla vita sancito nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo; che le condizioni di detenzione nel braccio della morte provocano sofferenze psicologiche estreme; 

E. considerando che osservatori indipendenti riferiscono che, nella maggior parte delle recenti esecuzioni, le autorità del Bahrein hanno estorto confessioni con la tortura e che agli imputati non è stato garantito un processo equo; che, dopo le proteste del 2011 e a seguito delle conclusioni della relazione BICI sugli abusi del governo, sono stati istituiti vari organi interni, quali l’Ufficio del difensore civico presso il ministero dell’Interno, un’unità investigativa speciale in seno all’Ufficio del procuratore generale e la commissione per i diritti dei prigionieri e dei detenuti, ma che tali organi non sono sufficientemente efficaci e indipendenti; che la mancanza di indipendenza di tali organi sembra aver generato una mancanza di responsabilità in seno al governo e alle forze di sicurezza del Bahrein; che tali circostanze hanno favorito una cultura dell’impunità che compromette i tentativi di riforma democratica e contribuisce a destabilizzare ulteriormente il paese; 

F. considerando che Ali Al-Arab e Ahmed Al-Malili, entrambi cittadini bahreiniti condannati per reati di terrorismo in un processo di massa viziato da accuse di tortura e gravi violazioni del giusto processo, sono stati fucilati il 27 luglio 2019; che il 18 febbraio 2014 Mohamed Ramadan è stato arrestato dalle autorità bahreinite con l’accusa di aver partecipato, insieme a Hussein Ali Moosa, a un attentato dinamitardo ad Al Dair il 14 febbraio 2014; che il 13 luglio 2020 la Corte di cassazione ha reso la sua sentenza definitiva in appello, confermando le condanne a morte inflitte a Mohamed Ramadan e Hussein Ali Moosa, nonostante un processo iniquo culminato in una sentenza basata su confessioni presumibilmente estorte da imputati sottoposti a tortura, e malgrado i risultati dell’indagine dell’unità investigativa speciale sulle accuse di tortura degli imputati Moosa e Ramadan; che Agnes Callamard, relatrice speciale delle Nazioni Unite sulle esecuzioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie, ha avvertito che infliggere una condanna e una pena di morte a Moosa e Ramadan sarebbe stato arbitrario e avrebbe costituito una chiara violazione del loro diritto alla vita, rappresentando un’uccisione arbitraria; che gli esperti delle Nazioni Unite in materia di diritti umani hanno invitato il Bahrein a impedire l’esecuzione dei due uomini; che Mohamed Ramadan e Hussein Ali Moosa sono a rischio imminente di esecuzione e hanno esperito tutti i mezzi di ricorso legali; 

G. considerando che le autorità del Bahrein hanno sciolto il più grande partito politico pacifico di opposizione del paese, al-Wefaq, ne hanno confiscato i beni e hanno arrestato i suoi leader; che il leader del partito, Shaikh Ali Salman, sta attualmente scontando un ergastolo con presunte accuse di spionaggio; 

H. considerando che diverse personalità pubbliche sono state perseguite solo per la loro attività sui social media, tra cui avvocati importanti come Abdullah Al Shamlawi e Abdullah Hashim; che nessun media indipendente opera in Bahrein da quando il ministero dell’Informazione ha sospeso Al Wasat, l’unico quotidiano indipendente del paese, nel 2017; 

I. considerando che le condizioni igienico-sanitarie nelle prigioni sovraffollate del Bahrein rimangono estremamente gravi; che nel marzo 2020 il Bahrein ha rilasciato 1 486 prigionieri a causa del rischio sanitario rappresentato dalla pandemia di Covid-19; che i rilasci hanno per lo più escluso i leader dell’opposizione, gli attivisti, i giornalisti e i difensori dei diritti umani; che le autorità bahreinite negano ai detenuti cure mediche urgenti, mettendo a rischio la loro salute e il loro benessere, in violazione delle norme minime standard delle Nazioni Unite per il trattamento dei detenuti; che numerosi prigionieri politici hanno scioperato per protestare contro i maltrattamenti subiti durante la detenzione; 

J. considerando che i tribunali bahreiniti continuano a emettere e a confermare decisioni di revoca della cittadinanza; che più di 300 persone nel 2018 e più di 100 persone nel 2019, tra cui difensori dei diritti umani, politici, giornalisti e autorità religiose di alto livello, si sono visti revocare la cittadinanza da tribunali del Bahrein e, nella maggior parte dei casi, rimangono apolidi; che la revoca della cittadinanza è utilizzata in violazione dell’articolo 15 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo; 

K. considerando che nel dicembre 2018 il Bahrein ha modificato il diritto del lavoro per proibire ai datori di lavoro la discriminazione dei lavoratori sulla base del sesso, dell’origine, della lingua o del credo; che ha adottato sanzioni contro le molestie sessuali sul lavoro; che il Bahrein continua a essere un luogo in cui i lavoratori migranti, in particolare le donne assunte come collaboratrici domestiche, sono sfruttati a causa del regime della kafala che consente il loro sfruttamento; 

L. considerando che la legge bahreinita continua a discriminare le donne nel diritto di famiglia, ad esempio per quanto riguarda il loro diritto al divorzio e alla trasmissione della cittadinanza bahreinita ai figli su un piano di parità rispetto agli uomini; che il Bahrein ha aderito alla Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna (CEDAW) nel 2002, ma mantiene riserve su diversi articoli contenenti disposizioni che sono essenziali per la finalità della Convenzione; che l’articolo 353 del codice penale esonera gli autori di stupro dall’azione penale e dalla pena, se sposano le vittime; che il parlamento del Bahrein ha proposto l’abrogazione integrale di tale articolo nel 2016, ma che il consiglio dei ministri ha respinto la proposta; che l’articolo 334 del codice penale riduce le pene per gli autori dei cosiddetti delitti d’onore e l’adulterio e che le relazioni sessuali al di fuori del matrimonio sono ancora criminalizzate; 

M. considerando che il Bahrein è un partner importante dell’UE nel Golfo persico, anche nell’ambito delle relazioni politiche ed economiche, dell’energia e della sicurezza; che il Regno del Bahrein vanta una ricca e lunga tradizione di apertura verso le altre culture di tutto il mondo e svolge un ruolo attivo nell’imprimere un impulso finalizzato a creare fiducia e promuovere il dialogo e la stabilità nel Golfo e nel Medio Oriente in generale;

N. considerando che il cambiamento di leadership avvenuto nel novembre 2020 e la nomina del nuovo primo ministro, il principe Salman bin Hamad Al Khalifa, offrono al Bahrein l’opportunità di procedere sulla via delle riforme politiche e di una riconciliazione nazionale inclusiva, compresa la riconciliazione tra sunniti e sciiti; che il dialogo UE-Bahrein in materia di diritti umani si è svolto nel febbraio 2021; che il Bahrein è il secondo paese della regione del Golfo con cui l’UE ha instaurato un dialogo sui diritti umani;

1. esprime profonda preoccupazione per il fatto che, dieci anni dopo la rivolta della “primavera araba” in Bahrein, la situazione dei diritti umani nel paese continui a deteriorarsi, con l’applicazione della pena di morte, arresti arbitrari, persecuzione e vessazioni contro i difensori dei diritti umani e la negazione dei diritti civili e politici e delle libertà di associazione, riunione ed espressione sia online che offline; 

2. condanna fermamente la sentenza capitale pronunciata contro Mohammed Ramadan e Husain Ali Moosa; esorta le autorità bahreinite, e in particolare Sua Maestà lo Sceicco Hamad bin Isa Al Khalifa, a fermare immediatamente la loro esecuzione, a commutare le loro sentenze, a ordinare un nuovo processo che rispetti pienamente le norme internazionali relative a un equo processo e che escluda gli elementi di prova ottenuti sotto tortura, e a consentire che venga svolta un’indagine indipendente sulle accuse di tortura; invita il Bahrein a rivedere l’indipendenza e l’efficacia degli organismi interni che controllano gli abusi governativi, come il Difensore civico, l’Unità di indagini speciale (SIU) e la Commissione per i diritti dei prigionieri e dei detenuti (PDRC), i quali stanno conducendo indagini inadeguate e insabbiando il fatto che il tribunale bahreinita ricorra alle confessioni forzate per emettere condanne, anche nelle indagini sulle accuse nei confronti di Mohammed Ramadan e Husain Ali Moosa;  

3. deplora vivamente la revoca della moratoria di fatto sulla pena di morte; invita le autorità del Bahrein a introdurre una moratoria immediata sulla pena di morte quale passo verso la sua abolizione; chiede una revisione completa di tutte le condanne a morte per garantire che tali processi siano conformi alle norme internazionali e che le vittime di violazioni dei diritti umani condannate illegalmente a morte ottengano un risarcimento; ricorda che l’UE si oppone alla pena capitale e la considera una punizione crudele e inumana che non funge da deterrente per i comportamenti criminali ed è irreversibile in caso di errore;  

4. sottolinea che il cambio di leadership dal novembre 2020 rappresenta un’opportunità per l’UE di riorientare la sua politica estera nei confronti del Bahrein, anche alla luce del nuovo piano d’azione nazionale per i diritti umani; invita il nuovo primo ministro, il Principe Salman bin Hamad Al Khalifa, a usare la sua autorità per portare il Bahrein sulla strada delle riforme politiche e del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali; 

5. chiede il rilascio immediato e incondizionato di tutti i difensori dei diritti umani e prigionieri di coscienza, tra cui Abdulhadi al-Khawaja, Abduljalil al-Singace, Naji Fateel, Abdulwahab Hussain, Ali Hajee, Sheikh Ali Salman e Hassan Mshaima, detenuti e condannati per avere semplicemente esercitato il loro diritto alla libertà di espressione, e che vengano ritirate tutte le accuse a loro carico; invita il VP/AR e gli Stati membri a sostenere e portare avanti una vigorosa campagna per garantire l’immediato rilascio dei difensori dei diritti umani imprigionati, quale elemento chiave per una maggiore cooperazione tra l’UE e il Bahrain; invita le autorità del Bahrein a garantire uno spazio sicuro alle organizzazioni della società civile e ai media indipendenti; esorta il governo del Bahrein a consentire ai giornalisti stranieri e alle organizzazioni per i diritti umani l’accesso al paese; elogia vivamente l’operato di tutti i difensori dei diritti umani, giornalisti e avvocati, il cui lavoro è essenziale per la difesa dei diritti umani; esorta il governo del Bahrein a ripristinare l’unico mezzo di comunicazione indipendente del paese, Al Wasat, e a permettere alle associazioni politiche indipendenti, comprese quelle che sono state sciolte, di operare nel paese; 

6. accoglie con favore il rilascio di Nabeel Rajab in virtù della legge sulle sanzioni alternative, ma esorta le autorità del Bahrein a revocare la sua proibizione a viaggiare; 

7. invita il governo del Bahrein a porre fine alle vessazioni nei confronti dei difensori dei diritti umani e a revocare immediatamente il divieto di viaggio loro imposto e insiste affinché le autorità garantiscano in ogni circostanza che i difensori dei diritti umani nel paese siano in grado di svolgere le loro legittime attività in materia di diritti umani, sia all’interno che all’esterno del paese; 

8. esprime particolare preoccupazione per l’utilizzo improprio delle leggi antiterrorismo in Bahrein e sottolinea l’importanza del sostegno dato al paese, in particolare per quanto riguarda il suo sistema giudiziario, al fine di garantire il rispetto delle norme internazionali sui diritti umani; chiede alle autorità del Bahrein di modificare prontamente la sua legge n. 58 (2006) sulla protezione della società dagli atti di terrorismo e tutte le altre leggi che limitano la libertà di espressione e le libertà politiche e che non sono pienamente conformi agli obblighi e alle norme internazionali; 

9. condanna il continuo ricorso alla tortura, compresa la negazione delle cure mediche, e ad altri trattamenti o punizioni crudeli e degradanti nei confronti dei detenuti, compresi i manifestanti pacifici e i civili; chiede indagini approfondite e credibili su tutte le accuse di tortura affinché i responsabili siano chiamati a rispondere delle loro azioni; deplora le terribili condizioni carcerarie nel paese; esorta le autorità del Bahrein a proteggere tutti i detenuti dal rischio di Covid-19; 

10. esorta il governo del Bahrein a rispettare i suoi obblighi e impegni ai sensi della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, compreso l’articolo 15, il quale vieta che qualsiasi dichiarazione ottenuta con la tortura possa essere invocata come elemento di prova in un procedimento; chiede la ratifica del Protocollo opzionale alla Convenzione contro la tortura e del Secondo protocollo facoltativo al Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici sull’abolizione della pena di morte, miranti all’abolizione della pena di morte; 

11. invita il governo del Bahrein a cooperare pienamente con gli organismi delle Nazioni Unite, a estendere un invito permanente a visitare il Bahrein a tutte le procedure speciali del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite e a cooperare in modo proattivo; invita il governo del Bahrein a consentire ai funzionari dell’UE, agli osservatori indipendenti e ai gruppi per i diritti umani di visitare le carceri bahreinite ed esorta le autorità del paese a garantire, in particolare, che i relatori speciali delle Nazioni Unite  sulla tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti, sulla situazione dei difensori dei diritti umani, sulla libertà di espressione e sulla libertà di assemblea siano autorizzati a entrare nel paese;

12. condanna la pratica vigente di privare in modo arbitrario i cittadini della loro cittadinanza, che in molti casi è sfociata in casi di apolidia, in violazione della Convenzione delle Nazioni Unite sulla riduzione dell’apolidia; invita le autorità bahreinite a modificare la legge sulla cittadinanza vigente nel paese e a restituire la cittadinanza bahreinita a quanti ne sono stati ingiustamente privati; 

13. prende atto degli attuali sforzi del governo del Bahrein volti a riformare il codice penale e le procedure legali del paese e lo incoraggia a continuare tale processo; chiede la piena attuazione delle raccomandazioni della commissione d’inchiesta indipendente del Bahrein (BICI) e dell’esame periodico universale (UPR); continua a sostenere il programma di riforme del governo bahreinita e incoraggia il Regno del Bahrein a perseguire la stabilità attuando ulteriori riforme e assicurando una riconciliazione inclusiva in un contesto in cui sia possibile esprimere liberamente e pacificamente il dissenso politico, in linea con gli obblighi che ha assunto a livello internazionale; 

14. invita la delegazione dell’UE ad attuare pienamente gli orientamenti dell’UE sui difensori dei diritti umani, a fornire tutto il sostegno appropriato ai difensori dei diritti umani detenuti, anche attraverso visite in carcere, il monitoraggio dei processi e dichiarazioni pubbliche, e ad offrire sostegno alla società civile e accesso alla protezione per le persone a rischio di persecuzione; 

15. invita l’AR/VP, il Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE), il Consiglio e gli Stati membri a sollevare sistematicamente la questione delle violazioni dei diritti umani in Bahrein, nonché la questione della mancanza di spazio politico per esprimere un dissenso legittimo e pacifico, e a prendere in considerazione misure mirate contro i responsabili di gravi violazioni dei diritti umani; 

16. prende atto del dialogo sui diritti umani tra l’UE e il Bahrein; chiede il rafforzamento del dialogo in conformità delle linee direttrici dell’UE per i dialoghi in materia di diritti umani; osserva che un dialogo UE-Bahrein sui diritti umani non sostituisce un adeguato dialogo tra governo, opposizione e società civile nello stesso Bahrein; esorta il SEAE a garantire che il dialogo informale sui diritti umani con il Bahrein sia orientato verso risultati e impegni concreti, compresa la consultazione della società civile prima e dopo il dialogo; sottolinea che le autorità bahreinite dovrebbero impegnarsi in modo significativo e genuino in questo processo; sostiene ulteriormente il dialogo, l’impegno e la condivisione delle migliori pratiche in materia di diritti umani e procedure giudiziarie tra l’UE, i suoi Stati membri e il Regno del Bahrein; 

17. sollecita l’UE a garantire che i diritti umani siano integrati in tutti i settori di cooperazione con il Bahrein, anche nell’accordo di cooperazione UE-Bahrein, che è stato recentemente concluso e non includeva riferimenti ai diritti umani;

18. è turbato dalle notizie sull’uso di tecnologie di sorveglianza contro i difensori dei diritti umani del Bahrein; ribadisce che le tecnologie di sorveglianza esportate da società europee in Bahrein potrebbero facilitare la repressione dei difensori dei diritti umani; pone l’accento sulla necessità che le autorità dell’UE preposte al controllo delle esportazioni prendano in considerazione i requisiti in materia di diritti umani prima di concedere licenze di esportazione a un paese terzo; esorta tutti gli Stati membri ad attenersi scrupolosamente al codice di condotta dell’UE per le esportazioni di armi e, in particolare, a interrompere qualsivoglia trasferimento di armi, materiali e apparecchiature di sorveglianza e di intelligence che possano essere usati nel paese per alimentare la repressione già in atto nei confronti dei diritti umani; 

19. sottolinea che il premio Chaillot della delegazione dell’UE per la promozione dei diritti umani nella regione del Consiglio di cooperazione del Golfo non dovrebbe essere assegnato a chi giustifica le violazioni dei diritti umani; 

20. nutre apprensione per il fatto che il sistema Kafala consente violazioni dei diritti del lavoro e restrizioni contro i movimenti sociali e sindacali nel paese; esorta il governo del Bahrein a modificare la legislazione sul lavoro per garantire che i lavoratori domestici possano beneficiare degli stessi diritti degli altri lavoratori, compresi limiti all’orario di lavoro, giorni di riposo settimanale e un salario minimo; 

21. invita il governo del Bahrein a modificare la legislazione all’occorrenza per eliminare le discriminazioni contro le donne nell’accesso al matrimonio, nell’ambito del matrimonio, nello scioglimento del matrimonio e in relazione ai figli e all’eredità, e per consentire alle donne di trasmettere la nazionalità ai loro figli alle stesse condizioni vigenti per gli uomini; esorta il governo del Bahrein a sciogliere tutte le riserve riguardo alla Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna, ad abrogare gli articoli 353 e 334 del codice penale che condonano la violenza contro le donne e ad abrogare le disposizioni che criminalizzano i rapporti sessuali consensuali tra adulti; 

22. esorta il SEAE, la Commissione e gli Stati membri a rimanere vigili riguardo agli sviluppi nel paese e nella regione del Golfo in generale e a utilizzare tutti gli strumenti di influenza di cui dispongono; deplora le interferenze straniere nella politica interna del Bahrein volte a destabilizzare il paese; 

23. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al governo e al parlamento del Regno del Bahrein nonché ai membri del Consiglio di cooperazione del Golfo”.

Ecco cos’è il Bahrein. Provincia saudita, dove i diritti non hanno cittadinanza.

(Parte seconda, fine)

 

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