Tra le proteste Russia e Cina entrano nel Consiglio Onu per i diritti umani
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Tra le proteste Russia e Cina entrano nel Consiglio Onu per i diritti umani

Forti critiche di diverse Ong che considerano i due paesi fra i "principali violatori" dei diritti. L'Arabia Saudita è rimasta fuori.

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13 Ottobre 2020 - 20.31


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Detto con sincerità se si parla di diritti umani su quello che fanno le autorità di Mosca e di Pechino ci sarebbe molto da dire. Per questo le proteste sono comprensibili.
Cina e Russia sono fra i nuovi paesi eletti nel Consiglio Onu per i diritti umani, un risultato che ha sollevato forti critiche di diverse Ong che considerano i due paesi fra i “principali violatori” dei diritti.
L’Arabia Saudita, altro paese sotto accusa, non è riuscito invece a farsi eleggere per uno dei 15 posti vacanti del Consiglio di cui fanno parte 47 paesi.
Il voto si è svolto in seno all’assemblea generale Onu con un meccanismo elettorale diviso per aree geografiche che di fatto riduce al minimo la competizione. Molti paesi, fra cui la Russia, non avevano avversari. L’unico gruppo in cui c’erano più candidati che posti era quello per l’area Asia Pacifico, dove erano in cinque a contendersi quattro seggi. La Cina è entrata ma l’Arabia Saudita è rimasta fuori.

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La sconfitta di Riad ci ricorda “la necessità di rendere più competitive le elezioni in seno all’Onu, se ci fossero stati più concorrenti, avrebbero perso anche Cina, Cuba e Russia”, ha detto Louis Charbonneau, responsabile per l’Onu di Human Rights Watch. “Eleggere queste dittature come giudici Onu sui diritti umani è come far entrare una gang di piromani nel corpo dei vigili del fuoco”, ha aggiunto Hillel Neuer, direttore esecutivo di UN Watch.
I nuovi membri rimarranno in carica per tre anni a partire da gennaio. Cuba, Bolivia e Messico sono stati eletti nel gruppo America Latina e Caraibi. Cina, Nepal, Pakistan e Uzbekistan hanno ottenuto i seggi per la regione Asia Pacifico. Costa d’Avorio, Gabon, Malawi e Senegal sono entrati per l’Africa. Nel Consiglio entrano anche Francia e Gran Bretagna, mentre i seggi per l’Europa orientale sono andati a Russia e Ucraina.

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