La favola di Jake, giocatore cieco di football, commuove l'America
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La favola di Jake, giocatore cieco di football, commuove l'America

Ha perso la vista a 12 anni. Con una enorme forza di volontà è entrato nella squadra di Usc e ha giocato la partita di inizio stagione. L'allenatore dei Seattle Seahawks, Pete Carrol, in lacrime: un esempio per tutti

Jake Olson
Jake Olson
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Diego Minuti Modifica articolo

9 Settembre 2017 - 08.43


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Si chiama Jake Olson, ha vent’anni e ama il football americano in modo viscerale, come solo i ragazzi cresciuti a pane e palla ovale sanno fare. Jake la scorsa settimana ha esordito, con la maglia dei Trojans di University of South California, nella prima partita della lunga e faticosa stagione del football universitario, giocata contro Western Michigan. Nel quarto ed ultimo periodo, dopo che i Trojans avevano segnato un touch down (una meta) che ha messo a sicuro il risultato, l’allenatore lo ha andato in campo. Il suo ruolo è quello di chi deve lanciare la palla, attraverso le gambe, alle sue spalle ad un compagno di gioco che, da una decina di metri di distanza, deve piazzarla calciandola tra i pali.
Il lancio è stato perfetto e la realizzazione altrettanto.
Dove sta la novità? Solo nel fatto che Jake, un ragazzone alto e grosso, è cieco, totalmente, sin dall’età di dodici anni. Per giorni le televisioni americane hanno trasmesso le immagini di lui che, prima di piazzarsi per lanciare la palla alle sue spalle, viene accompagnato da un suo compagno sino al punto dove doveva posizionarsi; di uno degli arbitri che, sino alla fine, gli spiega quel che sta accadendo per lui che intorno ha solo il buio; del lancio esemplare e della gioia irrefrenabile dei suoi compagni e del pubblico, i contrasto con la sua compostezza.
I problemi di Jake Olson risalgono sin dalla nascita, quando gli fu subito diagnositicato un retinoblastoma, una forma di cancro agli occhi che, a dodici anni, gli ha fatto perdere completamente la vista.
In questi giorni molti giornalisti lo hanno intervistato ed a tutti Jake ha risposto con una serenità che non ci si aspetta in un ragazzo nelle sue condizioni.
”Hai mai pensato – gli è stato chiesto – quando avevi 12 anni e avevi perso la vista che avresti un giorno potuto giocare per Usc’?”.
La prima risposta è no, ma è la spiegazione a colpire.
”Come mai avrei mai potuto aspettarmi questo? Quando avevo 12 anni e stavo perdendo la mia vista, ero preoccupato per tutto, da come mi sarei lavato i denti a come fare i compiti a casa, per non parlare di come avrei dovuto conquistare la mia indipendenza. Il football era la mia ultima priorità. Certamente ho voluto continuare a giocare dopo l’intervento chirurgico, ma non ho mai pensato che fosse possibile farlo al college e con la mia squadra del cuore”.
Al liceo, aggiunge, ”ho capito che dovevo trovare un modo per tornare sul campo. In un primo momento c’erano molte persone che erano scettiche: un ragazzo cieco che gioca a football? Era un’idea assurda”. In effetti i primi tentativi sono stati un fallimento, errori in cui non poteva che cadere un ragazzo nelle sue condizioni.
Fortunatamente, dice ancora, ero circondato da un mare di persone che credevano in me e mi hanno sostenuto, anche dopo i primi errori. Dean Vieselmeyer, allenatore della linea difensiva della squadra del liceo di Orange Lutheran, per un’estate ha lavorato con lui  ogni giorno per farlo diventare il gocatore che è oggi. Il solo ruolo che poteva essere suo, in uno sport dove tutto è schema, giochi per conquistare una yard, angoli studiati per colpire e abbattere l’avversario. Un mondo in cui un non vedendo nondovrebbe avere posto.

”La resilienza – dice ancora – è un tratto potente, ma necessita di un forte sostegno. Come dimostrato dalla mia stori:,insieme si può fare l’impossibile. Il giorno in cui sono stato accettato all’università a USC è stato uno dei più felici della mia vita”.
Il giorno della partita con Western Michigan, davanti alla televisione, così come in milioni di case nel resto d’America, c’era uno spettatore speciale. Pete Carrol, allenatore dei Seahawks (una delle squadre migliori del football professionistico) che conosce personalmente Jake Olsen da tempo.
Davanti alla tv vedendo Jake, ha detto mentre i giornalisti volevano parlare della partita dei Seahawks, non riuscivo a smettere di piangere. Questo ragazzo ha un’enorme forza d’animo ed è un esempio per tutti. Non avrei mai pensato che sarebbe riuscito a giocare con i Trojans.

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